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Filippo Guardascione

Collaboratore e opinionista - RomaToday

Le barchette di Villa Borghese e i veri oligopoli: ambulanti, spiagge e cartelloni pubblicitari

Una sentenza obbliga il Comune a mettere a gara le barche sul laghetto. Ma a Roma i servizi su suolo pubblico sono in mano alle stesse persone da decenni

Il Tar ha stabilito che l’attuale società che gestisce le barchette a Villa Borghese non potrà più operare. I giudici amministrativi hanno confermato la decisione del Campidoglio che nel 2014 ritirò la concessione alla Esculapio s.r.l. in quanto era necessario indire una gara. Affidare uno spazio pubblico ad un privato si può, ribadisce in sostanza il Tar, ma solo “nel rispetto di trasparenti procedure competitive”.

Il principio è giusto e non si può che concordare con il Tribunale Amministrativo: il suolo pubblico è limitato e va concesso in base a criteri oggettivi e solo a chi lo merita. Peccato che a meno di 20 metri dal laghetto di Villa Borghese sia stabilmente presente un camion bar che opera indisturbato da anni. E come questo, sul territorio capitolino ve ne sono decine, tutti facenti capo ad una sola famiglia che non risulta abbia partecipato a nessun bando.

Discorso analogo si può fare per le bancarelle che sostano sulle principali vie commerciali, accanto alle stazioni o in corrispondenza dei più prestigiosi monumenti. Gli ambulanti di via Cola di Rienzo, i venditori di souvenir che montano il banchetto accanto al Pantheon, i banchi che invadono via delle Cave Ardeatine hanno mai concorso in qualche gara? E che dire delle concessioni balneari che si prova a mettere a bando da anni e invece restano saldamente nelle mani degli stessi concessionari?

Solo ad Ostia sono 37 e si tramandano la gestione dei lidi di padre in figlio da generazioni. A nulla è valsa la censura europea, né le procedura di infrazione avviata da Bruxelles per non aver rispettato i principi della direttiva Bolkestein che l’Italia ha recepito nel 2010 e mai applicato. Prevede che tutte le concessioni rilasciate dagli enti locali vadano messe a bando in modo di permettere a chiunque di gestire una bancarella, un camion bar, una spiaggia. Ma si va avanti a botta di proroghe, addirittura per gli ambulanti fino al 2032. 

Ci sono poi i cartelloni pubblicitari, le cui concessioni sono tutte scadute nel 2014 e da allora si aspetta che vengano messe a gara per garantire alla città maggior decoro e servizi quali bike sharing o toilette pubbliche, pagati appunto dalla pubblicità esterna. Ma la forza degli operatori attuali sembra assai maggiore della debole volontà delle istituzioni.

In questo contesto fa sorridere l’accanimento del Campidoglio nei confronti del piccolo concessionario che offre ai turisti e agli innamorati la possibilità di fare un breve giro sul laghetto di Villa Borghese. Sebbene sia sacrosanto mettere a gara anche questo servizio, sarebbe il caso di partire da quei monopoli più odiosi che spadroneggiano indisturbati in città. Pietro Nenni usava ripetere che lo Stato italiano è debole con i forti e forte con i deboli. E’ ora di voltare pagina. 

Le barchette di Villa Borghese e i veri oligopoli: ambulanti, spiagge e cartelloni pubblicitari

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