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Politica Torre Maura / Via dei Codirossoni

Ecco il bando di Torre Maura: da un lato la promessa di chiudere i campi, dall'altro i nuovi ghetti per soli rom

Il modello di accoglienza di via Codirossoni ricalca i vecchi centri di raccolta di Alemanno. Un pericoloso passo indietro, rispetto alla linea dell'integrazione, che a Torre Maura ha presentato il conto

Altro che addio ai campi rom grazie al Movimento 5 stelle. In parallelo al piano di chiusura (annunciato ma ancora fermo all'anno zero o quasi) delle baraccopoli bocciate dall'Europa, ecco spuntare nuovi centri di raccolta rom, quelli di alemanniana memoria che si credevano superati. Come campi, ma al chiuso. Via Codirossoni, a Torre Maura, ne è l'esempio. 

La protesta violenta di ieri nel quartiere di Roma est, con i residenti in strada pronti a "cacciare gli zingari", ha messo il Campidoglio con le spalle al muro. E adesso, dopo ore di guerriglia urbana, le famiglie verranno smistate in altri centri del territorio comunale. Un dietrofront improvviso, che da un lato segna certo un fallimento politico-amministrativo: il Comune "dei bandi trasparenti" (quello in questione utilizzava addirittura la piattaforma europea), della fine degli affidamenti diretti, che indietreggia davanti a intimidazioni virulente e cariche d'odio. 

Ma dall'altro, quello stesso passo indietro, svela la natura di un modello di accoglienza che, a ben vedere, non supera il passato. Quasi un milione di euro, 987mila, messi a gara per "il reperimento e la gestione di strutture di accoglienza in favore di persone Rom, sinti e caminanti in condizioni di fragilità sociale". Costo pro capite mensile di circa 450 euro, più di 2mila euro a famiglia, con durata del contratto di 27 mesi, fino al 31 dicembre 2020, per un massimo di 90 ospiti giornalieri. Il tutto rivolto in particolare "a coloro che provengono da sgomberi di insediamenti spontanei". Una struttura per soli rom, alla stregua di quelle di via Amarilli, via Salaria, del Best House Rom, vecchi ricordi pre Mafia Capitale, oggi chiuse. 

"La scelta è quella di aprire costosissimi campi di nuova generazione con fondi comunali" attacca il presidente dell'associazione 21 Luglio Carlo Stasolla. "Il Comune ha fallito. Perchè è un sistema che viola i diritti umani, e la popolazione non lo accetta". Già, l'errore del Campidoglio nella vicenda di via Codirossoni sarebbe a monte, in un modello di accoglienza che non solo, l'esperienza insegna, non raggiunge l'obiettivo integrazione con i soggetti direttamente interessati, ma che rischia contraccolpi negativi sul territorio circostante. Il contrario insomma di percorsi di inclusione sociale senza trasferimenti in massa, fatti di iter calibrati su singole famiglie e individui, con l'accompagnamento e sostentamento sul fronte abitativo e lavorativo. Quelli che i grillini avevano promesso con un piano rom che al momento ha dato pochi frutti e molti fallimenti (la memoria va alla chiusura del Camping River di Roma nord). E che adesso, con il centro di via Codirossoni, gli stessi amministratori sembrano aver disconosciuto. 

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