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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tevere, sulla moria di pesci al lavoro Asl e Arpa. Il WWF dà la colpa ai pesticidi

Già effettuati campioni sulle acque e sulle carcasse dei pesci. Maggini (WWF): "Moria favorita dalle sostanze chimiche usate nelle campagne e trasportate dalle piogge"

La moria di pesci segnalata il 26 agosto non è passata inosservata. Lungo la corrente, in più punti del Tevere, sono state osservate decine di carcasse a pelo d’acqua. Un fenomeno che già si era verificato un paio di volte nel corso del 2020.

Il campionamento di Arpa e Asl

In relazione all’ultimo episodio l’Arpa Lazio ha fatto sapere di aver effettuato, il 26 agosto, un sopralluogo su un'imbarcazione della Polizia di Stato nel tratto settentrionale del fiume (dalla diga di Castel Giubileo fino al Ponte della Musica) “assieme a personale della Polizia di Roma Capitale e della ASL RM1”. L’ispezione ha permesso di individuare pesci morti a partire da Ponte Milvio fino a Ponte Marconi. 

“Sono stati presi campioni di acqua - ha dichiarato Arpa Lazio - successivamente inviati ai nostri laboratori per le attività analitiche, e campioni delle carcasse presi in carico dalla ASL per le verifiche di competenza. I risultati delle analisi ARPA saranno resi disponibile appena possibile”.

I pesticidi usati in campagna

In attesa di sapere quali siano le cause della morte di tanti pesci, c’è chi ha avanzato già delle ipotesi. Il WWF di Roma e Provincia, con il suo presidente Raniero Maggini, ha dichiarato che “la moria di pesci lungo il Tevere é certamente favorita dalle tante sostanze chimiche utilizzate nelle nostre campagne che, con i temporali, vengono portate a valle nei nostri fiumi”. 

La campagna contro i veleni

Nel 2020 le analisi condotte proprio dall’Arpa Lazio evidenziarono la presenza di nicotinoidi, pesticidi molto impiegati nelle colture di mais a nord della Capitale. Ed al riguardo, proprio “per arginare l'uso delle sostanze chimiche in agricoltura - e prevenire fenomeni come quello registrato nella Capitale - è in atto una imponente raccolta firme lanciata dai cittadini europei” ha fatto sapere il WWF.

La portata ridotta del fiume

D'altra parte, l'impatto di questi "veleni" in alcuni momenti dell'anno diventa più drammatico. In particolare “quando la portata del fiume è ridotta a causa della siccità estiva, nell’acqua finiscono sostanze nocive per la salute dei pesci, soprattutto per quelli più grandi” ha ricordato Claudio Sisto, già presidente del gruppo Sommozzatori della Protezione civile. Gli avannotti, infatti, non subiscono le conseguenze dei tanti barbi e cefali adulti che, anche nel 2020, erano stati rinvenuti morti lungo l’asta fluviale. Adesso però occorre attendere gli esiti delle analisi dell'Arpa e dell'Asl Rm1 per capire come fare, in futuro, per evitare l'ennesima strage di pesci nel Tevere.


 

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