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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Sanità, Danese: "Sì a medico di base anche per i senza fissa dimora"

Chiamata a un'audizione della Commissione Igiene e Sanità del Senato, l'assessore al Sociale ha dato piena adesione ai disegni di leggi in discussione alle Camere per l'estensione dei diritti sanitari anche a chi vive in strada e non ha una residenza

Anche i clochard hanno diritto a un medico di base. L'assessore al Sociale, Francesca Danese, ha espresso parere più che positivo ai due disegni di legge (numeri 86 e 1619) in discussione alle Camere per la riforma della legge in materia di assistenza sanitaria da estendere ai senza fissa dimora, "fin'ora esclusi da questo elementare diritto umano". 

Chiamata a un'audizione della Commissione Igiene e Sanità del Senato ha ribadito: "Ben venga – e accada il più presto possibile - la riforma della legge sull’accesso alle cure in discussione al Parlamento e, possibilmente, la rimozione dell’articolo 5 del decreto Lupi, quello che nega la residenza alle famiglie che vivono in stabili occupati e anche ai migranti che vorrebbero accedere alle residenze fittizie". 

"La proposta, così come espresso nei due disegni è senza dubbio un provvedimento di grande valore per una fascia particolarmente debole della popolazione italiana, stimabile tra le 45.000 e le 50.000 persone – spiega Danese - perché pone il diritto alla salute, sancito dall’art 32 della Costituzione, al di sopra dell’obbligo da parte del cittadino di dover necessariamente fissare il suo luogo di residenza e di dimora abituale e soprattutto a prescindere dalla sua condizione sociale".

Il disegno di legge n. 86, in particolare, dispone che alla fine del comma 3 sia aggiunta la previsione che le persone senza fissa dimora prive di residenza "hanno diritto di iscriversi" negli elenchi degli utenti del Servizio sanitario nazionale "relativi al comune in cui si trovano" così da garantire di fatto il diritto alla salute e all'accesso alle cure a tutti i cittadini, indipendentemente dalla propria condizione sociale ed abitativa, senza vincolare questo diritto fondamentale alla dichiarazione di elezione di domicilio, che comporterebbe comunque l'avvio di una istanza specifica da parte della persona senza fissa dimora presso gli uffici anagrafici dei Comuni.

I DATI A ROMA - Solo nella Capitale 3276 persone vivono in strada, lo 0,11% della popolazione romana, secondo i dati di un indagine svolta nel 2014 in collaborazione con la Fondazione Rodolfo De Benedetti. Di queste la maggioranza è finita in strada a causa della perdita di lavoro o per l’allentamento dei legami familiari. 

Per ciò che attiene alla salute, il 17% ha una qualche disabilità  fisica o mentale. Il 73% del totale degli intervistati era stata male nel corso del mese precedente alla rilevazione, di questi il 32% non si era rivolto ad una struttura sanitaria perché impossibilitato a farlo. 

Il 23%, si era rivolto al pronto soccorso. Altro dato riguarda la residenza: solo il 67% della popolazione dei fissa dimora censiti dichiara di avere una residenza, nella maggioranza dei casi avuta ai sensi della Deliberazione della Giunta Comunale n. 84 del 26 febbraio 2002.

LE RESIDENZE FITTIZIE - Il Comune di Roma fin dal 1994 si è attivato per la creazione di una speciale posizione anagrafica – che però riesce a coinvolgere solo il 67% delle persone senza fissa dimora - istituendo alcune posizioni anagrafiche coincidenti con altrettanti sedi di Associazioni di volontariato operanti nel territorio e successivamente dando avvio alla sperimentazione di un indirizzo anagrafico convenzionale gestito direttamente dall'Amministrazione Comunale: via Modesta Valenti, in memoria di un’anziana donna senza fissa dimora deceduta alla Stazione Termini il 31 gennaio del 1983 non soccorsa in tempo, priva di assistenza. 

Una misura che ha sostituto la precedente denominazione Via della Casa Comunale,  per  l’iscrizione delle persone senza fissa dimora presenti abitualmente sul territorio comunale ma prive di domicilio. A 21 anni di distanza il Campidoglio, visti i risultati e le criticità monitorate in questi anni di sperimentazione, sta procedendo a una ridefinizione del sistema delle cosiddette residenze fittizie attraverso una specifica deliberazione attualmente in fase di elaborazione.

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