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Colleferro scende in piazza contro l'inceneritore: al corteo anche 15 sindaci

Grande attesa per la manifestazione dell'8 luglio contro la decisione della Regione Lazio e dell'Ama capitolina di riaccendere le due linee per bruciare rifiuti. "Resterà nella memoria storica del territorio"

L'aria che si respira è quella delle grandi manifestazioni. Di "una giornata che rimarrà nella memoria storica del territorio" per usare le parole di Alberto Vallerani, storico esponente dell'associazione Retuvasa, tra gli organizzatori dell'iniziativa. Domani Colleferro e la Valle del Sacco scenderanno in piazza contro la decisione della Regione Lazio, che controlla la Lazio Ambiente spa, e della municipalizzata capitolina Ama di avviare il revamping delle due linee di incenerimento spente da circa sette mesi e riaccenderle. Appuntamento alle 16 in piazza della Repubblica da cui si arriverà al quartiere dove sorgono i due inceneritori. 

Tutto è iniziato alla fine del 2016 quando la Giunta Zingaretti, in sede di bilancio di previsione, approvò una ricapitalizzazione di 12,6 milioni di euro alla Lazio Ambiente spa, società dai conti disastrati per la quale la Regione ha già approvato la delibera di dismissione. La Lazio Ambiente possiede il 100 per cento di una linea di incenerimento, mentre della seconda controlla il 60 per cento insieme ad Ama (40%). Dell'intero importo per la ricapitalizzazione, 7 milioni di euro sono stati destinati proprio al revamping dell'inceneritore. A cui vanno aggiunti altri 2,5 milioni della municipalizzata capitolina. L'iter del primo bando per la sostituzione dei tubi delle caldaie è partito già nel febbraio scorso.

I cittadini conoscono le intenzioni della Regione di riaccendere l'impianto fin da dicembre. Qualche mese prima il cosiddetto 'Sblocca Italia' del Governo Renzi stabilì che sono "strutture strategiche di interesse nazionale". Ma la scintilla che ha acceso la protesta è stato il via libera di Ama del 19 giugno. Il blocco, come si evince da un protocollo d'intesa tra la Regione Lazio e i sindacati risalente al 5 giugno scorso, fino a quella data ha insistito un "blocco", da "rimuovere" si legge nel verbale, "determinato dalla mancata autorizzazione di Ama agli impegni di investimento riguardanti la linea di E.P. Sistemi spa". 

La battaglia dei cittadini di Colleferro contro la discarica e gli inceneritori è iniziata 15 anni fa. E ora che si inziava a vedere la fine, i cittadini temono che un nuovo revamping riaprirà la partita "per i prossimi 20 anni" poichè "la rimessa a pieno regime di impianti fatiscenti richiede l’investimento di decine di milioni di euro da ammortizzare". Così la lista delle associazioni e dei comitati che hanno aderito è cresciuta di giorno in giorno, "c'è anche l'Isde Italia, l'Associazione medici per l'ambiente".

Molti cittadini hanno deciso di appendere dei lenzuoli bianchi alle finestre dietro lo slogan "per il nostro futuro". I commercianti parteciperanno tenendo chiusa la propria attività ed esponendo il cartello con la scritta ormai simbolo della protesta: "Rifiutiamoli" dove la L e la sono due camini fumanti dell'inceneritore. "Non è una manifestazione, ma 'La manifestazione'" l'aria che si respira. "Questo è il frutto di anni di lavoro da parte delle associazioni del territorio perché per Colleferro la scelta scellerata degli inceneritori e della discarica ha segnato un percorso di decadenza della città, ha annullato le possibilità di una trasformazione dopo la fine della grande industria, ha costretto le migliori energie ad emigrare ed ha lasciato inutilizzate straordinarie competenze" si legge in una nota. Una "china discendente" di fronte alla quale il grido del territorio è chiaro: "Bisogna invertire rotta". 

Con il passare dei giorni si è compattato anche il fronte 'istituzionale'. In prima fila Pierluigi Sanna, primo cittadino di Colleferro. Ma al suo fianco sono attesi 10, 15 sindaci del territorio della Valle del Sacco e dei Monti Lepini "determinati a bloccare una decisione assunta a Roma ma che avrà conseguenze pesanti nel nostro territorio" spiega a Romatoday. Sanna, 29 anni, "in campo contro gli inceneritori fin da quando ero minorenne" si dice pronto ad andare fino in fondo. Il 4 luglio scorso si è tenuto un incontro presso la Regione Lazio "al quale erano stati invitati anche il Comune di Roma e l'Ama. Ma non si sono presentati. L'assessora all'Ambiente del Comune di Roma dice che vuole trasformare gli inceneritori in fabbriche di materiali e condivido le sue parole. Ma più volte ho provato a chiedere un incontro con il Comune di Roma ma non sono mai stato ricevuto".  

Alla Regione "abbiamo ricordato che questo territorio è il sito di interesse nazionale più grande d'Italia per l'inquinamento ambientale. C'è la più grande discarica del Lazio dopo Malagrotta, una turbogas, un cementificio e un sito dove sono stati interrati rifiuti tossici. Inoltre uno studio Eras, commissionato dalla stessa Regione alle Asl, sostiene che la situazione sanitaria e ambientale è peggiorata dopo l'accensione dell'inceneritore. Il tutto in una città con una percentuale di incidenza di malattie respiratorie del 78 per cento maggiore rispetto alla media nazionale" il quadro prospettato da Sanna. "Non è possibile che i problemi della Capitale nella gestione dei rifiuti vengano scaricati sulla provincia". 

A Colleferro, sia per le strade sia nei palazzi dell'amministrazione, sono convinti che "si tratta di una battaglia che si può ancora vincere". Nel comune una trentina di chilometri da Roma, la raccolta differenziata è decollata e l'accensione di un inceneritore per bruciare rifiuti provenienti non solo da Roma ma da molte zone d'Italia viene visto come un sopruso. Ma non si tratta di una sorta di guerra tra territori. "Siamo consapevoli" scrivono i cittadini in una nota "che si tratta di una svolta radicale e definitiva nella gestione del ciclo dei rifiuti che non si realizza da un giorno all’altro in un singolo territorio o in una singola città per quanto grande. E' una trasformazione che riguarda l’intero Paese". 

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