Dopo aver riproposto il sito di Pian dell'Olmo, l'avvocato Manlio Cerroni torna a far sentire la sua voce nella questione dei rifiuti romana con una lettera indirizzata alle istituzioni pubbliche competenti in materia. E la proposta è di quelle che potrebbero far sobbalzare sulla sedia decine di cittadini della Valle Galeria: non chiudere Malagrotta il 30 settembre.

Come spiega l'agenzia Dire, il progetto non riguarda tutti i rifiuti di Roma ma solo quelli trattati negli impianti Tmb di Malagrotta 1 e 2 gestiti dall'azienda di sua proprietà che nel trimestre maggio-giugno-luglio 2013 hanno lavorato 74.371,39 tonnellate di materiale. Ciò che Cerroni chiede è di poter continuare a smaltire gli scarti e la frazione organica stabilizzata prodotti negli impianti di trattamento adiacenti alla discarica. In totale, se si contano anche le quantità prodotte ad Albano, Viterbo e nell'impianto di tritovagliatura di Rocca Cencia si tratta di  169.833,41 tonnellate. Per il Colari, portare i rifiuti trattati in un altro sito di smaltimento avrebbe dei costi aggiuntivi.

Tra le altre richieste avanzate dall'avvocato nella lettera infatti c'è anche l'adeguamento delle tariffe che l'Ama dovrà versare per conferire l'immondizia nei suoi impianti. Una volta esaurita Malagrotta il tragitto degli scarti di lavorazione sarà più lungo. Cerroni, proprietario anche del gassificatore che sorge accanto alla discarica nonché del sito ad Albano dove è stata approvata la realizzazione di un altro impianto di incenerimento, non manca di sottolineare  anche “il problema generato dall''insufficienza di linee di incenerimento che 'valorizzino' il cdr prodotto”.

La lettera è stata indirizzata al commissario all'emergenza Rifiuti di Roma, Goffredo Sottile, al ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, al sindaco di Roma, Ignazio Marino, al presidente della Regione, Nicola Zingaretti, all'assessore capitolino ai Rifiuti, Estella Marino, a quello regionale ai Rifiuti, Michele Civita e al presidente e al dg di Ama, rispettivamente, Piergiorgio Bevenuti e Giovanni Fiscon.