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"La discarica di Roma non sarà una nuova Malagrotta. Ogni quartiere avrà un proprio modello di differenziata"

Intervista a Sabrina Alfonsi, neo assessora a Ambiente e Rifiuti: "In Ama ci sono inidonei al servizio in strada. Li ricollocheremo nel ruolo di informatori a presidio dei cassonetti"

Il piano straordinario per ripulire la città "procede bene". E da gennaio si punta a mantenere un livello di buona e costante pulizia e raccolta. Il disastro rifiuti non sembra scoraggiarla. L'assessora Sabrina Alfonsi, per otto anni alla guida del I municipio di Roma, ha in mano il dossier forse più delicato per la città. La sfida delle sfida? Far sì che a fine mandato le continue emergenze che costringono i romani a convivere con montagne di immondizia sotto casa siano un ricordo lontano. E allora in campo c'è un po' di tutto. Nuovi modelli di raccolta, una riorganizzazione interna dell'azienda, le Ama di municipio, gli impianti di riciclo. E, volenti o nolenti, anche una discarica. "Non sarà una Malagrotta - tranquillizza Alfonsi - non andrebbe più neanche chiamata discarica, ci sono tecnologie di ultima generazione che riducono l'impatto". 


Assessora, sui rifiuti si aspettava di trovare questo caos o pensava meglio? 

Ho sempre criticato chi dice 'non sapete cosa abbiamo trovato'. Se ti candidi a ricoprire un certo ruolo devi sapere quello a cui vai incontro. Io poi ho già amministrato per 8 anni il I municipio di Roma, lo sapevo bene cosa mi aspettava. 

Qualche aspetto l'ha sorpresa in particolare?

Sono rimasta un po' scioccata dal fatto che scadevano gli accordi per il conferimento fuori Roma e nessuno si poneva il problema di quelli successivi. Non ci può essere un buco tra uno e l'altro. 

Come sta andando il piano di pulizie? Reggerà anche per Natale con l'aumento fisiologico di scarti?

Sta andando bene, ha piovuto molto negli ultimi giorni e gli allagamenti sono stati meno che in passato, vuol dire che spazzamento e pulizia dei tombini sono stati fatti a dovere. Per quanto riguarda strettamente la raccolta stiamo riuscendo a conferire tutte le tonnellate necessarie nei nuovi sbocchi, e siamo assolutamente tranquilli anche per il periodo delle feste. Stiamo per convocare una riunione con l'assessore al Commercio, Lucarelli, e con tutte le categorie per gestire le utenze non domestiche, che per Natale producono più imballaggi. Bisogna mettere subito un po' d'ordine. 

E a gennaio, finiti gli sforzi straordinari, cosa dobbiamo aspettarci? 

Il lavoro fatto finora diventerà ordinario. Stanzieremo nel prossimo bilancio 100 milioni di euro e con la manutenzione costante il lavoro richiesto ai dipendenti sarà quello ordinario. Non ci saranno microdiscariche in giro per la città da ripulire ma solo cassonetti da svuotare regolarmente. L'obiettivo è non andare più in emergenza, con accordi per il trasferimento in impianti privati sempre in essere, e nell'attesa di avere a disposizione nuovi impianti nostri che renderanno Roma autonoma nel ciclo. 

Di quali impianti parliamo e quanto tempo ci vorrà ad averli? 

Si va da quelli provvisori per la tritovagliatura a quelli definitivi per riciclo, riuso, compostaggio. I tempi sono variabili, dai 18, 24, 36 mesi. 

Come risponderete alle richieste della Regione sulla discarica? Con Raggi era l'urgenza delle urgenze

Ma la Regione non chiede una discarica, chiede di mettere in campo impianti in modo che Roma diventi autosufficiente. 

Per l'autosufficienza serve necessariamente una discarica...

Stiamo facendo il piano industriale di Roma che sarà la somma di quello di Ama e di quello Acea. Ci sono autorizzazioni già all'interno del Comune per esempio per poter collocare i biodigestori anaerobici e gli impianti di trasformazione del materiale. Certo c'è anche il tema della chiusura del ciclo e per chiuderlo una parte degli scarti andrà necessariamente in discarica, ma non parliamo delle discariche di una volta, modello Malagrotta, ma di impianti di ultima generazione con impatto sull'ambiente nettamente inferiore. 

Verrà fatta dentro o fuori Roma?

Non è rilevante questo alla luce del discorso che le stavo facendo. Vuol dire fare il ragionamento sbagliato. Il dove e il come dipenderà comunque anche da quanto saremo bravi a gestire i rifiuti. 

Come risponderete alle proteste sul territorio?

Comunicando, spiegando ai cittadini che appunto non sarà una seconda Malagrotta, né per tecnologie né per volumi di rifiuto smaltito. D'altronde non c'è un'altra soluzione, a meno che ognuno di noi non vada al supermercato con la busta di stoffa o utilizzi detersivi sfusi, per dire. Bisogna essere capaci a spiegarlo. 

Con quali modelli di raccolta si punta ad aumentare la raccolta differenziata? 

Il faro di tutto il nuovo sistema che vogliamo mettere in piedi è senz'altro l'intercettazione di un quantitativo sempre maggiore di rifiuti divisi per tipologia e un abbassamento della quantità di tal quale. A partire da gennaio andrà ridisegnato l'intero sistema di raccolta, aiutati anche da nuove professionalità da definire in Ama. Roma ha caratteristiche urbanistiche diverse da quartiere a quartiere e i modelli saranno diversi da adattare a seconda della zona.

Ci può fare qualche esempio?

Ci sarà il porta a porta ma non solo, penso alle isole ecologiche o ai cassonetti intelligenti che consentono a distanza di sapere quanto sono stati riempiti. Nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) nei 10 bandi a cui Ama parteciperà ci sono anche nuovi secchioni di questo tipo. Nel frattempo stiamo definendo le zone dove collocare i nuovi cassonetti anti rovistaggio, acquistati dalla vecchia amministrazione. Non li avrei comprati, perché l'obiettivo è diminuire il numero in strada, ma sono sicuramente utili a incrementare il decoro, perché non possono essere aperti, e aiutano una differenziata più puntuale. 

Serviranno più risorse nell'azienda? 

Il primo lavoro che dovrà fare il direttore generale, come le dicevo, sarà quello di ridisegnare l'intero servizio. Sarà tutto nel nuovo contratto Ama-Comune che andrà ad aprile in Assemblea capitolina, conterrà anche le Ama di municipio. Prima di tutto verranno inizialmente sfruttate meglio le risorse che già ci sono. Ama ha un numero rilevante di lavoratori inidonei a svolgere determinate mansioni, andranno ricollocati ad esempio come informatori dell'utenza a presidio dei cassonetti, per controllare che i conferimenti vengano fatti nel modo giusto. Poi capiremo se saranno necessarie nuove assunzioni. Per le Ama di municipio si tratta di un'organizzazione non più apicale, ma non necessitano di più personale. 

Come funzioneranno queste Ama di municipio?

Con un dirigente che potrà avere interfaccia costante con il presidente di municipio, che avrà specifiche dotazioni di mezzi e uomini, che individuerà luoghi adatti dove poter fare isole ecologiche, centri di riuso, piccoli luoghi di trasferenza. Nella sostanza di stratta di gestire la raccolta e la pulizia della città a livello decentrato. 

Si pensa a eventuali sinergie di Ama con Acea? Penso al modello multiutility presente in molti Comuni del nord d'Italia. 

Sicuramente lavoriamo per una collaborazione con Acea ma Ama parteciperà da sola ai bandi Pnrr e farà suoi impianti, magari con delle join venture, ma puntiamo prima di tutto a rafforzare Ama. 
 

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