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Varchi e fascia verde, intervista all'assessore Patanè: "Adesso si fa sul serio"

L'assessore capitolino alla mobilità commenta la recente installazione dei varchi che presidieranno la ztl del centro, che a partire da novembre 2023 sarà vietata anche ai diesel euro 4

È bastata la notizia dell’avvio dei lavori per l’installazione dei varchi a presidio della fascia verde, finalizzati a stanare chi circola con veicoli inquinanti, che tra i romani si è scatenato il panico. 

Pur consapevoli che di fatto è proibito da circa 10 anni circolare nella ztl del centro città con veicoli inquinanti, e pur avvisati con una delibera del novembre 2022 del fatto che, a partire da novembre 2023, anche i diesel euro 4 verranno esclusi dalla zona a traffico limitato, la consapevolezza che chi sgarrerà verrà immortalato da telecamere che faranno cadere piogge di multe ha reso il provvedimento anti inquinamento del Campidoglio decisamente più concreto. Con conseguenti allarmi, proteste e richieste al Comune di rivedere il provvedimento.

Ne abbiamo parlato con l’assessore capitolino alla Mobilità, Eugenio Patanè, che con Gualtieri ha lavorato alla redazione della delibera con cui è stata sancita la “strategia anti inquinamento” di Roma Capitale.

Cosa accadrà a Roma dal primo novembre alle auto Euro 4 

Assessore Patanè, in questi giorni moltissimi romani si stanno preoccupando per l’installazione dei varchi a presidio della fascia verde. Molti proprietari di diesel euro 3 ed euro 4 si chiedono come faranno a circolare a partire da novembre.

Ciò che davvero dobbiamo domandarci in questo momento è che area ci stiamo respirando. Gli sforamenti delle sostanze inquinanti ci hanno fruttato due infrazioni europee. Il divieto di accesso alla ztl anello ferroviario per i veicoli più inquinanti è in vigore ormai da 10 anni ed è indicato chiaramente dalla segnaletica. Questo significa che chi vi circola con auto euro 2 o euro 3 diesel lo fa violando le norme. La differenza, oggi, è che stiamo facendo sul serio: abbiamo messo le telecamere, e chi si pone il problema della violazione delle norme lo fa perché sa che non potrà più aggirare il divieto senza pagarne le conseguenze.

La fascia verde è stata ridisegnata per comprendere alcune zone che in precedenza non ne facevano parte. C’è chi sostiene sia una sorta di “strategia punitiva” troppo restrittiva.

I confini della fascia verde sono determinati dalla necessità di rientrare all’interno dei limiti degli inquinanti in un’area individuata sulla base di dati scientifici, e sono praticamente coincidenti con quelli precedenti, sono stati leggermente ampliati. Le zone sono state individuate sulla base dei valori degli inquinanti. La situazione a Roma è ormai fuori controllo da anni, tanto da essere stati condannato due volte. Abbiamo 1 milione e 700mila autovetture in città, troppe rispetto alla reale necessità di spostamento. Queste autovetture, soprattutto quelle più vecchie, restano ferme il 92% del tempo e occupano oltretutto spazio pubblico. In un periodo di transizione come questo l’obiettivo non deve essere trovare il modo di evitare le multe, ma cambiare il modo di vedere e vivere la mobilità.

Cosa rispondere, quindi, a chi chiede come potrà spostarsi a Roma se non può cambiare auto e acquistare un modello meno inquinante?

Il punto è che serve un cambio culturale nel concepire lo spostamento. L’idea deve essere quella di abbandonare la macchina e abbracciare un altro tipo di mobilità, che per noi è l’intermodalità: utilizzare il mezzo privato per percorrere una parte di percorso e poi usare la sharing mobility, il trasporto pubblico, le ciclabili. Il trasporto pubblico in centro storico funziona bene, siamo consapevoli di avere difficoltà in periferia per la costituzione di Roma, ma vero problema è più nella testa e nella cultura che nella quotidianità.

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