Inchiesta rifiuti, Colari 'difende' i suoi impianti a Malagrotta: "No al monopolio pubblico di Ama"
A parlare il presidente del consorzio Colari l'avvocato Saioni: "L'Ama prefigura un percorso di rimonopolizzazione pubblica che è contraria alla normativa"
A distanza di poco più di una settimana dalla nomina del prefetto Luigi De Sena a fiduciario degli impianti di trattamento dei rifiuti di Malagrotta di proprietà del Colari, l'azienda del gruppo di Manlio Cerroni si esprime in merito a un'eventuale requisizione degli impianti. "Prima ancora che sia celebrato il giudizio" esordisce in un comunicato il neo presidente del consorzio l'avvocato Candido Saioni, riferendosi all'inchiesta sul sistema rifiuti regionale che vede indagato anche Manlio Cerroni “utilizzando un Provvedimento Antimafia in relazione al quale, di fronte ad un preciso ordine del Giudice Amministrativo, non è stato presentato il benché minimo o remoto elemento probatorio, l’Ama prefigura un percorso di rimonopolizzazione pubblica che è contraria, non solo alla normativa comunitaria, ma anche alle attuali tendenze politico-legislative” si legge nel comunicato.
INTERDITTIVA - Gli impianti di trattamento meccanico biologico di Malagrotta e il tritovagliatore di Rocca Cencia infatti dopo l'apertura dell'inchiesta sono stati raggiunti dall'interdittiva antimafia emessa dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro.
COLARI - “Naturalmente non spetta a Colari formulare giudizi su un tale disegno. È tuttavia certo che questo disegno e la paventata requisizione degli impianti Colari che lo accompagna non solo nega la funzione della figura di garanzia e di terzietà (Prefetto Luigi De Sena) che è stata designata e che è già operativa di comune accordo con Ama proprio per ristabilire un sereno clima gestionale” continua Saioni nel comunicato “ma contraddice anche a quelle capacità operative e tecnologiche di Colari che sono tuttora un valore oggettivo ed universalmente riconosciuto nel settore del trattamento dei rifiuti”.
