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Venerdì, 19 Aprile 2024
Elezioni Comunali Roma 2021

Il Pd dice no a Raggi ma ancora non ha un candidato. I big si tirano indietro e la scelta slitta a dopo le regionali 

Le primarie non sono scontate. Al Nazareno si preferisce puntare sul nome di peso. Enrico Letta e David Sassoli però hanno già declinato l'invito

Il Partito democratico dice no a Raggi. Con il M5s, se il candidato come annunciato sarà l'attuale sindaca, nessuna intesa è immaginabile. Questa in casa dem sembra l'unica certezza. La scelta di Virginia, appoggiata anche dal garante del Movimento Beppe Grillo, ha reso infatti più evidente il vuoto degli avversari politici, ancora a caccia di un candidato papabile per la corsa al Campidoglio. 

"Roma merita di più" ripetono dal Nazareno, escludendo qualunque asse con i Cinque Stelle e Raggi in campo. "Roma merita di più", ma chi? L'idea dei vertici del partito rimane quella di accordarsi nelle segrete stanze su un nome forte, un volto che coniughi esperienza e credibilità, un nome di peso e non certo improvvisato. Da settimane i big che alimentano il toto nomi sono sempre gli stessi.

L'ex premier Enrico Letta, iniziale cavallo di battaglia di Zingaretti che però ha già declinato più volte l'invito, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, anche lui poco incline però a lasciare l'incarico di pregio ricoperto per accollarsi l'impresa di governare la Capitale d'Italia. Nel frullatore dei nomi si fa anche quello della senatrice Monica Cirinnà e del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. 

In alternativa le elezioni primarie, per nulla scontate in realtà. A chiederle una grossa fetta di sinistra legata al mondo civico romano, e i presidenti dei municipi "rossi" che hanno anche sottoscritto una petizione. Sabrina Alfonsi (I municipio), Amedeo Ciaccheri (VIII municipio), Giovanni Caudo (II municipio) nel caso dovrebbero partecipare. In lizza, sempre con i dovuti condizionali, anche l'ex consigliera comunale, oggi in Regione Lazio, Michela Di Biase, moglie del ministro Dario Franceschini, che in un'intervista al Corriere della Sera non esclude una partecipazione in caso di consultazione aperta: "Se si faranno, vedremo...". 

Altra certezza: nulla verrà deciso prima delle elezioni regionali del 20 settembre. Se infatti il Veneto è dato per perso e le Marche stando agli ultimi sondaggi pure, Puglia, Campania e Toscana vanno assolutamente vinte. Se il Pd si confermasse alla guida delle tre regioni, la leadership di Zingaretti ne uscirebbe più forte, con una serie di conseguenze a cascate sia sul Governo, dove potrebbe ricoprire un ruolo da ministro in un possibile rimpasto, ma anche nella partita di Roma, la sua città. In caso di vittoria alle regionali sarebbe legittimato a dare in tutto e per tutto le carte, anche da solo. In caso contrario i giochi sarebbero più complicati. Intanto la campagna elettorale è partita, seppur con anticipo rispetto all'ordinario, e Raggi, scendendo già in campo, ha il vantaggio di giocare in solitaria. 
 

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