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Christian Rocchi (Ordine degli Architetti): “Siamo pronti ad aiutare la PA bollinando le pratiche edilizie”

Intervista al presidente dell’OAR che tiene il suo festival – Spam – fino al 29 luglio: “Gli uffici pubblici sono fermi, il tavolo Ordini e Collegi può essere d'aiuto. La rigenerazione urbana? La impone il mercato, non gli slogan”.

Si tiene fino al 29 luglio a Roma, presso l’Acquario Romano all‘Esquilino, “Spam”, la terza edizione del festival dell’Architettura di Roma. Il tema del 2021 è “Restart” – Azioni per ripartire. Roma Today ha incontrato e intervistato Christian Rocchi, presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori e Paesaggisti di Roma e provincia. “Spam è una sintesi del lavoro fatto nell’ultimo anno, non è un evento che dura una settimana, ma un condensato di un anno in una settimana. Il nostro è un Ordine attento alla città e consapevole del fatto che parlare solo problemi di ordine locale non serve a risolvere problemi di ordine generale. Uno dei nostri punti prioritari in questi mesi è stato lavorare sulla riforma della pubblica amministrazione. Abbiamo avuto modo di sottolineare come la PA italiana sia pressocché bloccata in molte città, come Roma e sorprendentemente anche Milano. Per un accesso agli archivi a Milano i tempi sono circa di 10 mesi. Sono tempi assurdi per chi vuole investire in una città".

Il problema dipende dalla mancanza di risorse umane o finanziarie, è normativo, o di diverso genere?

 Il problema è stratificato, ma il tema delle risorse umane è preponderante. Il personale della pubblica aministrazione è depauperato, dal 2012 in poi le assunzioni sono bloccate. Poi è arrivata quota 100 che ha dato un colpo di grazia agli uffici e ha fatto uscire prima del tempo molto personale. Due anni fa il direttore del dipartimento PAU al Tavolo Ordini e Collegi ci ha detto che solo nel suo dipartimento c’è un difetto di personale di 60 persone, che è un’enormità. Vi sono poi intasi e cortocircuiti assurdi. A Roma ci sono 3mila opere, finite, che non possono essere aperte alla cittadinanza perché manca il collaudo. Ciò è dipeso da una lettera dell’Anac che ha detto che per i dipendenti pubblici l’attività di collaudo è inserita negli obblighi contrattuali e non necessita di retribuzione ulteriore. Il risultato è che nessuno collauda più niente e tutti i funzionari si sono disiscritti dall’albo dei collaudatori. Si sanno poi le lentezze sul bonus 110%, si sa meno che il problema è che la PA non rilascia in tempo utile i documenti di legittimità urbanistica. Questa situazione è un problema per qualunque investimento: deve funzionare l’archivio progetti e l’ufficio condono; sono uffici di fondamentale importanza. E’ cruciale che il legislatore ascolti enti come il nostro: siamo enti pubblici di mezzo, siamo enti in trincea che sanno bene quali sono i cortocircuiti non noti al legislatore e hanno una capacità di poter affrontare le situazioni offrendo visioni di futuro.

Si sente molto parlare di rigenerazione urbana.  Lo stop al costruito è una parola d’ordine ancora attuale?

La rigenerazione urbana è al centro delle nostre attenzioni perché la impone il mercato, non gli slogan. Si parla di rigenerazione urbana perché oggi conviene intervenire sulla città già edificata rispetto al fare un intervento sulla periferia. Dopo la crisi del 2008 l’industria non mette più soldi sulla costruzione di nuove zone e palazzine nuove nel nulla non si comprano più. E’ cambiato il mercato e direi anche fortunatamente perché in passato si sono fatte tante porcherie; direi che si è entrati in una fase di qualità del costruito. Solo che per l’edificato di qualità c’è bisogno di una base ampia di professionisti, congelare la città non conviene a nessuno. Noi ci siamo battuti sul tema dell’articolo 10 del decreto Semplificazioni per cui si bloccava la città storica – si ricorderanno le palazzine al Coppedé - con i cosiddetti piani di recupero: grazie all’azione del nostro Ordine e la sensibilità del Sottosegretario Margiotta la questione dell’articolo 10 è stata superata. Ma allora il legislatore ha dimostrato di sapere poco degli sviluppi dei sistemi urbanistici. Il piano di recupero ha un orizzonte temporale di una decina d’anni e se i tempi sono questi i soldi non arrivano. La rigenerazione urbana così diventa uno slogan.

Uno strumento abbastanza usato dalla PA oggi è il concorso di Architettura. Come sta andando?

I concorsi garantiscono la produzione di edifici di qualità. Se gli investimenti non riescono a catalizzarsi la città muore, come dicevo; ecco che allora è più intelligente e necessario cercare lo strumento principe per modificare la città e la qualità del costruito: questo può essere solo un concorso di architettura. Il concorso è di fondamentale importanza perché così i giovani architetti si possono esprimere e possono vincere rispetto a studi più blasonati, può vincere il concorso una ragazza che ha un’idea straordinaria. In seconda fase il giovane o la giovane architetta o architetto si potrà avvalere di tutti gli strumenti che l’Ordine gli potrà fornire, necessari a garantire il buon esito del progetto nelle fasi successive.  

Quali impegni propone a tutti i candidati a sindaco di Roma?

La città deve essere completamente ripensata: Roma arriva da due crisi economiche e una pandemia. C’è una rivoluzione che non abbiamo né analizzato né gestito. Siamo nella città più bella del mondo e nella storia della capitale chi ha fatto la differenza è stato il modo di costruire e di pensare degli architetti. Oggi ho l’impressione che si possa avere un altro ciclo di meraviglia architettonica, se lavoriamo bene. Ai candidati sindaco chiedo due cose. Primo, cercare di capire Roma dove debba andare e questo non è solo un tema di Roma ma un’analisi nazionale. Nel nostro PNRR alla base della logica della spesa non c’è nessun tipo di analisi, mentre in Spagna hanno fatto un momento di ascolto della città: incontreremo gli spagnoli durante questo festival. La città non è solo edificato, è sanità, è trasporti, formazione, tutti i mondi devono essere ascoltati e poi fatta sintesi. Serve un’analisi profonda di cosa vogliamo essere domani e di come possiamo risolvere i problemi che sono stati posti dalla pandemia e dalla crisi economica. Serve avere la concretezza e il pragmatismo per identificare questi elementi ed è di fondamentale importanza avere una strategia generale. Un secondo tema che pongo è quello della sussidiarietà, che è di fondamentale importanza adesso. Noi come ordine professionale possiamo dare una mano alle amministrazioni. Abbiamo proposto una commissione consultiva che potesse dare un po’ di sollievo agli uffici, un tavolo che possa agire bollinando le pratiche urbanistiche: quando il RUP vede il bollino dell’ordine degli Architetti è più tranquillo. A Milano l’hanno fatto, con Ordine di architetti, Collegio dei geometri e Ordine degli ingegneri - e in sincerità l’idea era nostra. Una soluzione del genere porterebbe enorme giovamento ai nostri municipi. Non ci possiamo permettere tre anni di attesa per far funzionare gli uffici pubblici, e questo è il tempo che servirà ai nuovi dipendenti che escono oggi dai concorsi: arriveranno persone da formare e non accadrà domani. Ci deve essere per forza un patto per la città e il tavolo ordini e collegi può essere uno strumento di grande aiuto.

Come va la vita dell’ordine?

Gli Ordini sono enti che esprimono garanzia sociale. Lo stato ha assegnato loro il compito di gestione di quei professionisti che esercitando una professione intellettuale, devono anteporre l’interesse pubblico a quello proprio.  Ma questo obiettivo si può garantire solo svincolandolo da una competizione basata sull’offerta a ribasso: perché l’offerta al ribasso non garantisce che vinca l’architetto più bravo e più capace. Per questo abbiamo presentato una proposta di legge per il reinserimento dei minimi tariffari. L’equo compenso arriverà presto in aula, è diverso dai minimi ma è comunque un segnale di cambiamento di rotta. La riforma del 2012 ha trasformato surrettiziamente la nostra professione azzerando totalmente la possibilità di promuovere la produzione di architettura. L’Ordine deve continuare ad essere uno strumento di miglioramento delle condizioni reali.

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