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Metro C al Colosseo, si allarga il fronte del no. Improta: "Fino a Piazza Venezia"

Questa mattina la commissione congiunta Bilancio, Trasporti, Ambiente e Lavori Pubblici. Presenti anche i comitati dei cittadini: "Stop al taglio degli alberi"

È ancora guerra sul taglio degli alberi per fare posto ai cantieri della metro C. Questa mattina la maxi commissione che ha visto in seduta congiunta Bilancio, Lavori Pubblici, Mobilità e Ambiente si è trasformata in un'occasione di scontro con tanto di urla tra i consiglieri presenti e i cittadini dei tanti comitati che chiedevano garanzie sulla tutela delle alberature di villa Rivaldi ai Fori Imperiali dove sta sorgendo il cantiere per la realizzazione della stazione della metro C dei Fori Imperiali. Una piccola certezza è arrivata dall'assessore Estella Marino che ha rassicurato i presenti confermando che non verranno tagliati altri alberi fino a martedì prossimo, quando è stata convocata una nuova seduta delle commissioni.

Intanto si consolida il fronte interno alla maggioranza capitolina che chiede di rivedere il tracciato della grande opera fermando i lavori a San Giovanni sospendendo così la realizzazione del tracciato T3 fino al Colosseo. Una posizione lontana da quella espressa dall'assessore alla Mobilità Guido Improta convinto che “la metro C, per mantenere un valore strategico nel sistema dei trasporti romani, deve arrivare almeno fino a piazza Venezia”. Alla commissione inoltre erano presenti anche il presidente e direttore generale di Roma Metropolitane, Massimo Palombi e Luigi Napoli e del general contractor dell'opera, il consorzio Metro C.

Ritardi biblici nella realizzazione della tratta passata, lievitazione dei costi, contrattempi dovuti ai ritrovamenti archeologici. Sono questi i motivi principali attorno a cui si stanno consolidando le richieste dei consiglieri dubbiosi sulla realizzazione della tratta T3. Per Athos De Luca (Pd), presidente della commissione Ambiente, prima di “ipotecare il centro storico di Roma per almeno 7-8 anni” bisognerebbe avere “le idee chiare su come procedere oltre”. Altrimenti “sarebbe folle”. De Vito (M5S) chiede conto all'assessore Improta dei possibili costi aggiuntivi per la tratta T3 dovuti a nuovi contrattempi di natura archeologica “che nell'ultimo accordo firmato tra le parti sono a carico di Roma Metropolitane”. Ed esige spiegazioni anche Gemma Azuni (Sel) secondo cui “non si capisce la fretta di tagliare gli alberi nel cantiere su via dei Fori Imperiali quando i lavori di realizzazione della tratta inizieranno tra tre anni”.

L'ipotesi avanzata da alcuni consiglieri della maggioranza capitolina e dal Movimento Cinque Stelle però non trova il consenso dell'assessore Improta secondo cui la metro non può non arrivare a Piazza Venezia. L'unica preoccupazione sul tema, se mai, riguarda i tempi: “Non ci si può arrivare nel 2024”. La discussione invece “andrebbe aperta su cosa accadrà dopo che si arriva a Piazza Venezia tanto che se non ci sarà certezza nei finanziamenti entro il 2016 si può pensare anche di rescindere il contratto”. E per l'assessore è necessario riflettere anche “se è utile continuare ad avvalersi di Roma Metropolitane o se invece sia meglio una semplificazione della governance (dal momento che la società è controllata al 100% dal comune di Roma che è anche ente finanziatore della metro c, ndr) considerando anche che i risultati gestionali non sono stati poi così lusinghieri”.

Il dibattito sulla metro C non ha lasciato tranquilli i cittadini che, dopo aver ascoltato il discorso di Improta non senza qualche commento ad alta voce, hanno protestato rumorosamente per poter intervenire. Da lì allo scontro con i consiglieri presenti che chiedevano il rispetto dei tempi burocratici della commissione è stato quasi immediato. Il consigliere Pomarici ha addirittura lasciato l'aula litigando a gran voce con i cittadini presenti. Al centro del contendere, i dubbi sui cantieri dell'infrastruttura nel centro storico della città con un'attenzione particolare al taglio degli alberi. I cittadini chiedono una moratoria per i nuovi cantieri perché “non ci sembra ci sia alcuna urgenza”, contestano la possibilità in un'area vincolata come quella del centro di Roma “di consentire la distruzione o il deterioramento dei beni culturali” e soprattutto esigono che vengano valutate soluzioni diverse per la logistica dei cantieri. “A piazza Ipponio non c'erano alternative” spiega Improta tra le proteste dei presenti. “Nella parte bassa di Villa Rivaldi gli alberi interferiscono con la costruzione della nuova stazione” aggiunge il responsabile di Roma Metropolitane. Per i nuovi cantieri, la commissione si riconvoca martedì prossimo. Fino a quel giorno, per la guerra degli alberi ci sarà una tregua.

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