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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Roma chiude alle bici: "Il Grab? Non si farà. Bike lanes? Non mi prendo la responsabilità"

L'assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, durante un incontro con le associazioni di ciclisti della Capitale. Un faccia a faccia su istanze storiche per chi va in bici a Roma, sfumato in un nulla di fatto

Senza tutor o controlli a multare i furbetti, le zone 30 sono "palliativi", del Grande Raccordo per le Bici non se ne fa niente perché è progettato male, tuttalpiù ci si dovrà accontentare di qualche nuova striscia pedonale. Senza contare che Roma "non ha un piano mobilità che abbia senso". Che, detto altrimenti, si naviga a vista. Insomma, chi si batte per forme di mobilità sostenibile, ciclisti e pedoni, si metta pure in coda. Le urgenze sono altre, ed è già tanto se si riesce a portare a casa la partita Giubileo. 

E' il quadro fornito dall'assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, durante un incontro con le associazioni di ciclisti della Capitale. Un faccia a faccia su istanze storiche per chi va in bici a Roma, sfumato in un nulla di fatto, come dimostrano i contenuti della conversazione emersi dai diretti interessati. Le parole del senatore dem sono fin troppo chiare: "Capisco il vostro punto di vista ma vi invito a non fare voli pindarici: sulla mobilità privata non potremo mettere le mani, in assenza di un servizio pubblico degno di questo nome". E quanto promesso dall'amministrazione? 

NIENTE GRAB - Il Grab, la rete ciclopedonale di circa 40 chilometri che ha ricevuto il plauso anche del ministro Delrio, sembrerebbe destinato a restare lettera morta. "Qualcuno aveva raccontato che si aprirà a Dicembre: non si aprirà nulla". "Ho dovuto fermare la progettazione". E ancora: "Qualcuno ha progettato un GRAB a tempo. Che passa nei parchi che di notte sono chiusi: il GRAB è questo". 

NIENTE BIKELANES - E i 30 chilometri di bike lanes promesse dal sindaco? Non se ne parla se non sono protette, ma protette costano e quindi se ne faranno poche. "Hanno concepito le piste come se fossero due linee tracciate per terra. Non possiamo fare a Roma delle ciclabili non protette". Sul punto è intransigente, è una questione di sicurezza: "Io la bikeline non ve la faccio. Ve lo dico con molta franchezza. Con me assessore non ci sarà un solo centimetro di ciclabile disegnata in terra [...] Non intendo avere i morti gratis sulle strade". 

Posto che le due ruote viaggiano comunque in strada in assenza di altri percorsi, le associazioni stanno chiedendo che almeno lo possano fare su corsie riservate disegnate a terra, piste ciclabili leggere, anche senza protezione. Sempre meglio che buttarsi a kamikaze tra le macchine che sfrecciano. Ma il muro non si sfonda. 

"Se io realizzo una bikeline e non è protetta dalla cultura che c’è a Roma e in Italia, poi ci sarà un magistrato che viene a cercarmi. E io – ve lo dico con molto affetto – non mi faccio venire a cercare, chiaro? Questo è il punto. Mi devo portare sulla coscienza la gente che viene arrotatata?". I ciclisti ribattono: "La gente viene arrotata perché non c’è niente". Ma il "niente" non ha responsabilità. "Se io faccio una bikeline e poi succede qualcosa - prosegue l'assessore - il magistrato viene a cercare me".

Fin qui la pars destruens, ma "cosa si può fare nel prossimo anno e mezzo"? Chiedono gli interlocutori. "Ciclabili protette, fuori dal contesto GRAB". Quanti chilometri? "Non lo so, non mi sbilancio". E non va meglio sul fronte pedoni e aree a mobilità ridotta.

ZONE 30 SENZA TUTOR - "Sono arrivato e ho trovato i conti a zero. Adesso con il Giubileo un po' di soldi li troviamo per fare delle zone Trenta. Ma non c’è un vero piano. Sono dei palliativi. C’è un titolo, e la segnaletica verticale. Ma in realtà le zone 30 se non le controlli in maniera elettronica non fai". Già, anche i romani se ne sono accorti. In via di Porta San Sebastiano, prima zona 30 in vista dell'Anno Santo ma senza occhio elettronico, le auto passano tranquille in barba ai divieti, con polemiche già partite. 

"C’è una certa ritrosia ad usare gli autovelox" ammette Esposito. "A Roma le competenze non ci sono. I vigili hanno detto chiaramente che se non ci sono 10.000.000 di Euro per gli straordinari loro non lavorano. Io ho chiesto un nucleo di 600 vigili per l’assessorato alla mobilità. Clemente mi ha risposto di mandare la lettera per aprire una trattativa sindacale". 

NIENTE AREE PEDONALI - Per quanto riguarda i pedoni, "si può fare un piano di rifacimento della segnaletica a terra" spiega. "Il minimo sindacale - commentano le associazioni - li possiamo fare gli attraversamenti rialzati?". Risposta: "Non ce ne sono in programma". E anche per le pedonalizzazioni, bandiera politica numero uno della giunta Marino, non va tutto liscio. "Considerate che a Roma adesso ho una pedonalizzazione in corso non mi ricordo il nome della via, dove c’è l’antiterrorismo, mi ha detto il prefetto che la pedonalizzazione crea dei problemi di sicurezza". E ancora "la pedonalizzazione non si può fare, ci vogliono i controlli elettronici". O umani. "Non li ho, fate quello che vi pare, fate la rivolta, io i vigili non li ho".

Una pessima fotografia della mobilità romana, non c'è che dire. Risorse al minimo per l'indispensabile, vedi "far funzionare Atac per il Giubileo". Mentre la città, se paragonata alle capitali sorelle dell'Europa, rimane ferma alla preistoria. 

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