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Elezioni Comunali Roma 2021

Zingaretti candidato sindaco di Roma: cosa c'è di vero sull'ipotesi che gira dopo le dimissioni da segretario Pd

Da ieri si rincorre la voce di una corsa per il Campidoglio. Il suo staff smentisce, ma l'idea di un progetto alternativo non è da escludere. Intanto Roberto Gualtieri è pronto

"Zingaretti candidato sindaco di Roma? L'ipotesi semplicemente non esiste". È secca la risposta dello staff del presidente della regione Lazio, da ieri segretario dimissionario del Pd. Una risposta che spegne le voci che sono iniziate a circolare non appena pubblicate su facebook le dimissioni. "Stai a vedere che ora si candida a sindaco di Roma", è il refrain circolato in numerose chat dem. Un'ipotesi messa in giro soprattutto dalle correnti più critiche con la linea Zingaretti, ovvero orfiniani e base riformista che vorrebbero "parcheggiare" il segretario in Campidoglio, spiazzate dalla mossa delle dimissioni.

Un'ipotesi circolata nei mesi scorsi e subito spenta dallo stesso governatore ("solo gossip"). Una candidatura rilanciata come spendibile da Patrizia Prestipino, esponente di base riformista, nell'intervista di una settimana fa a RomaToday: "Zingaretti sarebbe un ottimo candidato. A Roma è stimatissimo ed è capace di dialogare con tutti: ricordo che è stato il primo, in regione Lazio, con il patto dello scarpone, a stringere accordi anche con la destra". 

Il quadro del Pd

Le dimissioni di Zingaretti da segretario sono giunte ieri in maniera inaspettata. Una sorta di mossa del cavallo per stanare i detrattori e per far prendere posizione a chi ha scelto la linea attendista. Detrattori tutti annidati nelle correnti degli ex giovani turchi (Orlando e Orfini) e di base riformista (ex renziani rimasti nel Pd). Attendisti invece individuati in area dem (Franceschini). Stanco di fare il bersaglio delle critiche, Zingaretti ha scelto di togliersi dal fuoco che lo stava cuocendo e di dare la parola all'assemblea, convocata per il 13 e 14 marzo. Cosa accadrà? Le dimissioni possono essere respinte e sono in tanti a dire che Zingaretti voglia questo passaggio per una sorta di conta e per mostrare i muscoli, per farsi acclamare, aprendo comunque una fase congressuale lunga con la quale logorare chi vuole la sua poltrona.

Occhi puntati su areadem

L'assemblea può accettare le dimissioni e affidarsi ad un reggente, aprendo una fase congressuale più traumatica e in cui le correnti dovranno immediatamente schierare un candidato. Non è casuale quindi che tutti abbiano chiesto a Zingaretti di ripensarci perché, evidentemente, l'alternativa ancora non è pronta. Dietro le dichiarazioni di facciata però, gli occhi di tutti sono puntati su Franceschini e la sua area. Cosa farà? In tanti se lo chiedono e da lui dipende probabilmente il futuro di Zingaretti, che sia da segretario ex dimissionario (con le dimissioni respinte) o da candidato alla segreteria con l'appoggio della corrente del ministro della cultura. 

Le ricadute su Roma

In tanti hanno notato che la decisione di Zingaretti arriva nel giorno in cui le elezioni sono state ufficialmente rinviate. Con le comunali a giugno e il nodo candidature da sciogliere, il governatore del Lazio non avrebbe azzardato il passo. Lo spazio ulteriore per decidere chi candidare consente manovre politiche più ampie e quella iniziata ieri lo è. A cosa porterà? Qui nasce la ridda di voci che vuole Zingaretti disponibile a candidarsi sindaco di Roma perché in tanti pensano che, soprattutto se le dimissioni saranno accolte, il Campidoglio possa rappresentare un progetto alternativo.

Nei mesi scorsi si è parlato di un sondaggio che ne ha testato la forza. Impossibile inoltre, per gli addetti ai lavori, non notare anche una comunicazione diversa da presidente della regione, molto focalizzata sulle periferie, dove spesso si fa vedere a inaugurazioni anche di cose apparentemente minori come aree giochi o playground (oggi quello di Torre Angela). Un cambio che ha spiazzato gli stessi zingarettiani che, interpellati, per settimane hanno sottolineato come "tutto fosse possibile". Da ieri, sgravato dell'impegno da segretario, quel tutto è possibile è diventato un po' più possibile. Specie per le correnti di minoranza che vorrebbero un impegno in prima linea di Zingaretti per il Campidoglio.

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Elezioni Roma, lavori in corso nel centrosinistra 

Gualtieri sempre la prima scelta

Dallo staff è arrivata la smentita che, secondo quanto abbiamo potuto appurare direttamente, ha compattato le truppe zingarettiane su Gualtieri. L'ex ministro non ha ancora ufficializzato la sua candidatura: "Ci sta pensando", è il ritornello di chi gli è vicino. Dietro la facciata però c'è la certezza del sì. Una candidatura che piace a tutti, alla quale non si può dire di no e che potrebbe far convergere anche i grillini guidati da Giuseppe Conte. L'ultima mossa, l'ufficializzazione di Gualtieri, di una manovra per circondare la Raggi e farla desistere dalla candidatura. Dopo l'ingresso in giunta regionale del M5s, dopo l'arrivo di Giuseppe Conte alla guida del Movimento, dopo gli sfasci nella maggioranza in Campidoglio, il "cavallo di razza" è l'ultimo tassello che manca per far fare un passo indietro alla Raggi e spianare la strada ad una Roma giallorossa.  

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