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Mafie nel Lazio: a Roma i clan non si fanno la guerra, così migliorano gli affari

La relazione presentata in Consiglio Regionale fotografa la situazione del Lazio e nella Capitale. I recenti fatti di sangue a Roma sono legati a gruppi minori e prevalgono gli investimenti economici

Presentata ieri in commissione Sicurezza e integrazione sociale, lotta alla criminalità del Consiglio regionale la mappa delle organizzazioni criminali nel Lazio, tracciata dal procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara, e dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Giancarlo Capaldo.

Pericolosa e diffusa infiltrazione mafiosa nei territori di Latina e Frosinone; tantissime attività commerciali nate e gestite con denaro di provenienza illecita a Roma; piccoli ma preoccupanti segnali di penetrazione a Viterbo e, infine, situazione tranquilla a Rieti.  "A Roma - ha detto Ferrara - sono presenti quasi tutte le organizzazioni mafiose italiane e straniere, perché la capitale, come tutte le grandi metropoli, costituisce una grande opportunità per investire i denari provenienti da attività illecite. Non è un luogo di battaglie, non si insanguinano le strade per lotte fra clan, perché è interesse di tutti fare affari senza attirare l'attenzione delle forze dell'ordine. Nelle province meridionali abbiamo invece una situazione più grave - ha proseguito - perché alla penetrazione nel tessuto economico del territorio si somma anche la violenza e gli atteggiamenti tipici delle associazioni mafiose. A Rieti e a Viterbo - ha concluso il magistrato - la situazione è tutto sommato tranquilla anche se in quest'ultima provincia abbiamo assistito recentemente ad alcuni segnali preoccupanti".

Analisi condivisa e ribadita anche da Giancarlo Capaldo, il quale ha sottolineato come Roma sia caratterizzata da riciclaggio e investimenti economici, non da lotta armata. "Nella capitale - ha spiegato - vi è un'apparente pace perché non vi è nessun interesse ad alzare il livello dello scontro: c'è una presenza silente e costante delle associazioni mafiose, più pericolosa proprio perché non appare all'esterno. Le lente ma inesorabili acquisizioni di attività commerciali - ha proseguito il magistrato - con conseguente aumento del potere finanziario, determinano uno spostamento del baricentro economico verso gruppi illegali. In un momento di grave crisi, la loro grande liquidità gli consente di alimentare il mercato dell'usura". Capaldo ha poi riferito che alcuni gesti criminali quali gambizzazioni, attentati incendiari o intimidazioni, vanno piuttosto ascritti a organizzazioni minori 'autoctone' che hanno necessità di controllare il proprio territorio. (Fonte Ansa)
 

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