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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

"Marino durerà fino a quando saranno mature anche a Roma le larghe intese"

Un appoggio "esterno" da vagliare "delibera per delibera". Sel è pronta a "dare battaglia al progetto di Renzi per la Capitale". Intervista al capogruppo capitolino Gianluca Peciola

“L'Aula Giulio Cesare diventa 'Aula Saigon'. Il Campidoglio sarà un Vietnam e noi saremo i vietcong”. È ripartita con questa immagine a tinte forti la discussione dell'Assemblea capitolina delle prime ore del 'Marino ter'. Un'immagine suscitata dal gruppo capitolino di Sel che, una volta chiamato fuori dal nuovo esecutivo, è rimasto in appoggio esterno pronto a votare o a dare battaglia a seconda del provvedimento in questione e con la possibilità di assottigliare pericolosamente i numeri della maggioranza. Il primo banco di prova non sarà facile: l'assestamento di Bilancio che contiene tagli al Sociale e alla Cultura, malvisti dai vendoliani. Ma soprattutto, l'annunciata privatizzazione di Atac. “Non saremo noi a togliere le castagne dal fuoco al Pd”. Gianluca Peciola, capogruppo di Sel in Assemblea capitolina fa il punto sulla situazione. 

Il cosiddetto 'Marino ter' ha stravolto l'assetto politico della Capitale. Secondo lei cosa sta succedendo?  

Si tratta di un'operazione di normalizzazione dell'esperienza romana che apre la strada alle larghe intese anche a Roma. Il progetto del sindaco Ignazio Marino è stato sorpassato da quello del Pd che ha di fatto commissariato la giunta. Anche la posizione di Renzi verso l'amministrazione capitolina è cambiata in poche ore dopo che è stato ufficializzato il nostro sostegno esterno. Il Pd sta cercando di metterci all'angolo e spingerci a uno strappo definitivo. Ma Marino cadrà quando il Pd deciderà che saranno maturi i tempi per la costruzione delle larghe intese anche nella Capitale. 

Quale posizione intende occupare Sel in questo quadro?

Ci sono tre progetti politici in questo momento per la Capitale. Noi abbiamo tenuto la barra ferma quando questo centrosinistra ha sfidato Cerroni, ha rimesso in riga i costruttori in merito alla centralità dell'interesse pubblico, ha approvato una delibera storica sui diritti civili. Ora questo monocolore parla un'altra lingua. È una 'colonizzazione renziana' contro cui ci metteremo di traverso. Ci opporremo alla privatizzazione dei trasporti, al taglio dei servizi ma anche all'idea, propria del premier, di voler governare le anomalie politiche negli enti locali. Rappresenteremo un punto di rigidità sui beni comuni, sui trasporti, sull'ambiente e sulle privatizzazioni. Roma è l'unica città dove è rimasto questo tipo di dialettica. Il Pd sta cercando di rompere con Sel, forse per spingerci a uno strappo vero e proprio.

Ha parlato di tre progetti per questa città. Questo quello che intendete fare come gruppo di Sel, quali sono gli altri due?

Il Pd renziano vuole rilanciare Roma stabilendo un piano con i poteri economici che contano in città. Dopo il rimpasto, la Capitale riparte da Marco Causi. Non è un caso. Sarà il vicesindaco del rapporto con i poteri tradizionali. Proprio com'era con Veltroni, punteranno a ricostruire vecchi modelli, anche con la sinistra e con i movimenti sociali. Ci rifiuteremo però di occupare una posizione ancellare. Sosterremo le delibere espressione di meccanismi alternativi in città e nel territorio e ci metteremo di traverso al blocco sociale che vogliono costruire.

E poi c'è il progetto di Marino. 

La sua partita è quella di governare queste due tensioni. Anche se le scelte che ha effettuato per la formazione della nuova giunta segnano una chiara scelta di campo. 

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