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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Marino ritira le dimissioni: "Voglio una discussione in aula"

Alle 16.27 Marino ha smesso di essere un sindaco dimissionario per tornare ad essere primo cittadino a tutti gli effetti. "Illustrerò alla presidente Baglio la mia intenzione di avere una discussione aperta, franca e trasparente nell'aula Giulio Cesare"

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino ha firmato la lettera con la quale ritira le dimissioni presentate lo scorso 12 ottobre. Così in una nota il Campidoglio. Ora si aspettano le dimissioni dei consiglieri Pd che in un incontro con Orfini avrebbero deciso per questa linea. 

GLI ASSESSORI MOLLANO IL MARZIANO - Subito dopo la comunicazione da parte di Marino, hanno rassegnato le dimissioni il vicesindaco Marco Causi e l'assessore ai Trasporti Stefano Esposito. "Ho appena consegnato la mia lettera di dimissioni" hanno fatto sapere. Entrambi erano entrati a far parte della squadra capitolina con l'ultimo rimpasto di giunta così come Marco Rossi Doria. Anche lui ha annunciato di lasciare: "Torno al mio lavoro di maestro". Tra i dimissionari anche l'assessore Luigina Di Liegro. Ha affermato invece l'assessore alla Legalità Alfonso Sabella a SkyTg24: "Lunedì torno a fare il magistrato". Poi ha aggiunto: "Le mie dimissioni? Valuterò perchè devo completare il mio lavoro nelle prossime con l'invio di atti alla Corte dei Conti".

ORA IN AULA - Subito dopo Marino, lasciando il Campidoglio, si è fermato con i giornalisti spiegando: "Ritengo ci sia un luogo sacro per la democrazia che è l'aula, il Parlamento di un consiglio comunale. Io sono assolutamente pronto a confrontarmi con la mia maggioranza, a illustrare quanto fatto, le cose positive, gli errori, la visione per il futuro ma quello è il luogo della democrazia". Poi, annuncia: "Parlerò come è giusto con la presidente Baglio e, oltre ovviamente a consegnarle la lettera" con cui ritira le dimissioni, "illustrerò la mia intenzione di avere una discussione aperta, franca e trasparente nell'aula Giulio Cesare".

COSA ACCADRA' ORA - Nel pomeriggio i 19 consiglieri democratici si sono riuniti con il commissario del partito romano Matteo Orfini per studiare la contromossa e farsi trovare pronti per fermare il 'ritorno' del marziano. La linea che sta prendendo forma è quella già diffusa nei giorni scorsi: dimettersi in blocco dagli scranni dell'Aula Giulio Cesare. Essendo 48 i consiglieri, per staccare la spina dell'amministrazione Marino servirebbero le dimissioni di almeno 25 rappresentanti dell'Aula.

E potrebbe essere necessario andare a pescare nell'opposizione. Tra i banchi della maggioranza, secondo quanto ha appreso l'agenzia Dire, sarebbero pronti ad allinearsi ai democratici anche Daniele Parrucci di Centro democratico e, frutto dello scouting in corso in queste ore, ci sarebbero almeno due esponenti della Lista civica di Ignazio Marino, quelli più vicini al Pd: Svetlana Celli, tra l'altro eletta in Consiglio metropolitana proprio nella lista dei democratici, e dell'ex capogruppo Luca Giansanti. Con loro si arriverebbe a 22. A loro si aggiungerebbero Alfio Marchini, Alessandro Onorato e Mino Dinoi. Si arriverebbe così a 25 senza pescare nel centrodestra.

Il retroscena però non trova conferme per quanto riguarda Svetlana Celli e Mirco Giansanti che vorrebbero invece pronunciarsi dopo aver sentito Marino in aula. Attorno ai loro nomi sta ora montando il pressing del PD. Senza il loro sì la decisione di dimettersi potrebbe saltare e spaccare così il gruppo dem in Campidoglio.  

COSI' MARINO E' DIVENTATO IL CHE

UN TIRA E MOLLA INFINITO - Un lungo tira e molla quello che si conclude con la nota delle 16.27. Una vicenda iniziata nel giorno della notizia delle dimissioni, l'8 ottobre, quando il sindaco, nel video e nel comunicato d'addio, spiegava di avere 20 giorni a disposizione per ripensarci. Il countdown è poi scattato lunedì 12, giorno delle dimissioni effettive. Da quel giorno è partito il tormentone: ritirerà le dimissioni o resterà dimissionario? In mezzo due manifestazioni dei suo fan, interviste e dichiarazioni sibillinne. A far capire che il ritiro poteva essere qualcosa in più di una "minaccia" la conferenza stampa convocata martedì 20 ottobre, all'indomani dell'audizione spontanea in procura. Una conferenza in cui il sindaco ha spiegato di non essere indagato e che quindi venivano meno i motivi delle sue dimissioni. "Mi sono dimesso per rispetto della magistratura e per presentarmi da cittadino normale davanti ai giudici". La crisi da quel momento è diventata ufficialmente con politica, con la richiesta di portare in aula la vicenda.

A finire sommerso dalle polemiche tutto il Pd romano che lunedì, all'indomani della manifestazione, ha ufficialmente preso posizione con il suo gruppo consiliare pronto a sposare le iniziative del Nazareno. Ieri il tentativo estremo di Orfini di ricucire lo strappo e di negoziare una resa. Tentativo fallito ed oggi si è giunti alle naturali conseguenze. Alle 16.27 Marino ha smesso di essere un sindaco dimissionario per tornare ad essere primo cittadino a tutti gli effetti.
 

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