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Elezioni Comunali Roma 2021

La sindaca Raggi ignorata agli Stati generali: nessuna conferma dai big alla sua ricandidatura

Unico ad applaudirla il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni, da tempo vicino alla galassia del Campidoglio. Mentre Di Maio torna sulla necessità di strutturare alleanze sui territori

Nessuno tra i big "governisti" l'ha difesa, sponsorizzata, o portata a esempio. Virginia Raggi è stata a mala pena nominata durante gli Stati generali del M5s. La kermesse digitale doveva servire a riorganizzare l'assetto del Movimento, a discutere della sua leadership e della sua organizzazione interna, non di candidature ed elezioni territoriali. Ma, si sa, il bis di Raggi alle comunali 2021 divide da tempo i pentastellati e l'evento poteva essere l'occasione perfetta anche per offrire chiarimenti su un pieno sostegno alla prima cittadina. Che invece non sembra essere arrivato. 

Fra i 30 super delegati votati su Rousseau per intervenire all'assemblea generale di domenica, di eletti romani c'era solo il consigliere Paolo Ferrara, che senza sorpresa per nessuno ha citato Raggi osannandone l'operato. Unico altro esponente grillino ad applaudirla è stato il viceministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, da tempo vicino alla galassia del Campidoglio e al capo staff di Raggi Massimo Bugani, non nuovo a endorsement autonomi alla prima cittadina grillina.

"È stata Virginia Raggi a buttare giù con la ruspa le casa dei Casamonica - ha ricordato - non quel fenomeno con la felpa (Matteo Salvini, ndr). Virginia Raggi va difesa. Ora più che mai dobbiamo fare quadrato intorno a lei". Nessuno dei big però l'ha seguito sul punto. Nessuna conferma reale è arrivata al Raggi bis. Da Luigi Di Maio a Vito Crimi allo stesso Alessandro Di Battista, che è invece tra i sostenitori della sindaca, non viene nominata nonostante si parli anche di sindaci e del loro ruolo importante nella macchina organizzativa del Movimento. 

Quel sì finale alla sua ricandidatura è ancora rimandato. Mentre lo stesso Di Maio continua a dirsi convinto della necessità di allearsi su modello nazionale con il Partito democratico, anche sui territori. Alleanze "programmatiche", ha ribadito durante il suo intervento finale agli Stati generali, non "strutturali". Un indizio comunque valido del fatto che per Roma il tandem Pd-M5s è tutt'altro che un'ipotesi accantonata. Lo stesso ministro degli Esteri lo ha già detto nelle scorse settimane: "Anche a Roma abbiamo il dovere di costruire una coalizione". Parole alle quali la sindaca aveva replicato, non senza freddezza: "Gli inciuci non interessano ai cittadini". 

Insomma, i Cinque Stelle su Raggi nicchiano dimostrando come il tavolo con il segretario Nicola Zingaretti non sia ancora chiuso. Si cerca ancora un nome condiviso dalle due forze in campo. E, come ripetuto oramai in innumerevoli occasioni dai democratici, non potrà essere quello di Virginia Raggi. D'altra parte la sindaca ha fatto sempre intendere di essere pronta a candidarsi comunque, e sarebbe già a lavoro sulla costruzione di più liste civiche in suo appoggio.

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