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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Macro Asilo, stop al progetto. De Finis: "Il museo autogestito funziona e fa paura alle istituzioni"

Il nuovo direttore sarà selezionato con un bando. Parla Giorgio De Finis

“A giugno abbiamo registrato 30 mila visitatori per un totale di più di 500 eventi organizzati. Il Macro Asilo funziona e quello che sta accadendo è un omicidio al nono mese. Stanno uccidendo un museo nuovo, che sta nascendo proprio ora”. Non nasconde la sua irritazione, il direttore del Macro Asilo, Giorgio De Finis, intervistato da Romatoday. De Finis è approdato in una delle istituzioni culturali romane grazie all’esperienza del Museo dell’Altro e dell’Altrove sorto all’interno di un’ex fabbrica occupata in via Prenestina. Il progetto ‘spontaneo’, piaciuto al vicesindaco con delega alla Cultura, Luca Bergamo, è stato così trascinato all’interno di un’altra ex fabbrica, il Macro di via Nizza, che si è aperto così ai romani e ai visitatori con centinaia di eventi gratuiti ogni mese, capaci di unire artisti, filosofi e scrittori di fama nazionale e internazionale con dibattiti, presentazioni di libri, incontri. 

Il suo progetto sperimentale di ‘museo ospitale’ che ‘si fa città’ non avrà però una versione 2.0. Al termine dei 15 mesi stabiliti dal contratto, che scadono il 31 dicembre 2019, il Macro Asilo chiuderà i battenti. Palaexpo, l’azienda capitolina che lo gestisce insieme al Palazzo delle Esposizioni e al Mattatoio, ha pubblicato un avviso pubblico per raccogliere proposte per la stagione 2020-21. Nel testo si promuove l’esperienza di De Finis ma, nei fatti, la si supera. “Nessuno ha mai spiegato pubblicamente le motivazioni della pubblicazione di questo bando. Forse perché dovrebbero assumersi la responsabilità di chiudere un’esperienza che sta funzionando. Naturalmente hanno il potere di farlo, ma preferirei che ci mettessero la faccia”.

De Finis aveva già presentato una nuova idea per i due anni successivi: “Ho un contratto che permette un ‘due più due’, così in primavera ho esposto il mio nuovo progetto: si chiama Macro EXposition. Puntavo a reintrodurre le mostre all’interno del museo però nel meccanismo di una macchina complessa che avrebbe visto quattro o cinque esposizioni insieme, selezionate con criteri differenti. Un labirinto impazzito che avrebbe fatto emergere la cornice che si cela dietro alle esposizioni affrontando così la questione anche da un punto di vista teorico”. La proposta è però caduta nel vuoto. “Nessuno mi ha più fatto sapere niente. Nemmeno con una mail, anche solo per bocciare la mia proposta. Il vicesindaco Bergamo non si è nemmeno degnato di discuterne con me. Ho solo saputo, per vie traverse, che sarebbe stato pubblicato un bando”. Per questo non ha partecipato al nuovo bando: "Il mio contratto prevedeva un 'due più due'. Ritengo il fatto che abbiano pubblicato il bando una bocciatura". 

Leggi intervista a presidente di Palaexpo Cesare Pietroiusti: "Ottimi risultati ma adesso serve un bando"

Si è fatto un’idea del perché l’esperienza del Macro Asilo viene interrotta in questo modo? “Il Macro Asilo è la dimostrazione che un pezzo di città autogestita e anarchica funziona ma può dare spazio anche a persone non gradite. È come una piazza in cui si possono incontrare mondi lontani anni luce tra di loro. E questa non è un zona di confort per le istituzioni”. Continua De Finis: “Temo che tra i motivi ci sia anche la questione del Maam. Il Metropoliz è nella lista degli sgomberi e avere un posto come il Macro Asilo che può fare da cassa di risonanza alla questione degli sgomberi è uno dei motivi per cui è meglio non avere un museo con me per direttore​. Macro Asilo è un dispositivo democratico che toglie di mezzo il potere. Io sono il direttore ma ho dato spazio a tanti eventi che non mi piacciono perché ho trovato giusto accoglierli. A riguardo mi sono arrivati suggerimenti da varie parti ma non li ho ascoltati. E non l’ho fatto perché ho sempre considerato questo progetto come uno spazio di tutti, tranne naturalmente di chi non accetta le regole civili del dialogo".

Per De Finis, “questo spaventa dal punto di vista politico. Normalizzare una piazza, come sta accadendo con il bando, però, significa che quello che hai di fronte non è più una piazza. In ogni caso le istituzioni capitoline hanno il diritto di interrompere questa esperienza. Hanno anche tutto il diritto di tornare a esporre mostre come prima e senza troppi problemi. Io però l’avevo detto fin dall’inizio: il Macro Asilo non è un modo per fare un museo ma per fare la città”. E adesso? “Lavoreremo a via Nizza fino al 31 dicembre poi ce la giocheremo fuori. Perché la questione che poniamo non riguarda il Macro ma tutta la città”.

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