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Ipa, gestione Raggi bocciata dal Tar: dalle critiche al commissariamento alla "cacciata" illegittima dei revisori dei conti

La sentenza condanna il Comune di Roma a risarcire il Collegio dei revisori. Bocciate anche le modalità di attuazione del commissariamento

Una condanna al Comune di Roma a tutto tondo, che rende nulli gli atti amministrativi prodotti in merito e impone il risarcimento dei ricorrenti. L'ultima tegola che piomba sul Campidoglio a Cinque Stelle è contenuta in una sentenza del Tar Lazio del 7 settembre e riguarda l'Ipa, Istituto di previdenza e assistenza dei dipendenti capitolini. I giudici hanno dichiarato illegittima la sostituzione dei revisori dei conti, bocciando di fatto la gestione Raggi. Ma capiamo meglio l'accaduto. 

A presentare ricorso contro il Comune, Sergio Beretta, Abbondio Causa e Andrea Ziruolo, i tre membri del Collegio dei revisori nominato dalla stessa sindaca nel 2018. Il loro mandato sarebbe dovuto scadere con la fine del periodo di commissariamento, avviato lo ricordiamo da Raggi per lavorare a un nuovo statuto per l'ente e a una nuova configurazione giuridica. La sindaca però con ordinanza 100 del 2019 proroga sì la gestione commissariale, ancora in capo al dott. Fabio Serini, ma interpreta di fatto la proroga come fosse un rinnovo, considerando concluso il mandato dei revisori, accompagnati alla porta. Operazione che ora il Tar ha giudicato illegittima. 

La bocciatura arrivata da palazzo Spada riguarda prima di tutto il commissariamento così fatto. "La gestione commissariale costituisce uno strumento eccezionale, dalla durata necessariamente circoscritta e limitata nel tempo - si legge nella sentenza che RomaToday ha potuto visionare - finalizzato a far fronte ad una situazione di temporanea disfunzionalità dell’ente interessato mediante un'organizzazione straordinaria". Il commissario è stato però prorogato quattro volte con quattro ordinanze diverse. E proprio sul rinnovo di Serini il Tar scrive: "Un tale frazionamento della durata complessiva del commissariamento (appare, ndr) come artificiosamente preordinato a giustificare l'illegittima sostituzione dei ricorrenti". 

E ancora: "Questo Collegio non ritiene, infatti, a dispetto di quanto sostenuto da Roma Capitale, che la sola nuova nomina del Commissario straordinario abbia potuto di per sé determinare una sorta di interruzione o cesura nel commissariamento dell'Istituto". Se così fosse, "nel caso in cui i revisori non fossero compiacenti verso l'amministrazione, si avrebbe la possibilità di mutare il Commissario Straordinario solo per consentire la revoca dei revisori e la nomina di altri organi di controllo, maggiormente allineati, venendone, in tal modo, compromesso l'imprescindibile requisito della loro indipendenza". Insomma, il Comune è condannato a pagare le spese di risarcimento ai ricorrenti. E con la stessa sentenza vengono dichiarati nulli tutti gli atti relativi prodotti.

"Abbiamo predisposto un nuovo esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti e all'Anac, oltre che l’ennesima interrogazione - commenta il consigliere di Fratelli d'Italia Francesco Figliomeni - documenti che si aggiungono alla lunga lista di atti prodotta in questi anni, rimasti per lo più sempre senza risposta, a causa di una irresponsabile conduzione del M5s capitolino che cerca di nascondere i suoi errori". E ancora: "Avevamo denunciato a più riprese anche l’illegittimità degli atti emanati dall'ultimo Collegio dei Revisori nominato dalla Raggi che, con verbale dello scorso 31 luglio, avrebbe illegittimamente prorogato ulteriormente l'incarico al commissario straordinario, potere che spetta invece al Sindaco e non ad un organo il cui atto di nomina, peraltro, è stato dichiarato illegittimo" conclude il consigliere. "Come sottolineato nel nostro esposto, chiediamo che sia verificata la validità degli atti amministrativi, in quanto crediamo che probabilmente potrebbero essere viziati da incompetenza ed eccesso di potere che li renderebbe annullabili".


 

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