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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Federculture, Rodano: "Solo frasi di circostanza da Ornaghi"

"Parla di cambio di passo, ma l’unico cambio di passo sarebbe quello di ricominciare ad investire"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RomaToday

 “Il ministro Ornaghi ha trovato audace l’affermazione che costituisce il titolo del rapporto annuale presentato in volume da Federculture. E non ce ne stupiamo. L’idea che la cultura possa essere uno degli investimenti su cui puntare per far ripartire il Paese sembra essere lontanissima dalla mente e dal cuore del responsabile del Mibac, e anche di tutto il governo dei professori. Così, di fronte alle cifre che parlano di un settore vitale ma gettato in una crisi profonda dalla verticale riduzione degli investimenti pubblici (oltre il 40% in meno, che ha trascinato con sé la riduzione degli interventi del privato), di fronte ai dati crescenti della disoccupazione intellettuale, di fronte ai rischi crescenti per il nostro patrimonio rilanciati proprio oggi dal CNR, di fronte alla protesta degli operatori del settore (da Cinecittà agli enti di ricerca), il ministro Ornaghi non sa pronunciare altro che parole di circostanza e impegni vaghi. Parla di cambio di passo, ma  l’unico cambio di passo sarebbe quello di ricominciare ad investire. E di questo il ministro non ha fatto parola, neppure per il lontano futuro”. Lo dichiara in una nota Giulia Rodano, responsabile Cultura e Istruzione di Italia dei Valori, che stamane ha preso parte all’incontro di presentazione del rapporto annuale di Federculture.

“Torniamo quindi a chiedere che sia messa all’ordine del giorno e discussa al più presto la mozione parlamentare di indirizzo dell’Italia dei Valori, con cui proponiamo le modalità di reperimento e di utilizzo immediato di risorse pubbliche già disponibili” prosegue Rodano.

“Il governo Monti sembra non credere nella ripresa del Paese, e talvolta sembra non volerla. E’ un peccato, perché ricerche come quella di Federculture mostrano invece quanta vitalità civile e produttiva potremmo innescare partendo dal nostro patrimonio culturale” conclude la responsabile nazionale Cultura dell’IdV.

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