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Elezioni municipali, Fratelli d'Italia cede il passo alla Lega: nel partito della Meloni crescono i malumori

E' polemica dopo la scelta dei candidati in corsa per la presidenza dei municipi

Nessuno lo avrebbe mai detto fino a un anno fa. Fratelli d'Italia, che a Roma e nel Lazio ha costruito il suo fortino, costretto a cedere il passo agli alleati di coalizione, se è ancora lecito definirli tali. In corsa alle elezioni di VIII e III municipio (si vota il 10 giugno) troviamo Simone Foglio e Francesco Maria Bova, il primo in quota azzurri, il secondo del Carroccio. E i nomi sono arrivati sabato mattina, termine ultimo per la consegna delle liste, dopo una 24 ore al cardiopalma per gli adepti di Giorgia Meloni. 

Un travaglio tra veti e controveti che li ha messi all'angolo, schiacciati da forze politiche che - è il commento circolato in queste ore - "hanno sempre contato meno di noi". Non è servito a molto nemmeno il bluff della corsa in solitaria: per forzare l'accordo il partito ha tentato all'ultimo la carta del "allora andiamo soli", con Francesco Filini, dirigente romano del partito, per il Montesacro e Alessio Scimè, ex capogruppo in VIII, per la Garbatella. Una mossa inutile, che non ha fatto altro che inasprire ulteriormente i rapporti: "Ci siamo messi tutti contro inutilmente - si vocifera ai tavoli dell'accordo - è stata una trattativa gestita malissimo, era chiaro che non l'avremmo spuntata". 

Alla fine gli ex An hanno capitolato, con la sempre più netta convinzione che gli ottimi risultati della Lega alle ultime elezioni (anche su Roma e Lazio) stiano mettendo a serio rischio la tenuta del partito. "Non abbiamo più alcun potere contrattuale" commentano i più catastrofici. Un malcontento che si aggiunge ai dissapori cresciuti post elezioni del 4 marzo, nazionali e regionali. Il successo di Salvini in tutti i municipi della Città eterna, dove ha sfiorato un inedito 11, 12 per cento in aree dove nel 2016 a mala pena toccava il 3, ha messo Fratelli d'Italia con le spalle al muro, minandone la storica presenza sul territorio.

Da qui le accuse pesanti dei consiglieri che da anni lavorano a stretto contatto con i cittadini per consolidare e rafforzare il consenso, dirette ai vertici del partito, rei di non aver fatto abbastanza per contrastare l'ascesa del leader leghista. Si aggiunge oggi l'esclusione dalle candidature municipali, carico da novanta a un clima già rovente. 

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