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Aborto, fondi ai consultori privati: è polemica contro la Tarzia

La legge è da oggi al vaglio della commissione pari opportunità. Prevede, oltre al riconoscimento dei consultori privati, anche un assegno a chi rinuncia all'aborto. Contro il progetto già raccolte 2.000 firme

Se il buongiorno si vede dal mattino, per la proposta di legge sulla disciplina dei consultori nella Regione Lazio si annuncia un percorso estremamente travagliato. Infatti nel giorno in cui si inizia a discutere in commissione Pari opportunità la nuova legge presentata da Olimpia Tarzia, le opposizioni e alcune associazioni femministe protestano duramente ed annunciano di aver raccolto già oltre 2000 firme.

COSA PREVEDE LA PROPOSTA DI LEGGE - La bozza Tarzia, esponente del Pdl estremamente vicina agli ambienti cattolici, prevede più modifiche, alcune delle quali decisamente controverse. Innanzitutto il progetto Tarzia punta a riconoscere i consultori privati che già lavorano sul territorio, costituiti da associazioni familiari o che fanno capo a diocesi, al pari di quelli pubblici e finanziare con risorse pubbliche queste realtà, previo accreditamento.

La Tarzia spiega la proposta: "Non si tratta di istituire dei consultori privati, ma di riconoscere l'attività di servizio pubblico che svolgono quelli già operanti sul nostro territorio, dandogli piena dignità. Vi sono diverse decine di consultori, molti dei quali presenti a Roma, che svolgono queste attività. Tra questi ci sono sia quelli di ispirazione cattolica, sia altri laici promossi da associazioni familiari e di tutela della donna".

La proposta di legge prevede tre tipologie di consultori familiari: quelli "gestiti da asl, comuni, ed enti pubblici; quelli gestiti da associazioni familiari; e quelli facenti capo a strutture private lucrative".

ASSEGNI A CHI RINUNCIA ALL'ABORTO - La proposta di legge prevede anche per le donne che rinunciano all'aborto, con un reddito che non superi la soglia di povertà, un assegno di sostegno mensile, rinnovabile di anno in anno, fino al 5.o anno di età del figlio.

LE PROTESTE - Contro la legge, è già partita la mobilitazione. Un'assemblea di associazioni che si è appositamente formata nelle scorse settimane alla Casa internazionale delle donne (fra queste ci sono i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Udi, Idv, Sinistra ecologia libertà, Zeroviolenzadonne) - ha già raccolto a pochi giorni dalla diffusione circa 2 mila adesioni. I promotori riferiscono che "è in corso
una mobilitazione sul territorio per la raccolta delle firme".

Secondo l'associazione l'ipotesi di riforma "cancella un patrimonio pubblico di grande valore, frutto di lotte e di conquiste sociali e civili delle donne, che hanno garantito la salute per tutti; sovverte l'attuale modello dei servizi consultori che garantiscono una maternità libera e consapevole e sposta ingenti somme a favore di associazioni private che, in quanto tali, hanno obiettivi diversi da quelli di una struttura pubblica che si rivolge a tutte e tutti, rispettandone la sensibilità".

 

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