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Elezioni Comunali Roma 2021

Quattro anni di Virginia Raggi: ecco il bilancio con cui la sindaca va a caccia del bis

Dai guai giudiziari alle tensioni interne al Movimento, dalle mosse su Atac e rifiuti alla lotta alla criminalità organizzata. Ecco gli snodi chiave di quattro anni di consiliatura

"Hanno vinto i romani. È un momento storico, una svolta". Esordì così Virginia Raggi, dopo lo tsunami elettorale del 2016 che la premiò con il 67% dei voti. Un vero exploit scandito dallo slogan ormai storico "il vento sta cambiando" a sancire la sacra promessa di una rivoluzione, dopo gli scandali di Mafia Capitale e la città diventata emblema di degrado e inefficienza. Oggi Raggi annuncia che ritenterà l'impresa.

Si candiderà ancora una volta sindaco di Roma, per portare a termine, assicura, quanto avviato fino a oggi. Poco, per molti romani che stando ai sondaggi non sembrano inclini a ridarle fiducia con un nuovo voto. Quattro anni tutti in salita per l'avvocatessa grillina di Ottavia alla guida del Campidoglio, segnati da inchieste della magistratura, lotte politiche intestine da tenere a bada, continui cambi nella squadra di governo e difficoltà nell'imprimere una svolta vera ai servizi base, dai rifiuti ai trasporti alle opere pubbliche. Ma vediamo alcuni degli snodi chiave dal 2016 a oggi. 

Dal caos nomine ai guai giudiziari

L'esordio nel primo anno non è stato dei migliori. Dai terremoti in giunta con la valanga di dimissioni di assessori e vertici delle municipalizzate nei primi mesi di insediamento (cinque addii in 24 ore), al caos nomine finito con l'arresto di Raffaele Marra, ex braccio destro di Virginia, per corruzione in concorso con l'immobiliarista Sergio Scarpellini. Un terremoto giudiziario che costrinse al ridimensionamento dell'allora "raggio magico" guidato dallo stesso Marra, a un mezzo commissariamento da parte dell'allora leader del Movimento Luigi Di Maio nonché dallo stesso garante Beppe Grillo. E a un filone d'indagine che portò poi la stessa Raggi al banco degli imputati per falso in atto pubblico. Fu assolta a novembre 2018. 

Una lunga lista di guai giudiziari che hanno causato diversi scossoni alla giunta capitolina. Lo scandalo legato allo stadio della Roma ne minò la stabilità nel 2018, con l'ex presidente Acea Luca Lanzalone, il mr. Wolf del Movimento, (che Raggi poi disse essergli stato imposto dalla Casaleggio) finito ai domiciliari per corruzione. Il maxi processo, lo ricordiamo, vedrà alla sbarra 16 imputati in tre distinti procedimenti. Uno di questi ha coinvolto anche il presidente del Consiglio comunale, consigliere Marcello De Vito, tornato a presiedere l'aula dopo tre mesi di carcere e altrettanti di arresti domiciliari. Insomma, un inizio non semplice fra ostacoli e magagne dentro e fuori dai tribunali quello da sindaca di Roma di Raggi. Che invece proprio sulla lotta alla criminalità e all'illegalità costruirà a partire da circa metà mandato l'intera narrazione del suo operato.

Raggi contro criminalità e neofascisti

"Avanti a testa alta", "non abbassiamo lo sguardo". Sono gli slogan più usati dalla sindaca sui social. Il Comune di Roma contro la criminalità organizzata, contro le pressioni di chi ha interessati privati da difendere, contro i  "furbetti" che aggirano la legge. Uno su tutti l'evento che segna la svolta in questo senso. L'abbattimento di otto villette del clan Casamonica nel quartiere Quadraro. Era novembre 2018. Seicento vigili urbani schierati all'alba, quattro squadre di fabbri, 20 mezzi d'opera per gli abbattimenti. La sindaca è in primissima fila. E da quel momento "avanti a testa alta" viene ripetuto come un mantra contro qualunque ostacolo si frapponga tra lei e la buona riuscita dell'azione amministrativa. È il ritratto della sindaca "sceriffa" che fa rispettare la legge. Tra le battaglie anche quella contro i neofascisti di Casapound. Un lungo braccio di ferro con gli attivisti di estrema destra, con Raggi a chiedere a gran voce lo sgombero della storica sede occupata di via Napoleone III. Lo scorso giugno l'immobile è stato sequestrato. 

Il concordato Atac  

In tutto questo però arrancano i servizi pubblici. Per evitare il fallimento di Atac, azienda del trasporto pubblico locale, a settembre 2017 la giunta Raggi decide di chiedere al tribunale fallimentare l'accesso alla procedura di concordato preventivo in continuità, poi accordato definitivamente nel luglio 2018. "Risianiamo l'azienda e garantiamo che resti pubblica" ha sempre detto Raggi rivendicando la procedura tra i risultati positivi del suo operato. Ancora però, a un anno dalle prossime elezioni, i romani faticano a vedere il cambiamento concreto nella qualità del servizio reso. Tanti i problemi da affrontare in questi anni, dai continui incendi su autobus vecchi di 20 anni, alle inchieste sugli incidenti nelle scale mobili della metro. C'è il Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile), approvato dall'Assemblea capitolina nel 2019, con le sue 130 opere da mettere in piedi. Molte però sono ancora ferme sulla carta. 

La nuova discarica a Malagrotta 

Altra azione chiave tocca il capitolo rifiuti, vero tallone d'Achille della consiliatura M5s. Pochissimi i risultati raggiunti in questi quattro anni. Unica vera mossa firmata Virginia Raggi è la scelta, su pressione della Regione Lazio, di un sito per lo smaltimento dei rifiuti nella Valle Galeria, a pochi metri dall'ex cava di Malagrotta. Siamo a dicembre 2019. La decisione scatena il putiferio di proteste sia tra i cittadini del quadrante che tra i consiglieri M5s. Da Raggi nessun passo indietro, nonostante i pareri negativi dei tecnici capitolini, se non il tentativo di scaricare la responsabilità sulla Regione. 

Lo stadio della Roma

Altra partita delicatissima, lo stadio della Roma. Si entra adesso dopo quattro anni nella fase più delicata dell'iter per il sì al progetto finale dell'opera da realizzare a Tor di Valle. La Giunta capitolina ha approvato due giorni fa le due delibere necessarie e propedeutiche al passaggio in aula previsto per settembre. Qui però il problema è politico. I numeri non sono affatto scontati. Ci sono consiglieri grillini contrari sia al progetto che all'opportunità di votarlo mentre è ancora in corso l'inchiesta per corruzione. Uno strappo rischioso per la tenuta della maggioranza a pochi mesi dalle elezioni. Dopo un anno già segnato dall'esplosione di una lunga serie di tensioni interne.

Tensioni, fratture interne, municipi caduti  

Già, nei quattro anni trascorsi Raggi si è trovata a fare i conti con i continui mal di pancia dei suoi. Un nutrito gruppo di attivisti e consiglieri del Movimento ne ha criticato l'operato in più occasioni, chi più chi meno a viso aperto. In particolare le è stato contestato il mancato ascolto della base e dei territori. Un malcontento montato di anno in anno, specialmente nei municipi. Quattro quelli a guida grillina caduti dal 2016 a oggi. L'ultimo il IV con la cacciata all'unanimità della presidente Roberta Della Casa, poi fatta rientrare come delegata dalla stessa Raggi. Mossa che ha acuito frizioni e mal di pancia, portando anche all'addio di pezzi importanti del Movimento romano. Vedi la presidente del VII municipio Monica Lozzi, l'anti Raggi per eccellenza, passata tra le file del neonato movimento di Gianluigi Paragone. 

Insomma, la sindaca ha perso consenso ma non solo tra i romani. La vera emorragia forse è stata interna. A venir meno nel tempo è stato il sostegno e l'appoggio tra i suoi. Uno scenario quello che la attende nel 2021 molto diverso rispetto a quattro anni fa. 

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