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Politica

"Sul termovalorizzatore a Roma voteremo nella direzione Pd. Prevedo ampio consenso"

Intervista a Claudio Mancini, deputato dem, vicino al sindaco Gualtieri. "Il termovalorizzatore era nelle linee programmatiche. Qualcuno ha votato il programma pensando che, come al solito, i programmi non si attuano"

“Il termovalorizzatore a Roma non è stata una decisione improvvisa e non andrà a minare l’unità all’interno del partito né la solidità dell’alleanza”. Claudio Mancini, deputato dem ed esponente di spicco del Pd romano, manca dal Parlamento da due settimane, quelle in cui, positivo al covid, ha seguito da lontano anche le vicende capitoline. Amico stretto del sindaco con cui ha un comune percorso politico, appena uscito dal covid, interpellato da RomaToday non si è sottratto dall’offrire un’analisi della situazione attuale. Il Campidoglio, alle prese con il termovalorizzatore, il congresso del Pd romano e le alleanze per le prossime regionali i temi trattati.

Mancini anche lei è stato in queste settimane alle prese con il Covid. La vicinanza con Gualtieri in Campidoglio ha avuto effetti negativi…

No, no. Il mio contagio è di qualche giorno successivo alla negatività del sindaco. Sono stato male dalla domenica delle Palme.

Anche lei quindi non sapeva nulla del termovalorizzatore?

Non è stata certo una decisione improvvisa, come si comprende dal discorso fatto dal sindaco in consiglio comunale. È arrivata al culmine di una attenta analisi  della situazione rifiuti, dei costi che come romani sosteniamo e soprattutto della precarietà di un sistema in cui basta un‘inezia per andare in difficoltà. In più la Raggi ha mandato in regione dati per la differenziata completamente sballati e lontanissimi dall'essere raggiunti.

Il termovalorizzatore è colpa della Raggi quindi…

È responsabilità di un’inerzia antica a cui il sindaco Gualtieri vuol mettere fine con questa decisione.

E come si fa con il piano rifiuti? Per il M5s in regione è un ostacolo insormontabile.

No, come emerso in questi giorni si può seguire la strada dei poteri speciali per il Giubileo, fatto che permetterà di procedere velocemente per la costruzione. Non penso in Parlamento ci siano difficoltà.

Rimane il fatto che il termovalorizzatore non era nel programma.

Non è così. Nelle linee programmatiche presentate e votate in consiglio comunale è scritto nero su bianco: “potenziamento della capacità di incenerimento dei rifiuti, a partire dall’ampliamento dell’impianto di San Vittore”. Qualcuno, forse, ha votato il programma pensando che, come al solito, i programmi non si attuano, ci si incarta il pesce. È la vecchia politica, che non approfondisce i problemi e si ferma ai titoli in neretto.

A proposito di Campidoglio, che giudizio dà di questi primi mesi di amministrazione Gualtieri.

Penso che i cittadini abbiano percepito il cambio di passo e quello che è l’impegno dell’amministrazione e lo apprezzino. Si è fatta subito una pulizia straordinaria, i cui risultati sono stati evidenti. Con gli open day si è intervenuti su uno scandalo, quello che vede quasi la metà dei romani senza carta d’identità elettronica. La svolta c’è ed è frutto del lavoro di una squadra che non sembra aver paura di affrontare i problemi più difficili.

La coalizione sta aiutando Gualtieri?

Sì, penso che la riunione di maggioranza al Divino Amore abbia rappresentato un punto di svolta, un momento di condivisione, in cui le proposte della nuova classe dirigente che siede oggi in Campidoglio sono potute emergere con tutta la loro forza.

Torniamo al termovalorizzatore, nel centrosinistra più di qualcuno non è contento e anche nel vostro partito non sembra esserci unanimità.

Si tratta di sensibilità che vanno ascoltate e lo faremo.

Come?

Andrea Casu, segretario uscente ma ancora in carica, proporrà alla direzione romana del Pd del 3 maggio un ordine del giorno a sostegno del piano rifiuti. Ognuno si esprimerà, ma prevedo un consenso ampio, non diverso da quello espresso dai cittadini in un sondaggio recente. La compattezza del Pd si è, del resto, già vista in consiglio comunale, nel voto del gruppo che Valeria Baglio guida con tenacia e attenzione.

È quindi sicuro che il partito su questo progetto non si spaccherà? Non è un anticipo di congresso come pensa qualcuno?

 La polemica contro il partito degli assessori era già sbagliata negli anni ’70. Tutti si ricordano di Petroselli e della sua giunta, nessuno di chi lo criticava perché decideva troppo. Il partito democratico a Roma è unito. Capisco che le nostre divisioni, quando ci sono, portano più clic o più copie ai giornali, ma stavolta rimarrete delusi. Abbiamo dimostrato di sapere discutere senza lacerarci e poi arrivare a scelte condivise e vincenti.

Si riferisce alla scelta di Gualtieri candidato sindaco?

Sì. Ma anche ai presidenti di municipio, vero motore del lavoro del centrosinistra nel territorio. Il confronto c’è stato, anche difficile, ma siamo stati bravi a presentarci alle primarie di coalizione con un candidato unico del Pd e le elezioni ci hanno poi premiato. Sono convinto che il prossimo congresso confermerà questa impostazione unitaria.

Nessun rischio divisioni neanche per la scelta del successore di Zingaretti?

Ho grande fiducia nella segreteria regionale, guidata da Bruno Astorre. Penso che il candidato o la candidata verrà deciso tra qualche mese. Intanto dobbiamo definire il perimetro e il programma della coalizione e stabilire, insieme, le regole per eventuali primarie alle quali sarebbe bene che il Pd presentasse una sola proposta condivisa, come si è fatto nel percorso per il Campidoglio.

Alleanza con i grillini che scricchiola però per il termovalorizzatore.

Non sarà il termovalorizzatore a decidere le sorti di un’alleanza che da tempo ormai è al governo in regione per merito di Nicola Zingaretti e che alle prossime amministrative nel Lazio vedrà correre candidati appoggiati da entrambe le forze politiche. Se nel M5s prevarrà la linea ragionevole della Lombardi, si troverà la quadra, se invece si imporrà la Raggi che occupa il consiglio comunale, allora sarà evidente la volontà di rompere.

Quindi avanti con l’attuale maggioranza in regione?

Assolutamente sì. Zingaretti è stato bravo ad unire e tenere insieme sensibilità diverse che vanno dal M5s a Calenda e Italia Viva. La prova di governo è stata superata e sarebbe sbagliato rompere tutto alle urne.

Insomma, in Campidoglio tutto bene, uniti all’interno del partito, nessuna alleanza a rischio. Al congresso romano vi presenterete con un candidato unico, senza bisogno neanche di eleggerlo...

Se siete preoccupati per i clic, vi tranquillizzo. Il nostro dibattito è sempre vivace ed imprevedibile. Ma ritengo sia naturale che il gruppo dirigente che in questi anni ha vinto tutte le elezioni e persino risanato i conti ereditati punti ad esprimere una candidatura potenzialmente unitaria intorno a cui aggregare un progetto nuovo. Sarebbe irresponsabile non provarci, personalmente sosterrò il segretario Andrea Casu in questo sforzo. Se poi emergeranno più piattaforme politiche e quindi diverse candidature, non sarà un problema, ma una ricchezza. I congressi si fanno anche per questo, siamo il Pd, un partito aperto e plurale, alla fine discuteranno e decideranno i nostri iscritti, esprimendosi con il loro voto nei circoli.

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