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Raggi detta la linea a tutti e il Movimento tira dritto. Ora è 'Dibba' il faro

Tra il Campidoglio e Nettuno va in scena la pace a Cinque Stelle. A livello nazionale ora Di Battista è più forte. A Roma la Raggi vince il braccio di ferro. Ora vanno completate le ultime nomine

Raggi resiste, Di Battista trionfa. Sono loro ad uscire vincitori dalla bufera del caso Muraro che mai come stavolta ha fatto tremare il Movimento. In Campidoglio paga per tutti Raffaele Marra che viene spostato al dipartimento Commercio di via dei Cerchi, abbandonando così il Gabinetto del sindaco. Resta al suo posto Salvatore Romeo e Raffaele De Dominicis puo' finalmente sbarcare a Roma ed occupare la scrivania che fu di Marcello Minenna. Resta al suo posto, fino a che le carte non imporranno il contrario, Paola Muraro che continuerà ad avere il compito di tenere pulita la città. 

Il direttorio sconfessato e Grillo costretto a fare buon viso a cattivo gioco, sono invece le due immagini della sconfitta. Il gruppo di lavoro che avrebbe dovuto dettare la linea pentastellata non vede accolte le proprie richieste e il leader in pectore da ieri ha svestito simbolicamente la giacca, mollando i galloni da leader che gli aveva consegnato il comico genovese. 

Piazza del Campidoglio e Nettuno, un'ora di macchina l'una dall'altro. E' qui, tra queste due piazze, che va in scena la pace a Cinque Stelle. Una pace dopo 48 ore di grande tensione seguite all'ammissione dell'indagine a carico di Paola Muraro. Una tensione talmente forte da far tremare la giunta Raggi e l'intero M5s. Quarantotto ore che di fatto hanno distrutto l'immagine di un candidato premier in pectore e minato le sicurezze su una sindaca e la sua giunta eletti neanche tre mesi con il 67% dei consensi.

Un video mandato su facebook da un lato, accalorati comizi dall'altro. "Facciamo chiarezza", racconta Virginia Raggi, difendendo Muraro, ma non citando Marra rimosso. Sarà Grillo sul suo blog a colmare la lacuna. Firma sull'accordo la condivisione da parte del comicoleader che più tardi, sul litorale romano, benedirà ancora una volta la sindaca: "Sta reggendo psicologicamente benissimo in questa situazione impossibile. Andrà avanti, noi vigileremo che il programma del Movimento sarà espresso. Virginia é nella stessa situazione del primo sindaco negro nel 1968 nel Mississippi". E siccome è impossibile negare quanto accaduto Grillo spiega: "Ogni tanto qualche cazzata la facciamo anche noi. Qualche cazzatina la facciamo". 

Il vero mea culpa è perà quello di Di Maio: "Ho commesso un errore: ho sottovalutato perchè pensavo che quell'iscrizione venisse dalle denunce di uno messo dal Pd a capo dell'Ama". E forse ancora più pesante del mea culpa è il no alle Olimpiadi che fa perdere al leader pentastellato quell'aura di governo che lo ammantava. "Chi vuole le colate del cemento se ne deve andare. Ed è per questo che non accetteremo la logica delle Olimpiadi. Perchè è una logica compensativa". 

E' il trionfo di Dibba che finisce acclamato: "Dibba, Dibba, Dibba...". Lui racconta una storia, quella del suo tour e dei dramma incontrati. Evoca le mancanze e i guai di Renzi e i suoi. Diventa rosso in viso e raccoglie ancora più applausi. Se la piazza di Nettuno fosse la Cassazione, la scelta del popolo M5S sarebbe inappellabile. Il leader futuro è Alessandro Di Battista, altro che Luigi Di Maio.

E non è questo un passaggio da poco. Se fino a ieri il garante istituzionale di Virginia Raggi era Di Maio, da oggi ad avere qualcosa da perdere se a Roma andrà male sarà il combattente Di Battista, primo vero sponsor della Raggi. Da oggi se qualcosa andrà male, con direttorio senza più credibilità e mini direttorio che batte in ritirata, sarà il pasionario pentastellato a doverne rispondere. 

Restano da fare le nomine del capo di gabinetto, del presidente Ama e del direttore generale di Ama. Ricomposti i cocci, definito lo staff, si puo' partire. Con 80 giorni di ritardo e una città in attesa alla fermata del bus. 
 

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