Martina Scialdone uccisa a Roma, Gualtieri: “Limitare il possesso delle armi”
Il sindaco della Capitale, esprimendo vicinanza alla famiglia della giovane avvocata, invita a “una riflessione sulla necessità di limitare il possesso delle armi, riducendone il numero in circolazione”
L’omicidio di Martina Scialdone sia uno spunto di riflessione “sulla necessità di limitare il possesso delle armi, riducendone il numero in circolazione, per aumentare la sicurezza di tutte e di tutti”. A parlare è il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha voluto esprimere vicinanza alla famiglia e agli amici della giovane avvocata uccisa in strada venerdì sera a colpo di pistola. Per il suo omicidio è stato fermato Costantino Bonaiuti, ingegnere Enac di 61 anni con cui Scialdone aveva avuto una relazione interrotta da poco.
“Roma si stringe al dolore dei familiari, degli amici, di tutti colleghi di questa giovane brillante avvocata - ha detto Gualtieri - che nella sua attività professionale si occupava di diritto di famiglia, e anche di violenza di genere. Quella stessa violenza criminale di cui è rimasta vittima innocente, e che è un fenomeno drammatico e preoccupante che va contrastato con tutte le forze, a tutti i livelli, dappertutto”. Poi un invito a ripensare alle regole con cui, a oggi, è possibile entrare in possesso di un arma. Stando a quanto ricostruito Bonaiuti era in possesso di porto d'armi per uso sportivo, aveva a casa quattro pistole - una delle quali sarebbe quella usata per uccidere Scialdone - e si allenava al poligono di tiro.
“Come amministrazione consideriamo il contrasto alla violenza di genere una vera e propria battaglia di civiltà - ha quindi proseguito Gualtieri - Per questo abbiamo messo in campo molte azioni, sia sul versante della protezione che della prevenzione: dal potenziamento dei centri antiviolenza alle azioni per incoraggiare la parità di genere e favorire percorsi di #autonomia, fino a progetti di educazione e sensibilizzazione per formare i giovani, e in particolare gli uomini, a escludere ogni forma di #violenza nel loro rapporto con le donne. Riteniamo inoltre importante creare una rete interistituzionale che coinvolga tutti, dalle procure, alle prefetture, alle istituzioni”.
“Tutto questo non è sufficiente - conclude il sindaco - se ognuno di noi non fa la propria parte. Se non alziamo l’asticella dell’attenzione rispetto a comportamenti che possono sfociare nella violenza, se non abbiamo il coraggio di intervenire davanti a situazioni che vedono le #donne in pericolo. Dobbiamo a Martina tutto il nostro impegno, in prima persona, affinché simili atroci tragedie non accadano mai più”.
La lite al ristorante e lo sparo in strada: così è morta Martina Scialdone
Martina Scialdone è morta poco dopo le 23 di venerdì a pochi metri dal ristorante di viale Amelia in cui aveva cenato con Bonaiuti, colpita al petto da un proiettile. L'uomo le aveva chiesto un incontro per tentare di riconciliarsi, ma una volta seduti al tavolo del Brado, nel giro di poco tempo, i toni della conversazione sono diventati sempre più accesi e il confronto è degenerato in una lite che ha attirato l’attenzione dei gestori e degli altri avventori.
La giovane avvocata si è rifugiata in bagno diverse volte nel tentativo di sfuggire alla rabbia dell’ex, ma alla fine si è rassegnata a uscire dal locale, dove Bonaiuti la stava aspettando. I due hanno fatto ancora qualche metro verso la macchina dell’uomo, e qui si è consumata la tragedia: il 61enne ha estratto la pistola, l’ha puntata contro l’ex compagna e ha fatto fuoco. Poi è montato in auto e si è diretto verso Colle Salario per tornare a casa.
Martina, ferita a morte, è riuscita a percorrere qualche metro prima di accasciarsi al suolo davanti all’ingresso del ristorante, dove è stata soccorsa da alcuni clienti del locale e dove è stata raggiunta dal fratello, che non ha potuto fare altro che tenerla tra le braccia mentre moriva. All’arrivo delle ambulanze, per lei non c’era ormai più nulla da fare.