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Giubileo, il piano per recuperare le opere saltate: "Soldi dai ribassi d'asta"

L'assessore Pucci in commissione Trasparenza: "Prevediamo di recuperare 10 milioni di euro per cantieri da decidere insieme ai municipi". La presidente Mennuni: "Un quadro sconfortante, senza programmazione"

Non è il Giubileo del 2000, questo è stato ripetuto come un mantra. Niente opere faranoiche che tradirebbero i dettami di papa Bergoglio, e poi mancano tempi e fondi. Il terremoto Mafia Capitale, il pressing del Governo, l'operazione 'pulizia' della macchina amministrativa. Tutti ostacoli che non hanno aiutato. Insomma, la lista di opere pubbliche per l'accoglienza dei pellegrini, ridotta all'osso, partorita a Ferragosto, a uffici chiusi e senza consultare il territorio, non può certo accontentare tutti. 

Degli 80 interventi stabiliti per la prima delibera, quella del 6 agosto, si è passati a 48 con la ratifica finale. Quasi tutti nel centro storico, dal restyling della stazione Termini alla rimozione dei sampietrini in via Nazionale, con operai a lavoro anche h24 se necessario per rientrare nel calendario, e tutti da effettuarsi con i 50 milioni di euro arrivati dalla Cassa Depositi e Prestiti. Risultato? Per qualcuno  "sconfortante" e "senza logica", con "interventi superflui e senza cronoprogramma". E con la città di Roma che "rischia il caos". 

Di ieri una Commissione Trasparenza per il Giubileo, convocata ad hoc per fare luce su spese, cantieri, programmazione. Invitato 'speciale' l'assessore ai Lavori Pubblici, non che delegato per il maxi evento, Maurizio Pucci, chiamato a rispondere alle domande, tante, dei consiglieri. Una su tutte: perché quella lista e non un'altra. 

"Vogliamo capire per quale ragione sono state confermate opere come il rifacimento di carreggiate e marciapiedi del Lungotevere spesso non necessarie" incalza la presidente di commissione, Lavinia Mennuni, mostrando foto di selciati da rifare ma già quasi perfetti, scorrendo l'elenco di interventi in delibera, e puntando il dito, insieme all'ex assessore della giunta Alemanno, Fabrizio Ghera, contro (esempio) i 940 mila euro per la riqualificazione di un Lungotevere Mellini a Prati, contro i 920 per via IV Novembre e Largo Magnanapoli, o contro i 700 per via del Banco di Santo Spirito. 

Tutte cifre eccessive per lavori "non certo prioritari", se pensiamo "a via Cicerone dove i cittadini mi segnalano da tempo buche enormi con topi che escono fuori, via Gregorio VII, dove la strada si allaga completamente con appena due gocce di pioggia, via Andrea Doria". Una lista 'alternativa' di opere segnalate dallo stesso presidente della commissione Trasparenza del I municipio, Lorenzo Santonicito, che ha lamentato la scarsa se non nulla comunicazione con l'ente di prossimità sul piano di interventi da attuare. 

Una mancanza che Pucci non prova a negare. "Il tempo purtroppo è stato quello che è stato e lo sappiamo tutti, con la presidente del municipio, Sabrina Alfonsi, ho parlato spesso, ma non c'è stato modo di consultare tutti gli organi di governo municipale, come normalmente accade. La ragione è ovvia. Abbiamo fatto delle scelte rapide ma strategiche, legate a precisi studi su flussi e affluenza dei pellegrini". Detto ciò, è allo studio una strada per sopperire alle scarse finanze, e provare a recuperare fondi per le opere rimaste fuori: i risparmi di spesa sull'abbassamento del prezzo della base d'asta. 

"Sui 35 milioni previsti per il nostro dipartimento e per il verde ci aspettiamo un ribasso che si attesta tra il 25 e il 35% - spiega l'assessore - e questo dovrebbe portare a un risparmio di circa 10 milioni di euro". Un 'bottino' da spartire tra nuove opere, stavolta "da decidere con i municipi". 

Un'opzione che ha già sollevato l'ira dei sindacati. Così Feneal Uil Roma, Filca Cisl Roma, Fillea Cgil Roma e Lazio in nota: "Dopo quanto emerso dall'inchiesta Mafia Capitale com'è possibile leggere le dichiarazioni dell'assessorato ai lavori pubblici in cui si lodano i ribassi d'asta come strumento funzionale ad incrementare il numero delle opere realizzabili?".

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