Malagrotta, Wwf all'attacco: "Denunceremo al Prefetto un possibile danno ambientale"
Ad annunciarlo la presidente dell'associazione ambientalista nel Lazio Vanessa Ranieri: "Deve intervenire il ministero. Comune e Regione sono rimaste immobili". Nel mirino il progetto preliminare di Cerroni per il capping
“Prima di coprire la discarica di Malagrotta bisogna verificare se c'è stato un danno ambientale”. Il Wwf vuole fare quadrato attorno allo storico invaso romano. “Denunceremo presso gli uffici prefettizi la possibilità di tale scenario” ha spiegato la presidente dell'associazione nel Lazio Vanessa Ranieri e “chiederemo l'intervento del ministero che dovrà verificare la necessità di operazioni di bonifica o meno”. Nel mirino, il progetto di 'recupero morfologico e copertura preventiva', il cosiddetto capping, presentato dalla E. Giovi srl che fa capo al gruppo di Manlio Cerroni il 30 dicembre dello scorso anno, che contiene la proposta dell'imprenditore, arrestato lo scorso gennaio insieme ad altre sette persone, per coprire la discarica che si trova nella Valle Galeria attiva da 30 anni.
“Non possiamo proseguire con progetti di copertura se prima non abbiamo verificato effettivamente le condizioni di quell'area” spiega Vanessa Ranieri. Il dito è puntato contro Comune e Regione: “Stiamo chiedendo da tempo alle amministrazioni ma fino ad adesso nessuno sembra aver formalizzato la richiesta di intervento ministeriale”. Un fattore non da poco. Come ha spiegato la presidente del Wwf Lazio “se accertata l'esistenza del danno ambientale il responsabile sarebbe obbligato a risarcire la collettività. Al contrario, per ora, è il proprietario della discarica ad aver avanzato richiesta di soldi per il cosiddetto capping. In questo modo i cittadini pagano per smaltire i rifiuti dentro alla discarica e anche per chiuderla alla fine della sua attività”. Inoltre a distanza di cinque mesi dalla chiusura dell'impianto una domanda sorge spontanea: “Una discarica di quelle dimensioni non si chiude con la chiusura dei suoi cancelli. Come è stata gestita in questi mesi? Nessuno lo sa spiegare”.
IL PROGETTO – La copertura della discarica di Malagrotta, secondo il progetto preliminare depositato dalla E. Giovi srl, "potrebbe di fatto riaprire l'attività della discarica" commenta Ranieri. In base agli stralci del progetto, che sostituisce il precedente del 30 giugno 2008, firmato dall'allora governatore Marrazzo nel suo ultimo giorno di vita da commissario ai rifiuti, non solo si chiede di utilizzare per il capping la Fos, la Frazione organica stabilizzata prodotta negli impianti di trattamento del Colari, ma anche del “completamento dei bacini F e H”. Nel progetto quindi si scrive nero su bianco che due invasi andrebbero ancora riempiti per un totale di 250 mila metri cubi di materiale (o 425.000 tonnellate di terreno vegetale o 200.000 tonnellate di Fos prodotta dai Tmb di Malagrotta 1 e 2).
CAPPING - Due invece le 'opzioni' presentate per la copertura vera e propria. La prima prevede l'utilizzo di tutto materiale vegetale. La seconda anche la Fos, quindi un prodotto della lavorazione di rifiuti proprio a Malagrotta. Secondo la E. Giovi srl però utilizzare il rifiuto trattato costa meno. Fino a 31 milioni di euro. Il motivo è semplice. Se per la copertura viene utilizzato materiale naturale la Fos va smaltita altrove con conseguente aumento dei costi. 110 euro a tonnellata nel primo caso, 60 euro a tonnellata, l'equivalente dello smaltimento in discarica, nel secondo. L'utilizzo della Fos, al posto di materiale di riempimento, permetterebbe di risparmiare anche per il completamento dei bacini. In questo caso circa 26,3 milioni di euro. Costi stimati perché ad oggi “per il carattere preliminare della progettazione non si è in grado di procedere alla relativa quantificazione”. Nel 2007 “questa cifra era stata stimata in 103 milioni di euro”. Una quantificazione che dovrà essere affrontata con gli enti locali. Per la E. Giovi inoltre la Fos sarebbe anche più stabile per “assicurare margini di sicurezza”.
LA CHIUSURA – 20 mila alberi da piantare sulla superficie della 'collina di rifiuti' quindi, secondo quanto esposto dal Wwf questa mattina, potrebbero non bastare per rendere Malagrotta un luogo 'risanato'. “Il codice dell'ambiente è molto chiaro sulla definizione di bonifica e su quello di ripristino ambientale” che vengono considerate come azioni volte a eliminare “le sorgenti di inquinamento”. Commenta Vanessa Ranieri: “No ci sembra che nei progetti proposti emerga una riduzione degli effetti negativi”.
ORDINANZA – Dubbi sulla possibilità di utilizzare la Fos prodotta negli impianti Tmb di Malagrotta sono stati espressi anche dal pm nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Manlio Cerroni. Ecco cosa si legge nell'ordinanza: “A Malagrotta non si produce Fos ma Fod (frazione organica digerita), lo dichiara a chiare note il direttore tecnico dell'impianto, Paolo Stella, nelle sommarie informazioni testimoniali rese il 3 marzo 2010”. Riporta il documento diffuso dal Wwf: “L'impianto è progettato in modo da non consentire di produrre una Fos con le caratteristiche previste dalla legge ''indice respirometrico'', perciò essa viene smaltita come 'sovvallo' 191212 e non usata come Fos per la ricopertura giornaliera”.