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Regione, leghisti assenti in aula e il bilancio passa per un voto: Salvini infuriato, ora i "traditori" rischiano la sospensione

Bagarre tra i leghisti del Lazio. Daniele Giannini e Orlando Tripodi messi alla gogna durante l'ultima seduta del Direttivo regionale, ora potrebbero essere sospesi per sei mesi

Contro di loro sono volati insulti pesanti. E ora in ballo c'è la sospensione dal partito. Daniele Giannini e Orlando Tripodi, due dei tre consiglieri regionali del gruppo Lega del Lazio, rischiano la "cacciata". Assenti in aula per il rendiconto di bilancio, durante la seduta del 25 settembre, avrebbero potuto, almeno sulla carta, mettere in crisi la maggioranza dem di Nicola Zingaretti. Il documento contabile è infatti passato con 19 favorevoli e 18 contrari. Bastava un no per andare in parità. E adesso Matteo Salvini è su tutte le furie. "Ha chiesto la testa di entrambi" raccontano i ben informati, presenti all'ultimo Direttivo regionale della Lega del 30 settembre, una sessione dai toni infuocati, con i due apostrofati come "traditori", in una resa dei conti che li ha quasi messi alla porta. 

E se Tripodi si è giustificato adducendo motivi personali urgenti, scusandosi e dicendosi poi disposto a rimettere la carica di capogruppo, da Giannini non sarebbero arrivate giustificazioni di sorta. Assente anche al momento del voto alla deliberazione in Ufficio di presidenza, nella riunione che lo ha messo alla gogna non ha proferito parola o quasi, bersaglio di attacchi al veleno di tutti i presenti, in primis deputati e senatori. Ora sui due consiglieri (la terza, Laura Corrotti, ha partecipato alla votazione) il partito si riserverà di decidere per un'eventuale sospensione, a tempo, di sei mesi. 

Un segnale da lanciare su un fronte che oggi più che mai dev'essere compatto e allineato. La ragione di tanta rabbia è intuibile: l'ultima cosa di cui ha bisogno un Salvini all'opposizione, che proprio su Roma e Lazio sta scaldando i motori, è un fronte fuori controllo, dove a sorpresa l'attacco a Zingaretti possa risultare indebolito, anche solo di facciata, da mosse imprevedibili. Che non si parli insomma di "assenze strategiche" e di "accordicchi" con la maggioranza. Come già i nemici hanno prontamente tenuto a sottolineare. 

"Zingaretti incassa il regalino, più propriamente detto 'legalino', e porta a casa il Rendiconto finanziario 2018. Come? Con l'appoggio (determinante) della Lega del Lazio" dichiara in una nota Enrico Cavallari. Consigliere del gruppo Misto uscito dalla Lega a maggio 2018, due mesi dopo l'insediamento di Zingaretti alla Pisana, e allora accusato di tradimento dagli ex compagni di partito, oggi approfitta della burrasca per togliersi il sassolino dalla scarpa. "Ma Matteo Salvini, che vuole mandare a casa la Raggi e Zingaretti, sa di avere tra le mura domestiche chi usa espedienti, e fa accordicchi sottobanco con il nemico Nicola, pur di rimanere incollato alla poltrona? L'altarino è scoperto: c'è chi predica bene e razzola male"

Di entrambi i consiglieri, contatti telefonicamente da RomaToday per fornire la loro versione dei fatti, risponde Daniele Giannini. Riportiamo integralmente la replica: "Non c'è stata nessuna lite, probabilmente qualche nemico della Lega alimenta voci per screditare il partito. Anche oggi eravamo infatti tutti uniti e compatti in piazza del Campidoglio per manifestare contro la Raggi. Riguardo all'assenza mia e del capogruppo Tripodi abbiamo chiarito con i vertici del Partito i motivi e siamo stati sollecitati a continuare con sempre maggior impegno il lavoro di opposizione a Zingaretti e così faremo"

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