Emergenza rifiuti, Roma senza impianti nè sbocchi. I sindacati attaccano: “Raggi va commissariata”
Ama ha lanciato l'allarme sull'emergenza rifiuti che nel corso di settembre investirà la Capitale con 2mila tonnellate di indifferenziata a settimana che rischiano di rimanere a terra. La Fp Cgil: "Crisi annunciata, nulla è stato fatto"
Da una parte il rallentamento dei conferimenti nella discarica di Albano, dall’altra l’assenza di sbocchi negli impianti di trattamento: sullo sfondo la persistente non autosufficienza della città che, senza impianti nè discarica, è incapace di chiudere sul proprio territorio l’intero ciclo dei rifiuti. Così Roma scivola verso l’ennesima emergenza: da lunedì circa 2mila tonnellate di indifferenziata a settimana rischiano di rimanere in strada.
Rifiuti, l'allarme di Ama: da lunedì 2mila tonnellate restano a terra
A lanciare l’allarme è stata la stessa Ama. Non bastano gli aiuti previsti per fine mese e per l’inizio di ottobre della toscana Cermec o della Sapna di Napoli, autorizzata dal sindaco De Magistris a farsi carico di 150 tonnellate al giorno di rifiuti romani per supportare la Capitale.
“L’ennesima crisi annunciata e ampiamente prevista di un sistema insostenibile e fragile, dovuta in primis alla non autosufficienza della Capitale, che, per dimensioni e popolazione, pesa per il 70 per cento sulla complessiva produzione di rifiuti dell’intera regione” - tuonano Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma e del Lazio, e Giancarlo Cenciarelli, segretario generale della Fp Cgil di Roma e del Lazio.
Rifiuti, Roma senza impianti nè discarica: così le crisi è permanente
I sindacalisti accusano il Comune di “immobilismo”. Ed in effetti negli ultimi anni ben poco è stato fatto sul fronte dei rifiuti a Roma, soprattutto dal punto di vista impiantistico tanto che la Capitale dipende da privati e stabilimenti oltre i confini cittadini e regionali. I siti per il compostaggio previsti a Cesano e Casal Selce sono ancora su carta così come il nuovo e moderno Tmb inserito nel piano industriale di Ama. La riconversione di quello di Rocca Cencia verso la selezione del multimateriale per adesso resta solo un’idea nemmeno troppo apprezzata dai residenti della zona. Gli effetti del deficit impiantistico, in una città da tre anni orfana pure del Tmb Ama Salario (distrutto da un incendio), è sotto gli occhi di tutti. Manca pure il sito per lo smaltimento finale degli scarti: la discarica che Raggi e i suoi, dopo la retromarcia su Monte Carnevale, dicono di volere in provincia. Così Roma è costretta a rivolgersi sempre altrove, in perenne emergenza. La differenziata è ferma al 46%: il M5s la sognava al 70 entro il 2021. Il nuovo obiettivo è il 65% entro il 2024, ma la crescita lenta (+3% negli ultimi cinque anni) non incoraggia.
Un “fallimento” per i sindacati. “Un copione che i cittadini romani conoscono a memoria, e un degrado ambientale e civile che toglie dignità alla capitale e a tutta la regione. Il rischio emergenza sanitaria ha portato questa amministrazione alle soglie del commissariamento, che - sottolineano Di Cola e Cenciarelli - continuiamo a ritenere, nell’immediato, l’unica via possibile per uscire dall’impasse ciclico di un sistema sempre alle soglie del crollo e del conseguente spettro di un disastro ambientale”. I sindacalisti puntano il dito sui mancati investimenti in mezzi e personale, sulla “disastrosa gestione degli appalti sulle utenze non domestiche, costata licenziamenti e pessima gestione del servizio” e sul peggioramento delle condizioni di lavoro sui mezzi vetusti, nelle officine, nei cimiteri.
Le richieste dei sindacati a chi governerà Roma
Da qui la richiesta a chi governerà Roma nel futuro più prossimo. “Solo un piano industriale degno di questo nome, che preveda impianti in grado di portare Roma all’autosufficienza, e il rilancio dell’azienda che vada verso la definizione di una multiutility di portata almeno regionale, potranno dare respiro, in prospettiva, a un sistema così sofferente e strutturalmente critico, ed evitare le sproporzionate ricadute a catena su territori che nel tempo hanno dato risultati migliori in termini di autonomia. Questa è la sfida prioritaria del prossimo futuro: Roma ha il dovere istituzionale e morale di governare questo processo, per chiudere il ciclo e raggiungere sostenibilità e autonomia, oltre che per restituire dignità e tutela ambientale ai cittadini di Roma e delle altre province".