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Scommesse, slot e bingo: il lockdown dura da oltre 200 giorni. La protesta: "Il lavoro non è un gioco"

La manifestazione a piazza del Popolo, in tutta Italia a rischio 150mila posti di lavoro: "Danno erariale da 5 miliardi solo nel 2020. Rispettiamo protocolli sicurezza, perchè non possiamo riaprire?"

“Il lavoro non è un gioco”. E’ questo lo slogan scelto da titolari, gestori e lavoratori di sale scommesse, bingo e slot che ieri in centinaia hanno manifestato a Piazza del Popolo. Una manifestazione che si è svolta contemporaneamente anche in piazza del Duomo a Milano. In tutta Italia sono circa 150 mila i posti di lavoro a rischio causa la chiusura prolungata delle attività legate al comparto del gioco legale. Oltre 3mila solo a Roma e nel Lazio

Sale scommesse, slot e bingo chiuse per oltre 200 giorni

Nella homepage del sito dell’Associazione Temporanea Imprese Gioco Lecito, nata per “amplificare il grido di aiuto” in un periodo per l’intero settore “emergenziale”, il contatore dei giorni di chiusura delle attività supera i 224. 

“Le misure introdotte dal Governo per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19 hanno determinato la chiusura dei punti di vendita specializzati (sale da gioco, agenzie di scommesse e Bingo), nonché il divieto di raccolta di gioco (mediante apparecchi con vincita in denaro e Scommesse) negli esercizi generalisti (bar e tabacchi) con conseguenti mancati ricavi e perdita di gettito erariale. Tutti gli operatori del settore ed i lavoratori coinvolti - scrive l’associaizone - non possono sopportare ulteriori differimenti della ripresa delle attività di raccolta”.

Titolari e gestori delle sale chiuse rivendicano di aver già adottato tutti i protocolli di protezione e sicurezza come disposto dalle recenti normative e per questo chiedono al Governo di prevedere la riapertura, “nei tempi più rapidi possibili”, delle attività di gioco. “Nelle nostre attività il rischio di contagio è inferiore a quello di bar, ristoranti e servizi di cura della persona, eppure - dicono i manifestanti - non possiamo riaprire”. 

I lavoratori del gioco legale in piazza: "Riaprite le nostre sale"

Il comparto del gioco legale chiede una boccata d’ossigeno. L'appello è unanime: "Vogliamo riaprire in sicurezza, almeno nelle regioni gialle". "Non siamo lavoratori di serie B, non dobbiamo vergognarci del nostro lavoro, difendiamo la nostra dignità , il coro dei tanti manifestanti arrivati a Roma con ogni mezzo. "#Iodicobasta", l'hashtag impresso sui palloncini azzurri, mentre sulle pettorine campeggiavano le scritte rivolte al nuovo esecutivo. "Rispettiamo tutte le regole", "Aprite il gioco legale", "Gioco legale = gioco sicuro", alcuni degli slogan. 

"Danno erariale che solo nel 2020 sfiora i 5 miliardi"

“L’Italia continua a detenere il record europeo di chiusura del settore provocando non solo un danno erariale che sfiora i 5 miliardi di euro nel solo 2020, ma anche il ritorno della piaga del gioco illegale. I lavoratori - dicono le Imprese - rivendicano la dignità di un comparto che rappresenta il presidio più efficace contro il gioco illegale a tutela dello Stato e dei cittadini”. Il timore per molti è quello di non riuscire a riaprire.

La politica in piazza: "Evitiamo che gioco illegale trovi spazio"

Tra la folla di Roma il sostegno bipartisan del mondo politico, dal deputato del Pd, Paolo Lattanzi, a quello di Forza Italia, Giorgio Mulè, e quello di Italia Viva, Ettore Rosato. "Dobbiamo togliere l'ideologia dalle decisioni che sono state assunte in questi mesi e che hanno portato a differenziare la vostra attività rispetto alle altre attività non per il rischio ma per una lettura ideologica. E' ora che insieme alle altre aperture -  ha detto Rosato - ci sia anche la vostra apertura, l'apertura di chi rispetta i protocolli di sicurezza e consente di alimentare le casse dello Stato ed evitare che il gioco illegale trovi spazio". Presente anche Maurizio Gasparri, senatore di FI: "Il pregiudizio verso il gioco legale deve venire meno” - ha detto. “Voi siete un'alternativa alle mafie che ora ringraziano per le chiusure". 

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