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INTERVISTA | Ciani (Demos): "Sul gioco d'azzardo il Lazio ha abbassato l'attenzione. Con la nuova legge il problema si diffonderà"

A fine luglio il consiglio regionale ha approvato una modifica alla norma che tutela dagli effetti negativi di sale slot e sale scommesse, ma non tutti in maggioranza hanno votato a favore. Tra loro l'esponente di Demos

A fine luglio il consiglio regionale del Lazio ha approvato un subemendamento all'assestamento di bilancio che di fatto modifica la legge sul gioco d'azzardo approvata nel 2013, aggiornata nel 2020 ma mai applicata. Il cosiddetto "distanziometro", ovvero la distanza minima obbligatoria tra le attività come sale scommesse e sale slot dai luoghi sensibili (scuole, centri anziani, chiese), è stata dimezzata ed eliminata la retroattività, quindi riguarderà solo nuove licenze. Un cambio di rotta in tema di azzardopatia - o ludopatia, o gioco d'azzardo patologico (GAP) - che non ha trovato d'accordo tutta la coalizione di maggioranza. Paolo Ciani, consigliere di Demos (anche in assemblea capitolina) ha votato contro la proposta del vicepresidente della Regione Daniele Leodori. Per questo RomaToday ha raggiunto telefonicamente l'esponente della Comunità di Sant'Egidio.

Ciani, lei durante il consiglio regionale che ha approvato le modifiche ha detto: "tante regioni nel 2013 hanno fatto delle norme contro l'azzardopatia, poi nel tempo in alcuni casi se le sono rimangiate. Oggi, in parte, anche il Lazio se le rimangia". Cosa è successo in 9 anni?

"La legge del 2013 era stata fatta perché si era arrivati a una maturazione sul tema del gioco d'azzardo patologico. Nel Lazio avevamo anche inserito il distanziometro, ma la norma non è mai stata applicata. Poi nel 2021, in pandemia, le attività commerciali hanno chiesto una proroga dell'entrata in vigore finché non si è arrivati a questa modifica. Ecco, io credo sia frutto di un cambiamento culturale. La società del 2013 riteneva che il GAP fosse un problema, oggi invece non più. Tanti miei colleghi in consiglio hanno cambiato idea". 

C'è stata anche una forte pressione degli operatori del settore. 

"Hanno detto che se fosse stata applicata la norma così com'era, a Roma avrebbero chiuso il 95% delle attività, addirittura il 98% a Frosinone. Questo vi dà la misura di quanto sia diffuso il gioco. Hanno anche tirato in ballo il rischio di licenziamento di moltissimi lavoratori. Io la ritengo una finzione. Perché un conto sono le sale scommesse e le sale slot, un conto le macchinette dentro i bar-tabacchi. Nel primo caso hanno personale dedicato, nel secondo invece non si è aggiunto un solo posto di lavoro". 

Oltre alla riduzione del distanziometro da 500 a 250 metri, è stata eliminata la retroattività. Quindi chi ha già ottenuto una licenza, ovunque si trovi, può restare aperto. Quali saranno le conseguenze?

"Che riempiremo Roma di macchinette, ancora di più. Vorrei comunque specificare che la mia non è un'avversione ideologica, ma dovuta ai risvolti sociali che il gioco d'azzardo ha. Questi luoghi sono frequentati per lo più da disoccupati, anziani, persone con difficoltà economiche. Nell'ultima relazione della Corte dei Conti sull'usura, l'azzardo è tra i fattori scatenanti. Tanti soffrono o hanno sofferto di gioco d'azzardo patologico. La soluzione sarebbe ridurre i luoghi di gioco. Addirittura mi arriva notizia che in alcuni di questi posti, i titolari fanno giocare a credito, il che significa che gli utenti si legano a doppio filo a situazioni spiacevoli". 

Politicamente cosa ha intenzione di fare sul tema?

"La prima battaglia purtroppo l'ho persa. Ma non mi rassegno. Alla Comunità di Sant'Egidio come ai centri Caritas si rivolgono spesso persone cadute in disgrazia a causa del gioco d'azzardo, io non mi rassegno a questa normalità. Come Demos vogliamo interloquire con questo modo e con chi decide, affinché ci sia una regolamentazione più equa. C'è stato un abbassamento dell'attenzione sul tema". 

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