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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

I renziani fanno tremare il 'marziano'. E alla festa del Pd è lite tra Bettini e Panecaldo

Sul palco di piazza Farnese con i neo-eurodeputati pronti a volare a Bruxelles mancava il sindaco Marino. Intanto il kingmaker della politica romana non ha digerito il quarto posto nelle preferenze

Una festa di piazza per una vittoria storica. Sul palco il segretario del Pd romano Lionello Cosentino ha presentato i neo-europarlamentari eletti a Bruxelles. Un modo per ringraziare gli elettori. Un modo per fare quadrato attorno a un risultato "che ci rafforza ma ci porta anche delle responsabilità". Attorno al palco quasi tutti i democratici locali a tutti i livelli. Dai deputati agli assessori capitolini. Ci sono tutti. O quasi. Manca il governatore Nicola Zingaretti ma soprattutto manca il sindaco Ignazio Marino che di fronte al grande risultato della 'politica renziana' non potrà fare finta di niente.

Presente, ma poco in linea con l'aria di festa dei suoi colleghi di partito, Goffredo Bettini, il kingmaker del centrosinistra romano fin dai tempi del sindaco Rutelli, colui che ha portato il sindaco Marino ad essere il 'marziano' che ha conquistato il Campidoglio. Il 'pensatore' del centrosinistra romano è risultato quarto nel Lazio in quanto a preferenze, quinto a Roma. Dopo Bonafé e Sassoli, ma soprattutto dopo Gasbarra. Il messaggio sembra chiaro. E non sono pochi a tradurlo in parole: i tempi non sono più gli stessi e l'aria di cambiamento della 'politica renziana', e dei renziani, deve entrare anche nella Capitale e nella politica capitolina.

“Tutti sono stati invitati. Marino è sempre invitato alle nostre iniziative e farà quello che vorrà. Ovviamente, ci fa piacere se c'è”, ha commentato Cosentino a margine della festa di ieri. “Per quanto riguarda il futuro della giunta sono poco interessato alle giostre e agli spostamenti degli assessori”, ha commentato il segretario che nei giorni scorsi però non ha negato che sul tavolo c'è anche il tema del rimpasto. “Quello che conta è mettersi al lavoro per i problemi della città, primo tra tutti i rifiuti".

Sul palco, quasi tutti gli eletti. C'è la 'lady' delle preferenze Simona Bonafé, il già europarlamentare David Sassoli, l'ex presidente provinciale Enrico Gasbarra, Silvia Costa. Goffredo Bettini. La festa. Il 43 per cento del Pd nella 'sua' Roma. E, soprattutto, l'elezione. Elementi che non sembrano essere bastati a calmare una tensione 'post elettorale' suscitata da un'aspettativa visibilmente delusa: i numeri delle preferenze parlano chiaro. Quarto nel Lazio, dietro di quasi 20 mila preferenze a Enrico Gasbarra, quinto a Roma dietro non solo a Gasbarra, che lo ha 'doppiato' di oltre ventimila preferenze, ma anche a Silvia Costa. Goffredo Bettini si aspettava di più. Così a comizio quasi finito scendendo dal palco decide di non lasciare correre con i suoi colleghi di partito. L'episodio lo racconta il Corriere della sera ma viene confermato a RomaToday da diverse voci autorevoli.

Nel mirino ci sono Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza capitolina, e il segretario regionale Fabio Melilli. Evitate strette di mano e convenevoli, volano parole pesanti e spintoni. L'accusa per entrambi è di non aver sostenuto la sua candidatura. “Mancano i vostri voti”. Per l'autorevolezza di 'colonna portante' della politica romana scomoda addirittura Sbardella, ex sindaco di Roma della Dc. “Ho fatto dimettere un politico di quella portata non mi spaventa il confronto con uno come te” deve aver detto a Melilli.

“Sono episodi spiacevoli che lasciano l'amaro in bocca” commenta a Romatoday Fabrizio Panecaldo. “Qualcuno ha voluto giocare un derby (quello tra Bettini e Gasbarra, ndr) che però derby non era. Non bisogna confondere  l'amicizia con la politica: alle elezioni europee appena terminate ho apertamente sostenuto Enrico Gasbarra e Simona Bonafè. Forse c'erano troppe aspettative. Bettini è stato eletto e io sarei contento di questo risultato”.

Bettini però dal sito Romaitalialab smentisce la ricostruzione. “Per quanto riguarda il mio voto personale stiano tutti tranquilli: non solo non sono deluso dal mio voto. Ne sono entusiasta e ringrazio i novanta mila cittadini che mi hanno votato”, scrive. “Qualcuno, sulle cronaca romana del Corriere della Sera, cerca di trasformare uno scambio di battute (siamo tra persone che si conoscono da anni e a volte qualche asprezza è nella normale dialettica politica che in nulla cambia il rapporto di rispetto tra di noi) in una sorta di rissa. Niente di tutto ciò”. Poi continua: “Il mio tono acceso si riferiva allo stillicidio che su temi del tutto esterni alla mia candidatura (serena e propositiva) ho dovuto sopportare in silenzio. Mi riferisco, appunto, agli scenari sugli assetti di Roma, sui quali non ho alcuna voglia di intervenire, né sono intervenuto nel passato, chiedete a Marino. In questo quadro ho detto, che se si vuole aprire una battaglia politica unilaterale e velenosa contro un dirigente come me che ha dimostrato sempre disinteresse e che ha dato un aiuto all’insieme del gruppo dirigente e alle nuove generazioni nel corso di tanti anni di direzione politica, allora si casca male. Perché ho sostenuto ben altre battaglie, prima fra tutte quelle contro Sbardella”.

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