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Mafia Capitale, accolto il rito abbreviato per l'ex assessore Ozzimo

Richiesta accettata anche per l'ex consigliere Caprari. Slitta al 21 dicembre invece l'udienza sulla richiesta di patteggiamento avanzata dai vertici del gruppo La Cascina

Il gup Alessandra Boffi ha accolto la richiesta di rito abbreviato avanzata dall'ex assessore alla Casa, Daniele Ozzimo, e dall'ex capogruppo capitolino di Centro democratico, Massimo Caprari. Per il primo la richiesta era condizionata all'acquisizione di una mail che l'ex esponente del Pd aveva scritto a Salvatore Buzzi. Mail che per il legale di Ozzimo, Luca Petrucci dimostra come "Ozzimo non fosse subalterno a Buzzi". Per quanto riguarda Caprari, come anche i fratelli Gerardo e Tommaso Addeo, collaboratori di Luca Odevaine, e Paolo Solvi, collaboratore dell'ex presidente del Municipio X, Andrea Tassone, la richiesta di rito abbreviato non era condizionata a nulla. Respinta invece dai giudici del tribunale del Riesame l'istanza di scarcerazione avanzata per Ozzimo che resta così ai domiciliari.

La prossima udienza ci sarà il 26 novembre, quando si discuterà sia della mail che Ozzimo ha voluto venisse acquisita sia di alcune richieste di costituzione di parte civile. Quindi il 17 dicembre dovrebbe iniziare il dibattimento.

"Credo che Daniele Ozzimo non voglia più saperne della politica e voglia dedicarsi alla famiglia e al lavoro" ha commentato il legale. "E' una persona perbene, come ha ricevuto l'avviso di garanzia il 2 dicembre si è dimesso da assessore e si è sospeso dal Pd. Sta affrontando questa vicenda con grande serenità e riteniamo che dagli atti processuali si evinca la sua estraneità. Peraltro anche Buzzi nel suo interrogatorio ha detto 'L'unico che non prendeva soldi era Daniele Ozzimo'" ha continuato Petrucci. "Dagli atti rileviamo che la posizione di Ozzimo è difendibile ed emerge che non ha commesso le due ipotesi di corruzione contestate. Ci sembra un clima sereno. Il giudice ha ammesso la richiesta di rito abbreviato condizionato, abbiamo fiducia in lei, nella Procura e andiamo avanti".

Il gup Alessandra Boffi invece ha rinviato al 21 dicembre l'udienza sulla richiesta di patteggiamento avanzata dai vertici del gruppo La Cascina, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita, Domenico Cammisa e Francesco Ferrara, accusati nell'inchiesta di Mafia Capitale di corruzione e turbativa d'asta. "Un rinvio legato al fatto che se avesse deciso oggi il giudice sarebbe diventato incompatibile con il rito abbreviato" ha spiegato il legale dei quattro imputati, Massimo Biffa. "Così con gli auguri di Natale ci darà una risposta sulla richiesta di patteggiamento". Una domanda avanzata, ha tenuto a precisare l'avvocato "per evitare un dibattimento lungo e con una forte attenzione mediatica motivata dal fatto che si parlerà di mafia ma nessuno degli imputati del gruppo La Cascina è imputato per mafia e proprio per allontanarli quanto più possibile da questo processo si è deciso per il patteggiamento. Una scelta d'affetto per gli oltre 8mila dipendenti del gruppo ai quali i miei assistiti, che peraltro sono stati licenziati, non vogliono causare alcun tipo di danno". 

La difesa ha già presentato le sue richieste di patteggiamento: "Per Menolascina, Parabita e Cammisa due anni e sei mesi, per Ferrara due anni e otto mesi". Salvatore Menolascina era l'ad del gruppo, Domenico Cammisa l'ad della cooperativa di lavoro La Cascina, Francesco Ferrara il vicepresidente, e Carmelo Parabita componente del cda de La Cascina global services. Secondo l'accusa i quattro avrebbero promesso a Luca Odevaine, allora esponente di spicco del Coordinamento nazionale sull'accoglienza per i richiedenti asilo del ministero dell'Interno, 10 mila euro al mese, aumentati a 20mila dopo l'aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014 relativo al Cara di Mineo.

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