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INTERVISTA | Elezioni Roma Tre, Caudo: "La politica universitaria deve tornare al centro, basta con il regno della burocrazia"

Il consigliere comunale e docente di urbanistica è candidato alla carica di rettore alle elezioni del 24 maggio: "Il direttore generale verrà cambiato, questo è un fatto. Basilicata con me è stato irrituale e istituzionalmente sgrammaticato"

Il 24 maggio si terrà il primo turno di votazioni per eleggere il nuovo rettore di Roma Tre. Una fase cruciale per il futuro dell'ateneo di San Paolo, che due mesi fa vedeva cadere Luca Pietromarchi, il secondo Magnifico a gettare la spugna nel giro di cinque anni. Un addio tra le polemiche, giustificato dall'impossibilità, secondo l'interessato, nel far fronte alle profonde divisioni interne all'ateneo. Giovanni Caudo, docente di urbanistica di Roma Tre e consigliere comunale da novembre 2021, è uno dei due candidati. L'altro è l'ordinario Massimiliano Fiorucci, docente di Scienze della Formazione. 

RomaToday ha intervistato Caudo, assessore ai tempi di Marino e presidente del III municipio dal 2018 al 2021, per conoscerne motivazioni e obiettivi. E per capire in che modo pensa di raccogliere i pezzi di un'università scossa dalle lotte intestine, dalle invidie e dai sospetti, tenuta a briglie strette dal direttore generale Pasquale Basilicata, "dominus" dell'ateneo da quasi trent'anni, con un bilancio annuale da 200 milioni di euro e ingenti fondi Pnrr da intercettare. 

Professor Caudo, come mai ha deciso di prendersi questa responsabilità candidandosi a rettore?

"La scelta è motivata da una particolare situazione d'emergenza per l'ateneo. In poche settimane si è dimesso il rettore, poi il prorettore vicario, infine due membri esterni del consiglio d'amministrazione. Questo passo non era nè programmato nè previsto. Alcuni colleghi, però, mi hanno chiesto di mettere a disposizione di Roma Tre la mia esperienza politica e le mie competenze accademiche allo scopo di superare le divisioni. Ho deciso di accogliere l'appello, a una sola condizione: non essere il candidato di una fazione, ma essere interlocutore di tutto l'ateneo. Mi sembra di esserci riuscito, finora". 

Come pensa di affrontare la bufera che sconvolge la sua università?

"Dal 2019 non faccio più parte del Senato accademico e non ho vissuto i momenti peggiori di questa divisione. Mentre l'altro candidato è ancora il coordinatore del collegio dei direttori, luogo dove è maturata questa spaccatura. Penso di essere la figura più adatta per governare Roma Tre in maniera collegiale, inclusiva, costruendo ponti. Le mie parole d'ordine sono autonomia, decentramento ed equilibrio. Si deve ricostruire il dialogo alla pari tra la parte amministrativa burocratica e quella politica dell'università, composta da docenti, personale e corpo studentesco, affinché quest'ultima si riprenda la centralità necessaria. Non vanno cambiate le regole". 

Crede che la burocrazia a Roma Tre abbia preso il sopravvento?

"Da più parti in queste settimane mi è stato segnalato che la dimensione amministrativa ha preso il sopravvento su quelle che dovrebbero essere le scelte politiche dell'ateneo. Mi sento di rappresentare quest richiesta che viene da docenti, personale e studenti. L'indirizzo politico deve tornare centrale". 

Può spiegare cosa intende con indirizzo politico?

"Io non amo le classifiche, ma voglio prendere ad esempio quella del Censis sulle università italiane. Nella classifica generale dei grandi atenei siamo al 14° posto su 17. Se invece si va a vedere la classifica specifica per le borse di studio riconosciute, siamo ancora più in basso, come anche nei servizi offerti agli studenti. Ecco, questi sono indicatori di un indirizzo politico che non va bene". 

In che modo cercherà di rilanciare Roma Tre, qualora venisse eletto rettore?

"Lavorerò per rafforzare la didattica, la ricerca e la terza missione, ovvero il rapporto dell'ateneo con il mondo esterno, con le imprese, con la società civile e gli enti territoriali. Valorizzerò le risorse umane, guarderò con più attenzione al sistema della ricerca che viene dall'Europa ma anche dal territorio. Le università devono essere interlocutori privilegiati nell'attuazione del Pnrr e inserirsi nella fase di grande cambiamento che Roma finalmente sta vivendo dopo la crisi. La novità del Rome Technopolo coinvolgerà tutti e tre gli atenei romani, ma noi possiamo interloquire di più in questo ambito, essere protagonisti". 

Lei è sicuro di avere la forza e l'appoggio per affrontare la guerra tra bande in corso tra i dipartimenti e soprattutto l'incombenza del dg Basilicata, almeno fin quando resterà in carica nel 2023?

"Per me la cosa più importante sarà governare con tutti gli organi di rappresentanza, in maniera unitaria e coesa. Questo non significa essere sempre d'accordo, ma discutere e confrontarsi, alzandosi poi dal tavolo con un'idea condivisa. L'interesse preminente dev'essere quello di rilanciare l'ateneo. Basilicata? Il cambio è un punto acquisito, dopodiché l'ateneo si comporterà secondo ciò che prevede lo statuto, nominando un successore interno oppure rivolgendosi a una figura esterna. Applicheremo le norme stabilite da Gelmini". 

Dal 2 maggio a oggi, però, qualche scontro con il direttore generale c'è stato, vero?

"Subito dopo la presentazione della mia candidatura sono stato costretto a inviare una lettera a tutto l'ateneo per rispondere a una comunicazione di Basilicata che tendeva a mettermi in cattiva luce e a far pensare che da parte sua ci fosse una preferenza tra i due candidati. Il tema era quello dei dispenser di assorbenti gratuiti nei bagni delle studentesse e del personale femminile, una richiesta annosa da parte loro e mai attuata e di cui ho parlato, rispondendo a domanda precisa, durante la presentazione della mia candidatura. Non è nel mio programma, ma è qualcosa che ritengo necessaria. Bene, la sera poco dopo le 20 il Dg ha inviato una lettera annunciando che i dispenser sarebbero stati presto installati, dando il merito a non so quale sindacalista della Uil. Una lettera istituzionalmente sgrammaticale e profondamente irrituale". 

A proposito: che ruolo hanno le politiche di genere nel suo programma?

"Sicuramente importante, fanno parte della mia vita, della mia attività di amministratore e anche di docente. Nel 2019 vollero sopprimere l'elezione del comitato unico di garanzia, un organo istituito da Gelmini al quale si rivolgono tutte e tutti coloro che subiscono discriminazioni, violenze e abusi, soprattutto donne. Mi astenni dal voto, quindi in sostanza fui contrario a quella che era una proposta dell'allora rettore (Pietromarchi, ndr) e del direttore generale. Oggi propongo di tornare all'elettività di questo organo. A Roma Tre ci sono quasi 700 unità del personale tecnico amministrativo bibliotecario, circa 470 sono donne, ma a livello dirigenziale abbiamo una sola donna e 8 uomini. Tutti i 13 direttori di dipartimento sono uomini. Tra i prof ordinari, le donne sono minoranza. Questo deve cambiare, c'è da fare tanto. Perché tra i tanti motivi che spingono gli studenti a scegliere un ateneo c'è anche l'attenzione a questioni cruciali come la parità di genere". 

Caudo, il suo impegno politico si è sempre interrotto prematuramente, a volte per sua scelta a volte no. In questo caso, qualora eletto rettore, lascerebbe il seggio da consigliere capitolino. E' solo un caso? 

"Attenzione, questo tipo di narrazione non è esatta. Io finisco sempre quello che comincio, in un caso - quando ero presidente a Montesacro - sono rimasto anche dei mesi in più perché le elezioni sono slittate a causa del Covid. Il punto è che a differenza di molti altri, io ho sempre continuato a fare il mio lavoro di docente universitario, curando la parte didattica e di ricerca. Perché sono una persona indipendente priva di tessere di partito. Sono un praticante della politica, autonomo. E credo che tutti coloro che mi hanno sempre sostenuto e quando necessario votato, lo abbiano fatto proprio grazie a questa mia duplice natura. Da minisindaco ho messo in piedi e lasciato a buon punto progetti ambiziosi, come la pedonalizzazione di piazza Sempione e ancor più rivoluzionario il restyling totale del mercato di via Val d'Ossola, adesso l'amico Paolo Marchionne può quasi vivere di rendita". 

Poi ha scelto la strada di Roma Futura, la campagna elettorale e l'elezione in assemblea capitolina.

"Sì, ma ad un certo punto è successo un imprevisto. Se l'altra parte della mia vita, quella universitaria, incrocia la storia politica e chiede di mettermi a disposizione, non posso voltarmi dall'altra parte. Altrimenti sarei solo un politico e perderei il mio carattere distintivo di persona indipendente". 

Per concludere, torniamo a Roma Tre: cosa le è rimasto degli incontri avuti in questi giorni con i vari dipartimenti?

"Abbiamo ricercatori, nei nostri laboratori scientifici, davvero bravissimi. Hanno ottenuto e ottengono risultati accademici rilevanti, con numerose pubblicazioni importanti. Ma lavorano accampati. C'è una disattenzione nei loro confronti che mi ha fatto male. Spero di poter tornare da loro e da tutti gli altri dando il massimo della cura e dell'attenzione ai colleghi che svolgono un lavoro preziosissimo". 

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