Le grane della Lega a Roma. Continua la fuga verso Fratelli d'Italia
La consigliera regionale Laura Corrotti lascia il partito di Salvini. Con lei altri tre eletti in provincia e giorni fa due municipali. Durigon: "Non mi occupo delle caselle dei consiglieri"
La Lega del Lazio perde sempre più pezzi. Una diaspora verso i "fratelli coltelli" di Giorgia Meloni, figlia dei pessimi risultati elettorali romani di ottobre e di un malessere interno che cresce e non sembra risparmiare nessuno, salvo un manipolo ristretto di fedelissimi. L'ultima a lasciare la barca, da tempo alle prese con un mare in tempesta, è la consigliera regionale Laura Corrotti. Prima donna della Lega eletta alle regionali del 2018 nel consiglio di via della Pisana con 3.065 preferenze, la più giovane dell'aula, è passata ufficialmente a FdI. Un addio con la porta sbattuta in faccia a chi, si sfoga l'ormai ex salviniana, "non mi ha lasciato lavorare".
L'addio della consigliera Corrotti
"Ho fatto tantissimo per il territorio e per la Lega e mi sono sempre sentita isolata dal partito locale - racconta a RomaToday - soprattutto dal gruppo regionale. Ho cercato di far presente in più occasioni una serie di problemi che andavano affrontati, già prima del dato elettorale romano, e nessuno mi ha voluto ascoltare". A nulla è valso il tentativo di Matteo Salvini di farla desistere. "Mi ha detto che gli dispiace moltissimo e che ha sempre apprezzato il mio lavoro" spiega Corrotti. I due si sono incontrati ieri. Il leader leghista le ha chiesto di pensarci meglio. La decisione però era presa. A farle mettere un punto definitivo l'iniziativa dei consiglieri regionali che hanno richiesto la sua sostituzione alla vicepresidenza della commissione Bilancio quando ancora nulla era deciso della sua permanenza nella Lega. Insomma, una mossa vissuta come ennesimo sgarro ai suoi danni.
Lo scontento tra gli eletti
Gli addii però non si fermano a quello di Corrotti. I mal di pancia sono tanti e diffusi. Ieri hanno mollato tre consiglieri leghisti del comune di Montecompatri insieme al segretario territoriale. In una lettera aperta, che RomaToday ha visionato, indirizzata tra gli altri allo stesso Salvini hanno parlato di "scelte calate dall'alto, poco condivise e con esiti deludenti", di "assenza fisica e politica (del partito, ndr) durante l'ultima campagna elettorale". La scorsa settimana poi è stata la volta di due consiglieri municipali. Roberto Santoro del IV municipio Tiburtino e Fabrizio Bevilacqua del III Montesacro. E ad ascoltare i racconti dei ben informati, in termini di malcontento, non va meglio per chi rimane. Un disastro quello conseguito dalla Lega sul territorio siglato da quel 6% scarso raggiunto alle comunali nella Capitale e peggiorato dalla reazione dei vertici del partito alla sconfitta.
Il mea culpa che non c'è stato
"Dentro ognuno si fa i fatti suoi, manca qualunque struttura di collegamento. Chiunque si azzardi a fare una riflessione viene zittito. E in tanti hanno tentato di farla dopo Roma - commenta una fonte interna - stanno uscendo tutti perché la situazione laziale e romana è gestita in maniera assurda". Già, non è la prima volta che la questione viene posta dagli eletti leghisti di Roma e Lazio. Dopo la sconfitta romana in tanti si aspettavano un cambio ai vertici del coordinamento cittadino - al momento ancora in mano al notaio Alfredo Becchetti - o quanto meno un mea culpa da parte dei leader. Un segnale da parte dell'onorevole Claudio Durigon, coordinatore della Lega del Lazio e braccio destro di Salvini sul territorio, che a quanto denunciato da più parti non è mai arrivato.
Certo, il problema è anche legato al tracollo del consenso. Fratelli d'Italia, primo partito in diversi sondaggi a livello nazionale, e da sempre forte sul territorio laziale, offre sulla carta più spazi per gli appuntamenti elettorali futuri, regionali in primis. Sicuramente una calamita per chi ha poche speranze di essere rieletto. Ma la gestione interna alla Lega non ha certo convinto i transfughi a restare. Che qualcosa non vada lo fa presente anche il consigliere leghista in Campidoglio Fabrizio Santori. "La situazione verrà affrontata spero non solo nel direttivo di oggi pomeriggio - spiega - dove credo sia opportuno che i vertici regionali possano dare delle spiegazioni di questa emorragia in corso, che non può essere esclusivamente catalogata a scelte di opportunità individuale. Non deve essere una discussione superficiale, è necessario evidenziare errori e criticità che non devono essere più commessi per rilanciare la lega a Roma e nel Lazio".
"Auguriamo un buon lavoro alla consigliera Laura Corrotti" commenta a RomaToday l'onorevole Durigon. "È una sua scelta personale e libera, la accettiamo e continuiamo a lavorare per un centrodestra sempre più forte che punta a vincere le elezioni regionali". E lo scontento interno verso la sua stessa leadership? "Non ce lo può certo indicare chi esce cosa non va e personalmente preferisco occuparmi di far crescere il centrodestra piuttosto che delle caselle dei consiglieri". Poi taglia corto: "Per uno che esce ce n'è un altro che entra". Il riferimento andrebbe al consigliere Sergio Pirozzi, in procinto a quanto si apprende di lasciare Meloni per passare alla Lega.