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Il risiko dei rifiuti di Roma: l'Abruzzo dice sì, ma si apre il fronte ciociaro

Lunedì assemblea che si annuncia infuocata. Il sindaco di Cassino: "Pronti a mobilitarci e a manifestare"

Cassonetti vuoti, qualche rifiuto all'esterno e in generale una situazione in netto miglioramento rispetto ad una settimana fa. Impianti però stracolmi e difficoltà che permangono nello smaltimento. Roma un po' meno lercia, ma ancora sull'orlo dell'emergenza. E' questa la fotografia della città dove, fuori dalla campagna elettorale e delle strumentalizzazioni social, la situazione è tutt'altro che drammatica. La foto del maiale a Romanina, rilanciata da Meloni e Salvini, e del cassonetto colmo di rifiuti rappresentano un'eccezione. Gli stessi cassonetti ieri mattina erano puliti. Insomma, come abbiamo sempre scritto, ci sono ritardi nei giri dei compattatori che generano un effetto domino che produce le foto di Roma lercia.

L'emergenza vera è negli impianti, ormai strapieni per il venir meno, da inizio dicembre, della quota dei rifiuti smaltiti in Austria. Stipulato l'accordo con Rida ambiente di Aprilia, acceso il tritovagliatore di Ostia e ricevuto l'ok dall'Abruzzo, i conti dovrebbero tornare. Ad Aprilia saranno trattate 40mila tonnellate di rifiuti all'anno, 100 quelle al giorno di Ostia e 270 al giorno in Abruzzo. Ieri è arrivato l'ok della giunta abruzzese.

"Questa delibera" , spiega il Governatore Luciano D'Alfonso, "assumerà efficacia solo dal momento in cui si conoscerà l'esatto numero dei passaggi sul territorio abruzzese dei mezzi deputati al trasporto in discarica ed al successivo trasferimento dei rifiuti trattati". "Si tratta", aggiunge D'Alfonso, "di una delibera verità, perchè sono chiarite le quantità rispetto alle cifre circolate in questi giorni: si tratta di 39mila tonnellate, aggiuntive rispetto a quelle già conferite dalla città di Roma dal 2014. Verità perchè si chiariscono i tempi: si tratta di un'autorizzazione limitata a 90 giorni. Verità perchè la disponibilità riguarda esclusivamente il trattamento dei rifiuti, e in questo senso è un'operazione di soccorso istituzionale".

Il fronte abruzzese si rasserena quindi, mentre una nuova crisi si potrebbe aprire in Ciociaria. Qui, precisamente negli impianti della Saf di Colfelice, Roma smaltisce 250 tonnellate di rifiuti al giorno. L'assemblea dei sindaci aveva stabilito a luglio che entro il 31 dicembre del 2017 sarebbe arrivato lo stop. Così non è stato e lunedì, in un'assemblea che si annuncia infuocata, i primi cittadini che confluiscono nella società si riuniranno per decidere il da farsi. Le intenzioni non promettono nulla di buono. Il sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro ieri ha annunciato battaglia, puntando il dito contro quello che è il nemico - per motivi però esattamente opposti - dell'amministrazione pentastellata, vale a dire l'assessore all'Ambiente regionale Mauro Buschini. 

D'Alessandro dice chiaramente che "non possiamo permetterci di buttare all’aria quanto si era stabilito nella scorsa assemblea, perché così facendo andremo in primis contro le esigenze e le richiese dalla popolazione. Ricordo, infatti, che nell’assemblea di giugno stabilimmo che dal 31 dicembre 2017, data di scadenza degli ultimi accordi, l’impianto di Colfelice non avrebbe smaltito piú nessun rifiuto che non sia stato prodotto in provincia di Frosinone. Purtroppo, mi spiace constatare che all’01.01.18 che l’ex capo segreteria dell’Assessore all’Ambiente, Buschini, messo alla guida della Saf non ha mantenuto l’impegno permettendo la lavorazione di altro materiale proveniente da Roma. Questa è, ahinoi, la metodologia, di lavoro da parte del Partito Democratico e del centrosinistra che fa tutto tranne tutelare i cittadini del Lazio Meridionale".

Il primo cittadino cassinate annuncia: "Noi siamo pronti a mobilitarci e a manifestare, sicuramente con il sostegno della popolazione, per opporci fattivamente contro chiunque vorrà aprire le porte della Saf ai rifiuti provenienti dalla Capitale. Perché quello che accade a Roma non è un’emergenza vera e propria ma un retaggio della mancata programmazione e di una gestione poco attenta. Come ho già avuto modo di dire la situazione ambientale sul territorio del Lazio Meridionale è severamente compromessa, non sto a qui ad elencare le motivazioni, le conosciamo tutti. E’ da qui che dobbiamo ripartire e scongiurare altri disastri".
 

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