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I pini come i rifiuti: nuova lite tra il M5s e il PD

Il tardivo intervento contro la cocciniglia tartaruga che sta flagellando i pini diventa oggetto di reciproche accuse tra i due livelli istituzionali

“L’emergenza Toumeyella Parvicornis che sta devastando i pini di Roma“ è lo specchio di un’amministrazione che agisce in modo insufficiente, in ritardo e senza un piano organico d’azione”. Roberto Gualtieri non ha dubbi nell’attribuire al Comune le responsabilità dei danni causati dalla cocciniglia tartaruga ai pini romani.

Per il Campidoglio, invece, la diffusione del parassita, arrivato in città nel 2018, è avvenuta con la complicita della “Regione Lazio guidata dal Pd” che, ha sottolineato l’assessora comunale all'Ambiente Laura Fiorini “ha dormito sonni tranquilli per ben tre anni”.

Uno scaricabarile come per i rifiuti

Chi ha dunque ragione, il Comune che addossa le responsabilità alla Regione guidata da Zingaretti o invece il candidato di centrosinistra che punta il dito sul Campidoglio a trazione M5s? Sembra la riproposizione della questione tante volte affrontata per la gestione dei rifiuti capitolini. Per rispondere alla domanda posta sui pini, però, è necessario operare una breve ricostruzione. Andiamo dunque con ordine.

I primi casi di cocciniglia

L’arrivo a Roma della Toumeyella parvicornis, un parassita originario nel Nord America, risale al 2018. In realtà per i primi due anni la sua diffusione è stata piuttosto circoscritta. L’insetto si è limitato a colpire infatti i pini presenti a Castel Fusano ed in alcune aree verdi diffuse tra Mostacciano, Spinaceto e Castel di Decima, nel quadrante sud della Capitale. Ma trattandosi di una specie aliena nella Capitale non ha incontrato predatori naturali. E così, nel volgere di qualche anno, la cocciniglia si è diffusa raggiungendo i Pinus pinea di tutti i quadranti cittadini.

Il via libera per il trattamento adeguato

L’assenza di predatori naturali non è stato l’unico vantaggio di cui la Toumeyella ha beneficiato. Nonostante il campanello d’allarme suonato dagli agronomi, fino al 2021 in Italia non è stato previsto un trattamento specifico per fronteggiare il parassita. Oggi il metodo ritenuto più efficace nel contrastare la cocciniglia è considerato quello dell’endoterapia. Nell’albero si praticano dei fori al cui interno viene iniettato un insetticida, l’abamectina, in grado di uccidere il parassita. Ma questa soluzione è individuata solo attraverso delle circoscritte sperimentazioni. L’istituzione cittadina aspettava infatti la diffusione delle linee guida del servizio fitosanitario regionale. E quest’ultimo, invece, era in attesa del via libera del Ministero dell’Ambiente.

Le responsabilità del proliferare di questo parassita,quindi, vanno individuate a vari livelli. Sicuramente la pandemia non ha aiutato a velocizzare i processi decisionali. Ma il Comune fino a tutto il 2020 non ha sollecitato con la dovuta solerzia le istituzioni superiori. Le commissioni Ambiente convocate sulla materia, finalizzate anche a sollecitare i lavori d’una task force interistituzionale, sono arrivate tardi. Il risultato è che il Servizio Giardini del Comune, nel novembre del 2020, era ancora impegnato nello sperimentare 4 diversi tipi di trattamento su 200 alberi, nella zona di Circo Massimo. Un granello di sabbia nel deserto, se rapportati ai 58mila pini che sono presenti in città.

Processionarie e cocciniglie

L’assenza di linee guida regionali non ha semplificato il compito dei giardinieri capitolini che, al di là delle sperimentazioni ufficiali annunciate a mezzo stampa, hanno trattato qualche centinaio di pini con l’abamectina. Per farlo hanno però dovuto ricorrere ad uno stratagemma. L’abamectina è infatti un rimedio autorizzato contro le processionarie dei pini. Quindi, in limitati casi, gli alberi a cui è stata somministrata ne hanno beneficiato anche per contrastare la cocciniglia.

L'iniziativa della Regione

Le linee guida regionali, per essere approvate, hanno necessitato del via libera del governo, arrivato con il decreto del 12/03/2021. Il provvedimento ha autorizzato, per un limitato periodo di tempo, l’uso dell’Abamectina. Solo a quel punto, la Regione, ha iniziato a prendere l'iniziativa. Prima con lo stanziamento dei 500mila euro che si sono sommati agli altri fondi messi a disposizione dal comune.

Pochi fondi stanziati in ritardo

Ad agosto, lo stesso Zingaretti ha ammesso che “ci siamo mossi tempestivamente, subito dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale sul contrasto della cocciniglia tartaruga per attuare un piano che salvaguardi i pini”. Ma la dichiarazione, che anche in quel caso ha ricevuto una replica del Campidoglio, risale al 5 agosto. Il giorno precedente il Campidoglio aveva messo a disposizione altri 250mila euro ed oggi in tutto ci sono un milione e duecentomila euro per trattare decine di migliaia di pini. I soldi, come il via libera al trattamento da privilegiare (l’endoterapia) sono arrivati tardi. E sono anche pochi. Inutile parlare di meriti, quindi. Nella gestione dei pini di Roma hanno perso tutti.
 

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