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La crisi dei lavoratori Skyfuelling: in 50 “senza reddito da aprile”

La società che si occupa del rifornimento di carburante per gli aeroplani ha perso l'ultima commessa: dipendenti con la cassa integrazione a singhiozzo e senza garanzie sul ricollocamento nell'azienda subentrante

L’ultima commessa persa, la crisi dell’azienda e gli effetti che si abbattono sui lavoratori con cinquanta persone rimaste senza alcuna forma di reddito da aprile. E’ il dramma dei dipendenti della Skyfuelling, società che si occupa del rifornimento carburante degli aeroplani. 

La crisi dei lavoratori Skyfuelling: in 50 “senza reddito da aprile”

Da gennaio scorso una sessantina di lavoratori sono in cassa integrazione a zero ore, qualcuno ha raggiunto l’età pensionabile ma per chi è rimasto il futuro è ancora incerto: Skyfuelling non ha attività su cui può ricollocare i suoi dipendenti e la clausola sociale, quella che prevede il ricollocamento dei lavoratori nell’azienda subentrante, “non è stata applicata”

“La situazione è inaccettabile e assurda” - commenta ai microfoni di RomaToday il Segretario regionale responsabile del dipartimento Trasporto Aereo della Fit-Cisl del Lazio, Stefania Fabbri. Dopo la crisi dovuta alla pandemia che ha piegato il comparto del trasporto aereo, per i lavoratori della Skyfuelling il dramma per l’incertezza sul futuro e la mancanza di garanzie occupazionali. 

“A questo - sottolinea Fabbri - si aggiunge che queste persone non stanno ricevendo l’integrazione del Fondo di solidarietà del Trasporto aereo. I lavoratori e le loro famiglie, adesso allo stremo, stanno pagando il prezzo di una ‘diatriba’ tra azienda e Inps, il cui risultato finale è che non viene loro erogata la cassa integrazione”.

La protesta dei lavoratori Skyfuelling

Dopo il presidio di ieri, venerdì 22 ottobre, in via Francesco De Pinedo di fronte alla sede dell’azienda Skyfuelling, i lavoratori di Fiumicino sono pronti ad una nuova mobilitazione. Le proteste in programma già la prossima settimana “coinvolgendo anche enti istituzionali”. 

“Ci chiediamo se sia possibile che decine di famiglie siano completamente abbandonate a se stesse, senza alcuna forma di garanzia e senza alcuna forma di reddito per far fronte alle spese correnti e alle anche minime esigenze di vita. Per parte nostra - promette Fabbri - non ci arrenderemo, e continueremo a ripetere che non possono essere loro a pagare il prezzo della situazione. Dobbiamo cercare di dare rilevanza a questi lavoratori che, seppur in numero esiguo rispetto ad altre realtà, fanno allo stesso modo parte di un comparto disastrato”. Quello del trasporto aereo che a Roma e nel Lazio, tra crisi delle compagnie aree, delle società di handling e l’addio di Alitalia diventata Ita, vede a rischio 40mila lavoratori

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