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Metro C, la Corte dei Conti apre tre inchieste: "E' uno scandalo nello scandalo"

Il procuratore regionale Raffaele De Dominicis sta indagando sulle responsabilità dei ritardi dell'opera. Luce puntata anche sui rischi archeologici attorno al Colosseo e sul finanziamento

Dopo le proteste dei lavoratori e le difficoltà relative allo sblocco dei pagamenti, sulla linea C della metropolitana sta per abbattersi una nuova, pesante, tegola. La Corte dei Conti ha aperto tre inchieste. L'istruttoria principale verrà chiusa entro la prossima estate. L’organismo contabile ha sotto la sua lente d’ingrandimento altre due indagini-stralcio: la prima focalizza l’attenzione sui rischi archeologici sull’area del Colosseo, la seconda su una parte del finanziamento dell’opera.

“Nella vicenda Metro C la politica è vittima” ha detto il procuratore regionale, Raffaele De Dominicis, incontrando i giornalisti a margine dell'udienza pubblica di parifica del rendiconto regionale. Il ritardo nei lavori della Metro C capitolina “non è dovuto a difficoltà tecniche ma al fatto che se i lavori durano di più, le opere costano di più. Le responsabilità sono tutte degli operatori sul campo, perché non sono state rispettate pienamente le norme”.

Il procuratore regionale ha puntato il dito anche contro la legislazione nazionale che regola la materia degli appalti pubblici. “I problemi più grossi per quest’opera nascono dagli effetti del Codice dei Contratti pubblici del 2006 che ha introdotto il ‘General Contractor’, figura che al contempo è progettista e direttore dei lavori delle opere pubbliche”.  Un meccanismo legislativo che per il procuratore “è troppo sofisticato e inadatto al sistema italiano. Tant’è che sembrerebbe addirittura ideato per non realizzare le opere progettate”.

Al vaglio della Corte dei Conti l'individuazione delle “responsabilità” nella vicenda. De Dominicis 'assolve' gli amministratori: “La posizione del sindaco di Roma, Ignazio Marino, è molto scomoda, molto complessa, ma il professore ha agito bene, correttamente”. Come spiegato dal procuratore “tutti gli amministratori locali, anche Alemanno, hanno agito correttamente, è l'aspetto tecnico che non funziona. I politici non c'entrano nulla”. Nel mirino dell'organismo contabile anche le “responsabilità di Roma Metropolitane. Ci sono nomi, cognomi e indirizzi. Non vi posso dire di più perché poi subentra la riservatezza istruttoria”.

Sulla questione è intervenuto anche il consigliere capitolino (Pd) nonché membro delle Commissioni Mobilità e Metro C  Athos De Luca: “Le dichiarazioni odierne del Procuratore regionale della Corte dei Conti Angelo De Dominicis, che parlano di 'scandalo nello scandalo', confermano purtroppo le nostre preoccupazioni manifestate nelle sedi istituzionali delle commissioni competenti” dichiara il consigliere. “La cosa più saggia, a questo punto, è completare la consegna della metro C nella tratta Pantano-San Giovanni e alla luce di questa esperienza molto negativa e delle numerose modifiche sostanziali apportate al progetto, richiedere una nuova Valutazione di Impatto Ambientale (Via) per valutare costi, benefici e soluzioni, prima di avviare i cantieri della T3 Colosseo-Piazza Venezia. Va fatta chiarezza una volta per tutte sull'operato di Roma Metropolitane che ha gestito per conto del Comune tutta la vicenda”.

“Le dichiarazioni del procuratore regionale del Lazio della Corte dei Conti confermano, qualora ce ne fosse bisogno, la correttezza delle verifiche condotte dall’Amministrazione in merito alla chiusura dell’accordo transattivo con il consorzio Metro C” il commento del capogruppo del Pd in Campidoglio Francesco D’Ausilio e il presidente della Commissione speciale Metro C Maurizio Policastro. “Meritano un serio approfondimento le considerazioni della Corte dei Conti riguardo la lievitazione dei costi dei lavori, i tempi di ultimazione dell’opera e i meccanismi di controllo pubblici”.

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