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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Kobanè chiama Roma per ripartire: "L'80% degli edifici è stato distrutto"

Il capogruppo di Sel in Campidoglio Gianluca Peciola ha partecipato in qualità di delegato del sindaco Marino a un convegno per la ricostruzione della città assediata per mesi dall'Isis

C'è anche Roma tra le città che hanno partecipato al convegno per la ricostruzione di Kobanè, la città curda assediata per mesi dall'Isis al confine con la Turchia. A rappresentare il sindaco Ignazio Marino e l'amministrazione capitolina il capogruppo di Sel in Campidoglio Gianluca Peciola che ha partecipato in qualità di delegato insieme a Claudio Marotta assessore alle Politiche culturali del Municipio VIII e Amedeo Ciaccheri, consigliere del Municipio VIII presso l'evento che si è tenuto il 2 e 3 maggio presso il Comune di Amed (Diyarbakir), città del Kurdistan turco. L'invito al convegno è stato inviato in seguito all'approvazione in Assemblea capitolina della mozione, presentata dal Gruppo Sel, con cui Roma Capitale avvierà le procedure per l’istituzione di un gemellaggio con la città di Kobanè.

"Nella città di Kobanè la distruzione ha toccato quasi l'80% delle case e degli edifici pubblici" ha spiegato Peciola al termine del convegno. "Soltanto nel quartiere di Botan i danni sono stati enormi in termini sanitari e di distruzione di case, ospedali e infrastrutture. Kobanè si compone di 13 quartieri, 7 di questi sono stati completamente distrutti, altri solo parzialmente". A parlare sono i numeri: "Nel solo quartiere di Botan vi erano 1661 case: ne sono cadute sotto gli attacchi 1539, di queste soltanto 122 si possono ancora ristrutturare. Nessuna casa è invece rimasta illesa. Nello stesso quartiere, dei 552 negozi e attività andati distrutti, 162 sono quelli che si possono recuperare. Mentre delle 25 scuole presenti, 14 sono state abbattute". Continua Peciola: "Quando è cominciato l'assedio l'Isis ha tagliato corrente e acqua. Ancora non c'è corrente in questo momento e la rete dell'acqua potabile è completamente distrutta per il 20%. Anche molte strade risultano danneggiate".

Continua Peciola: "Il terrorismo dell'Isis non si è limitato alle fasi dell'assedio e dei combattimenti, ha lasciato diverse mine negli appartamenti che continuano a causare morti e feriti. Hanno lasciato trappole esplosive nelle case. C'è anche, quindi, tutto il tema della rimozione delle mine antiuomo da risolvere". Ecco quindi l'appello del capogruppo di Sel: "La situazione a Kobanè è davvero drammatica, serve uno sforzo e una mobilitazione di carattere internazionale, ricostruire Kobanè significa dare un messaggio di speranza a tutta l'area, la possibilità di un'alternativa democratica laica e progressista. In questa area l'Isis e le altre dittature infondono un modello di società basato sulla negazione dell'idea di democrazia e dello Stato di Diritto. E' un messaggio che va oltre la ricostruzione in termini fisici e materiali della città di Kobanè".

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