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I dipendenti Istat tornano in ufficio: scatta la protesta pro smartworking

La mobilitazione lanciata dai sindacati: "Serve modello più snello, c'è stato grande investimento su dispositivi informatici e non va perso"

Lo stato di emergenza è cessato, così molti lavoratori che durante la fase di pandemia da Covid-19 si erano ritrovati in smartworking tornano al lavoro. Tra loro i dipendenti dell’Istat, 1800 in tutto di cui il 90% nelle sedi di Roma. Ed è sotto il palazzo dell’Istituto Nazionale di Statistica di via Cesare Balbo, in pieno centro, che questa mattina è scattata la protesta per chiedere la reintroduzione di un’alta soglia di lavoro agile. 

In Istat fine dello smartworking: scatta la protesta 

“Bollette + 30%, salario fermo. Lavoro agile -50%. Pesce d’aprile?” - è scritto sul grosso striscione esposto dal Coordinamento Lavoratori della Statistica Pubblica. Nel mirino il Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta. “Da oggi - spiega a RomaToday Alberto Violante, del coordinamento - i lavoratori dell’Istat dovranno tornare in ufficio, dunque in presenza, per la metà dei giorni della settimana più uno. Eppure durante la pandemia c’è stato un grosso investimento su tutta la parte informatica per permettere al personale di lavorare da casa ma avere accesso a sistemi e server con i più alti standard in termini di cybersecurity e tutela della privacy”. 

Le richieste del Coordinamento Lavoratori della Statistica Pubblica

Il Coordinamento dei Lavoratori della Statistica Pubblica, che ha lanciato la mobilitazione insieme a Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda è Clasp, chiede di “rifondare complessivamente l’organizzazione del lavoro, cambiando gli assunti di base”. “E’ giunto il momento di farlo, lo dimostra l’esperienza acquisita in questi due anni, durante i quali ciascuno di noi ha sperimentato una dilatazione dei propri tempi di vita senza che il rendimento sul lavoro venisse mai compromesso. Gli istituti del telelavoro ordinario e speciale, la cui fruibilità è rigidamente vincolata al possesso di specifici requisiti, non esauriscono le esigenze di una visione altra del lavoro che abbiamo sperimentato in questi anni, configurandosi come strumenti di tutela dei lavoratori più fragili in una logica puramente assistenziale. Abbiamo bisogno - è l’appello del Coordinamento - di uno strumento snello, che risponda alle esigenze organizzative di un Istituto che non fa attività di sportello, un Ente caratterizzato da un'elevata componente di lavoro intellettivo che non richiede la presenza fisica, se non quella scelta perché utile a migliorare alcuni processi produttivi o relazionali. Un Piano Organizzativo Lavoro Agile (PIAO) in cui la quota di lavoro agile dovrà essere scelta di volta in volta dai singoli in risposta alle proprie esigenze di conciliazione, flessibilità, autonomia, socialità, collaborazione, desideri e che non potrà certamente essere lasciata in mano all’arbitrio della dirigenza”. 

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