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Svendi Roma, il Senato ci riprova e i democratici si spaccano

Tornano i passaggi sulla dismissione di Acea e i licenziamenti nelle municipalizzate. Una parte del Pd presenta contro emendamenti per mediare, un'altra annuncia barricate

A volte ritorna o forse non era mai del tutto scomparso. Parliamo dell'emendamento 'Svendi Roma', riproposto al Senato nell'ambito della discussione sul Salva Roma, il decreto che dovrà essere convertito in legge entro il 28 febbraio, per spostare fondi della gestione commissariale sul disastrato bilancio capitolino. E' sempre Linda Lanzillotta a riportare in aula l'idea della dismissione delle quote di Acea e dell'allentamento del controllo pubblico sulle municipalizzate, senza tralasciare, fra l'altro, la possibilità/obbligo di licenziamenti per rimettere a posto i conti (qui i contenuti della proposta Lanzillotta).

I contenuti dello Svendi Roma erano stati di fatto bocciati a dicembre per la sommossa del Partito Democratico tanto al Senato, quanto alla Camera. Stavolta però qualcosa è cambiato. Già, perché se da un lato i parlamentari democratici alla Camera annunciano nuove barricate, a Palazzo Madama arrivano dei contro emendamenti che mediano le proposte di Scelta Civica, depotenziandone, almeno nelle intenzioni i contenuti. E diverso è anche il momento politico, con il segretario Pd Renzi a caccia di sostegni parlamentari per la riforma elettorale. Il timore è quello di un accordo sottobanco per approvare i provvedimenti cari a Scelta Civica, in cambio dell'appoggio sull'Italicum.

AL SENATO - A firmare l'emendamento sono Giorgio Santini (corrente Renzi), Claudio Broglia (cuperliano) e Francesco Verducci (giovane turco). Il contenuto, come dicevamo è sì depotenziato ma ripropone tanto la dismissione delle quote "delle società quotate in borsa" (con il vincolo del controllo pubblico) quanto "il riequilibrio del personale" di quelle in perdita. Insomma le norme più discusse su Acea e possibilità di licenziare.

I PARLAMENTARI ROMANI - Ad ostacolare il possibile 'inciucio' sono i parlamentari romani che ieri hanno firmato tutti insieme un vero e proprio atto di guerra. A scendere sulle barricate sono Umberto Marroni, Lorenza Bonaccorsi, Micaela Campana, Renzo Carella, Stefano Fassina, Andrea Ferro, Monica Gregori, Fabio Melilli, Michele Meta, Marco Miccoli, Matteo Orfini e Marietta Tidei. Insomma dalemiani, renziani, cuperliani, turchi, ecodem e chi più ne ha, più ne metta, tutti insieme. "Si evitino colpi di mano che mirano a privatizzare l'acqua pubblica e i servizi strategici per la cittadinanza", avvisano. "Gli emendamenti Lanzillotta - Lega infatti lederebbero l'autonomia di Roma Capitale e calpesterebbero il voto referendario di milioni di cittadini e la sentenza della Corte Costituzionale".

I firmatari poi paventano un rallentamento dell' "approvazione definitiva del decreto costringendo il senato ad una terza lettura in tempi ristretti visto la necessità di convertire in legge il decreto entro il 28 febbraio. Alcuni emendamenti presentati in senato sono infatti errati non solo nel metodo ma anche nel merito. Primo perché siamo contrari alla privatizzazione dell'acqua e dei servizi strategici per la cittadinanza come tpl e ciclo dei rifiuti. Secondo perché estendere i vincoli del patto di stabilità alle municipalizzate vorrebbe dire bloccare gli investimenti e rendere di fatto impossibile la manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti più che mai necessaria come dimostrano le emergenze di questi giorni. Terzo perché introdurre la norma sui licenziamenti per "motivi economici" vorrebbe dire ledere i diritti dei lavoratori e aggravare la già pesante situazione economica cittadina".

IN CAMPIDOGLIO - La spaccatura, emersa in tutte le sue sfaccettature ieri, ha di fatto bloccato il 'dimissionamento' della Morgante. Infatti uno degli artefici dell'iniziativa democratica al Senato è il sottosegretario Legnini, vicinissimo al sindaco Marino e dato in pole per succedere proprio alla Morgante. Proprio Legnini però avrebbe prima ispirato i contro emendamenti dem e poi avviato un'opera di moral suasion sulla Lanzillotta, per farla convergere sulle nuove proposte. Un'iniziativa, quella di Legnini, che ha fatto adirare e non poco Marino che anche per questo ieri è stato costretto a ricucire con la Morgante che uscita dalla porta, è di fatto rientrata dal portone.  

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