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Venerdì, 19 Aprile 2024

Matteo Scarlino

Direttore responsabile RomaToday

Gualtieri e l'ansia di non fare la fine di Marino

I primi mesi da sindaco e la necessità di dimostrare di essere diverso da Ignazio Marino

Per tutta la campagna elettorale Roberto Gualtieri è stato accompagnato da un augurio assai poco rassicurante: "Farai la fine di Ignazio Marino". Un affondo in cui si condensano tanto la litigiosità, l'istinto autolesionista e la supremazia delle correnti del centrosinistra, quanto gli errori di governo del chirurgo ligure, cacciato con le firme dal notaio due anni e mezzo dopo la sua elezione. Un augurio diventato un invito a non fare, a starsene buoni, ad arrendersi all'irrecuperabilità del pd romano. 

Soldato di partito, politico di lungo corso e uomo di mediazione, Gualtieri ha invece scelto di non arrendersi e, da ex ministro, ha accettato di affrontare le primarie, sobbarcandosi un'inedita campagna elettorale estiva. Dopo aver vinto le elezioni e ridato nerbo e senso della comunità ad un centrosinistra senza arte né parte, si sta muovendo in questi primi mesi da sindaco proprio per evitare quelli che furono gli errori di chi, nel centrosinistra, l'ha preceduto.

E il conclave al Divino Amore è solo l'ultimo passo di una strategia che punta ad esorcizzare la fine di Marino: presenza sui territori, pugno duro sulle decisioni scomode da prendere e condivisione, sono i tre piani su cui si sta muovendo l'ex ministro del governo Conte.

Il primo è un passaggio soprattutto comunicativo, formale, ma che diventa anche di grande sostanza se paragonato al primo anno di Marino, con la sua totale assenza di dialogo con le periferie (e con i consiglieri dem, ndr). Gualtieri ha studiato, ha preso appunti ed ha tradotto l'idea nel banalissimo slogan "Gualtieri nei quartieri", appuntamento fisso per incontrare le periferie, dialogare, capire i problemi e spiegare cosa si vuole e cosa si può fare. Con lui in questi tour assessori, consiglieri comunali ed altre istituzioni, a portare avanti un mantra che è quello della condivisione. 

Consigli non richiesti per Roberto Gualtieri

L'ha fatto intendere, Gualtieri, anche al Divino Amore dove ha voluto tutta la maggioranza attorno a se. Ha proiettato slide e raccontato i prossimi 180 giorni: "Questo è il programma e questo faremo", il messaggio. Il dissenso? Non è lesa maestà, ma non può bloccare le decisioni, anche se impopolari

Un decisionismo formale che diventa sostanziale perché punta a depotenziare le correnti. Sì, perché le proteste sui territori spesso nascondono la difesa dello strapuntino del capo corrente di turno, del prossimo candidato alle elezioni regionali o parlamentari che non vuole intaccare il proprio bacino di voti. Così, anche a scapito della città, della necessaria scossa da dare, si preferisce mostrarsi contrari al programma sottoscritto, quello che ha portato l'intera maggioranza a vincere, lisciando il pelo a proteste tutte incentrate su quella sindrome di Nimby che ha, negli anni, bloccato la città. Una logica che Gualtieri, uomo di partito (e di corrente), conosce benissimo e di cui vuole farsi "sabotatore".  

Il programma è il faro. Gualtieri questo lo ha ricordato al Divino Amore, ma anche in sedi ufficiali come la prima riunione per commissione per il Pnrr. E quando i consiglieri di AreaDem con un comunicato congiunto sono usciti contro gli impianti e a favore della loro ricollocazione, in Campidoglio è montata la rabbia: immediato è stato il passo indietro dei consiglieri firmatari del comunicato. 

"Non è Marino" e questo i consiglieri l'hanno capito, nel bene, ma anche nel male. Sì, perché se è vero che Gualtieri ascolta e cerca di accontentare tutti (ha dato poltrone, posti e stipendi a tutte le correnti e alle anime, anche più insignificanti, della coalizione, ndr), altrettanto vero è che non lascia passare nulla, riportando all'ordine la maggioranza a cui lui stesso ha dato vita e anima nei lunghi mesi delle primarie prima e della campagna elettorale poi.

Si è capito, insomma che Roberto Gualtieri non farà la fine di Ignazio Marino, ma ora che il passato è esorcizzato è tempo di capire che fine farà Roma.

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