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Fiera di Roma, tempi stretti per Raggi. Tar sulla delibera: "30 giorni per decidere"

La nuova amministrazione dovrà decidere se mandare o no il testo della delibera per la valorizzazione dell'area sulla Colombo alla Regione. Il Tar del Lazio ha accolto l'istanza cautelare presentata da Investimenti spa

30 giorni di tempo per dare seguito alla delibera sulla valorizzazione dell'area dell'ex Fiera di Roma sulla Colombo. Si aggiunge un'altra urgenza sulla scrivania della neo-sindaco Virginia Raggi. Il Tar del Lazio ha accolto l'istanza cautelare presentata da Investimenti spa, società che controlla Fiera di Roma, partecipata da Camera di commercio, Regione Lazio e Comune di Roma. Il ricorso era stato presentato per accertare "l'illegittimità del silenzio-inadempimento dell'amministrazione di Roma Capitale" rispetto alla prosecuzione dell'iter della delibera che il Campidoglio dovrebbe mandare alla Regione Lazio. Il Tar ha fissato un'ulteriore Camera di consiglio il 4 ottobre.

Il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca aveva però deciso di non prendere posizione, rinviando la decisione al futuro sindaco. Il Tribunale amministrativo in prima battuta non aveva accolto l'istanza cautelare avanzata da Investimenti spa. Poi però, esaminando i motivi aggiunti portati dalla società, tra cui proprio una lettera inviata dal commissario alla società controllante, ha fissato in 30 giorni il tempo a disposizione della nuova amministrazione per prendere una decisione. E sono proprio le parole dell'ex commissario, protocollate con una nota del Gabinetto del 18 maggio scorso, a essere annullate oggi dalla sezione seconda quater del Tribunale amministrativo di Roma.

Nell'ordinanza i giudici di via Flaminia spiegano infatti che "sussistono apprezzabili ragioni di danno in capo alla società ricorrente", ricordando espressamente "l'evidente stato di crisi" della Fiera di Roma, dimostrato anche dalla procedura di concordato preventivo aperta al Tribunale fallimentare di Roma, oltre alla ristrutturazione del debito che Fiera ha con Unicredit, a cui è legata proprio la vendita dell'ex polo fieristico sulla Cristoforo Colombo. Analizzati i documenti e la situazione, il Tar ravvisa quindi "la necessità che Roma Capitale provveda (entro e non oltre il termine di trenta giorni dalla comunicazione, o notificazione, se anteriore, della presente ordinanza) a pronunciarsi sulle osservazioni ai fini dell'ulteriore corso del procedimento". 

Nella nota del 18 maggio, Tronca aveva spiegato che "sono state compiute tutte le operazioni istruttorie dirette a completare l'iter amministrativo di competenza di questo ente". La delibera è dunque pronta a essere inviata alla Regione. E lo era anche a maggio, ma il commissario aveva deciso di lasciare di lasciare al nuovo sindaco la decisione di inviare o meno la delibera alla Regione, considerando il passaggio un atto politico. "Tuttavia- scriveva Tronca- non si può tacere che sono emersi profili di necessaria valutazione discrezionale e approfondimento che esulano dalla sfera decisionale tipica dell'attuale e provvisoria gestione commissariale dell'ente- si legge- e dunque non si può che rimettere la decisione finale agli organi politici di prossima elezione. Si rassicura- conferma il commissario- che in riferimento al procedimento nessuna ulteriore attività endoprocedimentale debba essere svolta da Roma Capitale, e dunque gli atti sono pronti per essere sottoposti alla valutazione e approvazione della prossima amministrazione capitolina, a cui spetta la titolarità di questa decisione". 

Di fatto, Tronca aveva portato avanti tutto l'iter della delibera, scegliendo però di lasciare la decisione finale agli organi politici. Leggendo le carte, i giudici hanno dato ragione a Investimenti spa, che vedeva nel proseguimento dell'iter un atto amministrativo: "Le censure dedotte dalla parte ricorrente non appaiono del tutto sfornite di fondamento giuridico" dice il Tar "quantomeno con riferimento all'affidamento derivante dall'avvenuta chiusura - attestata nello stesso provvedimento impugnato - dell'attività istruttoria di verifica ed elaborazione delle controdeduzioni in questione". Insomma, Roma Capitale doveva pronunciarsi definitivamente sul testo dopo l'elaborazione delle controdeduzioni presentate dal dipartimento Urbanistica. E deve farlo entro trenta giorni, a prescindere da chi sia a capo dell'amministrazione. 

Questa volta, alla lunga storia della 'valorizzazione' dell'area dell'ex Fiera di Roma dovrebbe essere messa la parola fine. Se ne parla da oltre dieci anni. L'operazione venne avviata da Veltroni, durante il suo mandato fece costruire la nuova Fiera lungo l'autostrada per Fiumicino. L'idea iniziale era quella di ripagare i lavori con la valorizzazione dell'area della vecchia fiera. Il progetto del sindaco dem era quello di trasformare l'area sulla Colombo in una 'Città dei bambini', ma con le elezioni del 2008 l'iter si fermò. Stesso destino per il progetto di Alemanno che non arrivò mai ad approvazione. Marino mise mano al progetto ma, anche lui, non arrivò fino in fondo lasciando tutto nelle mani di Tronca che a sua volta a rimandato la decisione finale al post-elezioni. Sarà Virginia Raggi a mettere fine a questa lunga storia?

Intanto il debito della Fiera verso le banche e i fornitori è cresciuto sempre di più, fino a dover aprire una procedura di concordato preventivo al Tribunale fallimentare e a mettere a punto un piano di rientro con Unicredit (principale creditore di Fiera). Tutte le strategie di salvataggio sono ancorate alla vendita dei padiglioni di via Cristoforo Colombo regolata dalla delibera approvata a luglio scorso dall'Aula Giulio Cesare. La brusca interruzione dell'amministrazione Marino non ha permesso il completamento dell''iter, mentre il commissario Tronca ha deciso di non concluderlo, determinando la necessità per la controllante Investimenti spa prima di fare ricorso al Tar e poi di chiedere - e ottenere - una ulteriore proroga del concordato preventivo. La prossima scadenza fissata dal Tribunale fallimentare è a novembre e a quel punto il testo dovrà essere stato approvato dalla Regione Lazio e poi di nuovo dal Campidoglio per la ratifica finale.

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