rotate-mobile
Politica

Perché si sta parlando di una possibile riapertura della discarica di Malagrotta e cosa c'è di vero

Riempire ciò che resta della discarica con la frazione organica stabilizzata: un'operazione possibile, con annessi risparmi. Non mancano però i dubbi e gli allarmi

"La discarica di Malagrotta non riaprirà". Lo stanno gridando da ore i rappresentanti della maggioranza in risposta all'allarme lanciato dal M5s. Il cosiddetto "capping" (copertura del sito) e la successiva bonifica nulla c'entrano, è la promessa, con la riattivazione temporanea dell'invaso. "Si rasenta il terrorismo informativo. La copertura e la messa in sicurezza del sito, deve essere realizzato con materiale organico e ciò non implica la riapertura della discarica" dichiara il presidente della commissione Ambiente Giammarco Palmieri. "L'opposizione studi le carte" interviene la capogruppo Pd Valeria Baglio. Per quale ragione si sta parlando di una possibile riapertura di Malagrotta e cosa c'è di vero? L'allarme parte dal "capping" che verrà effettuato sulla discarica e dalla possibilità di farlo utilizzando la fos, frazione organica stabilizzata in uscita dagli impianti di tmb (trattamento meccanico-biologico). Ma facciamo un passo indietro, e cerchiamo di capire meglio. 

Verso la bonifica di Malagrotta

Chiusa nel 2013 dall'amministrazione di Ignazio Marino, Malagrotta aspetta da otto anni la bonifica. Ultima dead line dell'Europa, pena una sanzione pesante da parte della Corte di giustizia europea, è il 2025. Preso atto delle difficoltà finanziare della E.Giovi srl, società titolare della discarica legate alla famiglia Cerroni ma al momento guidata da una struttura commissariale, la Regione Lazio ha ottenuto un finanziamento di 250 milioni di euro dal Fondo sociale europeo per avviare le operazioni. Risorse che andranno perse se l'iter amministrativo per impiegarle non sarà completato entro il 2022. Da qui la corsa contro il tempo per capire come procedere con gli interventi. L'amministrazione giudiziaria della E.Giovi dovrà consegnare la progettazione definitiva entro giugno, massimo luglio. Sotto la guida del generale Giuseppe Vadalà, nominato commissario unico del procedimento. 

Cos'è il capping e l'ipotesi fos

La prima operazione necessaria riguarda la copertura dei rifiuti presenti nella discarica. Va creata una barriera per impermeabilizzare il terreno, evitando le infiltrazioni d'acqua con formazione di percolato inquinante, e per formare un substrato idoneo alla crescita della vegetazione naturale. Con cosa si copre una discarica? Il materiale può essere di vario tipo, generalmente terreno naturale o composti geosintetici. 

La normativa però dà la possibilità di utilizzare anche la fos, la frazione organica stabilizzata risultato di un processo d'igienizzazione e stabilizzazione (maturazione-ossidazione) della componente organica dei rifiuti solidi urbani. Una sorta di terriccio, simil compost, risultato finale della lavorazione dell'indifferenziata nei tmb. Un'ipotesi che era stata avanzata anni fa dal patron dei rifiuti Manlio Cerroni in un progetto consegnato già nel 2008 alla Regione Lazio sempre per la bonifica del sito, e che in queste ore è tornata a circolare tra gli addetti ai lavori e in notizie stampa. Secondo quanto ricostruito da RomaToday si tratterebbe solo di una vecchia opzione rispetto alla quale non sono state ancora effettuate tutte le verifiche legate all'impatto ambientale. Comune, Regione e struttura commissariale della E.Giovi ne discuteranno faccia a faccia nei prossimi giorni. 

Cosa prevederebbe il progetto

Nel progetto in questione si andrebbe a ricoprire la discarica con circa 100mila tonnellate l'anno di fos, con il vantaggio di risparmiare le risorse necessarie per pagare gli sbocchi fuori Roma che quella stessa fos già richiede per essere smaltita. I tmb di Malagrotta, sempre di proprietà di Cerroni, ne producono circa 130mila l'anno. Un'operazione del genere equivarrebbe a riaprire di fatto la discarica? 

La fos viene già smaltita normalmente in discarica, e anche in questo caso verrebbe trasportata a Malagrotta e utilizzata per la realizzazione del "cappotto" protettivo, con tempi comunque lunghi, dal momento che - come precisato nella relazione tecnica consegnata dallo stesso Cerroni in passato all'amministrazione, che RomaToday ha visionato - serve 1 milione di metri cubi di materiale. Anni quindi per completare la copertura. 

I dubbi sulla Fos del Lazio

"Certo, equivarrebbe a riaprire la discarica - dichiara il presidente della commissione Rifiuti regionale Marco Cacciatore - specie con la fos che abbiamo nel Lazio. Perché è vero che la normativa permette l'uso della fos ma il Lazio è un'eccezione, già gli organi competenti hanno messo in dubbio la reale stabilizzazione della nostra fos, lo vediamo per Albano o per altre discariche, si tratta di materiale che presenta diversi elementi a rischio danno ambientale. È dubbio che sia una vera e propria fos". Senza contare che la Regione Lazio ha già espresso in passato il suo dissenso, come possiamo leggere in una determinazione di dicembre 2018. "Da quanto risulta a una prima verifica - chiude Cacciatore - l'opzione fos è già stata rigettata". 

Riassumendo, l'opzione di ricoprire la discarica usando la fos verrà proposta nuovamente dalla E.Giovi, società titolare della discarica e chiamata a presentare un progetto definitivo per la bonifica della discarica. C'è chi è pronto a lanciare l'allarme, facendo equivalere il trasporto per anni del materiale organico nel sito come una riapertura di fatto. L'ipotesi però è ancora tale, e non ha ricevuto al momento nessuna autorizzazione e nessun parere ufficiale all'interno del procedimento amministrativo in partenza per avviare le operazioni di bonifica. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Perché si sta parlando di una possibile riapertura della discarica di Malagrotta e cosa c'è di vero

RomaToday è in caricamento