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"Marino non poteva donare il sangue", il sindaco smentisce e querela Storace

Il consigliere regionale ha puntato il dito contro il gesto generoso del primo cittadino: "Chi torna dagli Usa non può donare per 28 giorni". Marino ribatte: "Ho fatto tutti gli esami". La direttrice del centro al Sant'Andrea conferma: "E' regolare"

E' finita tra le polemiche, e anche con una querela, la donazione di sangue del sindaco Ignazio Marino. A sollevare irregolarità nel generoso gesto del primo cittadino il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace: "La sospensione (della donazione di sangue) è applicata per 28 giorni durante tutto l'anno per i donatori che abbiano soggiornato negli Usa e in Canada" ha scritto l'ex ministro della Salute ed ex governatore del Lazio sul Gionale d'Italia ricordando le norme in merito. Il primo cittadino della Capitale infatti, da metà agosto fino ai primi giorni di settembre ha trascorso le sue ferie oltreoceano. 

Attacca Storace: "Marino non poteva donare quel sangue che non salverà nessuna vita. Il sangue del Sindaco è inservibile e Marino ha trasmesso il messaggio che le norme a presidio di una pratica sanitaria che ha necessità di comportamenti adeguati possono contare quanto un fico secco. Bastava visitare il sito dell'Avis" ha scritto citando la circolare.

"Il centro nazionale sangue ha pubblicato questa circolare anche sul sito del Ministero della Salute. Le regioni ne sono in possesso. Questa mattina è stata sufficiente una telefonata al centro trasfusionale del Sant'Andrea, lo stesso dove si è recato Marino, per confermare: chi rientra dagli Stati Uniti deve precauzionalmente sospendere, causa Virus del Nilo Occidentale, le donazioni di sangue per 28 giorni. In alternativa, potrebbe donare al Policlinico Umberto I, unico autorizzato ad effettuare un test di controllo. Terza chanche: donare anche al Sant'Andrea che, però, dovrà "girare" la provetta per il test sempre all'Umberto I con ovvio aggravio di costi per la sanità pubblica". Storace, per andare a fondo sulla questione, ha anche contattato telefonicamente il ministro della Salute Beatrice Lorenzin per chiederle di verificare la procedura seguita. 

Al sindaco, l'obiezione di Storace non è proprio andata giù. “Prima di donare il sangue ieri all’Ospedale Sant’Andrea mi sono regolarmente sottoposto a tutti gli esami specifici richiesti dalla legge nazionale e dalle norme in vigore nella Regione Lazio per i donatori" ha scritto in una nota. "Naturalmente anche alle verifiche previste per coloro che nei 30 giorni precedenti alla donazione sono stati in Paesi esteri. Da medico e donatore, oltre che da sindaco, trovo oltraggioso che qualcuno voglia speculare sul mio gesto teso a sensibilizzare i cittadini a donare, vista anche la carenza di circa 30mila sacche in città ogni anno". 

Poi ha annunciato la querela: "Sarà mia cura querelare il consigliere regionale Francesco Storace che ha definito ‘un inganno e un abuso’ la mia donazione e gli organi di stampa che daranno spazio a questa notizia diffamante oltre che inesatta. Invito tutti coloro che stanno sterilmente polemizzando su questa vicenda a fare l’unica cosa possibile: andare a donare il sangue". Infine un commento ironico sul consigliere regionale: "A cominciare da Francesco Storace augurandomi che venga giudicato idoneo, anche se per il mio occhio clinico presenta profili di rischio che possono precludere una donazione. La visita medica gli sarà comunque molto utile”.

La posizione di Storace è stata smentita all'agenzia Dire anche dalla direttrice del Centro regionale sangue e del servizio Trasfusionale dell'azienda ospedaliera Sant'Andrea, Stefania Vaglio: "Ignazio Marino è un donatore periodico di sangue e per questo è stato sottoposto alla procedura standard per tutti coloro di ritorno dagli Usa che prevede di sottoporsi ad un test. Dunque è stato ritenuto idoneo" ha spiegato. "La circolare del Centro nazionale sangue stabilisce che i donatori che si trovano a soggiornare, anche solo per una notte, nelle aree geograficamente interessate dalla problematica del 'West nile virus' sono sospesi per 28 giorni dal rientro in questa zona o, in alternativa, possono essere sottoposti al test del 'West nile virus Nat'. Come azienda ospedaliera Sant'Andrea, stante la gravissima carenza di sangue di questa fine estate, abbiamo stabilito che ai nostri donatori periodici, previo appuntamento telefonico, facciamo il test".

E così è accaduto al sindaco Marino. Conclude la direttrice: "La procedura prevede la sospensione temporanea o, in alternativa, e questo lo dice la circolare del Centro nazionale sangue, che Storace ha tanto menzionato, l'effettuazione del test". 

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