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Matteo Scarlino

Direttore responsabile RomaToday

Il partito di Virginia Raggi che perde Roma, ma può riconquistare i grillini di lotta

Sconfitta, ma vincente. L'ormai ex sindaca di Roma è pronta a prendersi la scena a livello nazionale

La migliore del M5s in quest'ultima tornata elettorale, ma anche quella che di fatto ha distrutto l'intero Movimento cinque stelle a Roma. Virginia Raggi, quarta alle elezioni comunali di Roma, può guardare al suo futuro con fiducia: l'aspetta sicuramente un ruolo nazionale. Di più: la sua immagine attuale ha tutto per proiettarla come leader del M5s in competizione con Giuseppe Conte. Il suo consenso è altissimo, ma soprattutto è diventata il simbolo di ciò che il Movimento Cinque stelle voleva essere: mai con gli altri partiti, mai con i poteri forti. Ieri l'ha detto chiaramente nel suo discorso e la promessa di un progetto e di prossime conferenze stampa, sembra aprire le porte ad un futuro da leader di quel M5s di lotta del quale in tanti sentono la mancanza e per il quale sembra esserci terreno fertile

L'immagine di Conte e Di Maio che celebrano la vittoria di Manfredi a Napoli, nello stesso istante in cui lei si leccava le ferite a Roma, è sale sulle ferite dei nostalgici del Movimento che non c'è più, quello che nato per andare contro i partiti e che mai si sarebbe seduto al tavolo con loro. Quel movimento anti casta c'è ancora ed è quanto mai forte ed aspetta un leader che ne sappia raccogliere le pulsioni. Tutti guardavano a Di Battista che però appare sempre l'"uomo sul punto di..." ma non fa mai il passo decisivo. Quel leader può essere oggi Virginia Raggi: ne ha la forza comunicativa (un milione di fan su facebook), ne ha l'immagine (la giovane donna che ha combattuto contro il potere) e ne ha il curriculum non avendo mai neanche chiesto l'appoggio al PD o alla Lega.

La Raggi, insomma, ha vinto anche nella sonante sconfitta che l'ha vista coinvolta. Ha vinto a livello personale, mentre ha perso l'idea di Roma e di Movimento romano che voleva portare avanti.

Infatti tanto più vera è questa forza nazionale della Raggi, tanto più grandi sono le sue responsabilità nella sconfitta di Roma. Ci si starà chiedendo: come può una aspirante leader così forte a livello nazionale perdere così a livello locale? Le risposte sono semplici: ha governato male, nonostante la propaganda fatta sui social e, soprattutto, ha piallato il M5s romano, quello del 2016. In quest'ultimo caso ne avevamo scritto nel pezzo "gazebo triste e solitario": lì dove c'era partecipazione oggi non c'è più niente. Lì dove c'era radicamento sul territorio, oggi si fa fatica a trovare le firme per presentare le liste. Lì dove c'era gente pronta a battersi per il Movimento oggi è rimasta pochissima gente anche solo disposta a partecipare ad un evento elettorale. 

La Raggi ha puntato tutto su di sè, sulla sua immagine, credendo fosse quella la forza che l'avrebbe riportata al successo. Non ha coltivato la squadra, non ha valorizzato i più capaci per paura che, anche solo da lontano, potesse farle ombra, ha isolato le figure che, con delle critiche costruttive, volevano dare una mano a lei e alla città. 

Ha accentrato tutta la comunicazione su di sè. Un assessore chiudeva un progetto? Doveva essere lei a comunicarlo sulla sua pagina facebook, relegando l'assessore a mero orpello dell'operazione. Un municipio raggiungeva un risultato? Doveva arrivare lei a prendersi il merito. Qualcuno si dimostrava all'altezza di parlare in video sui canali nazionali? Sparito, silenziato, epurato. 

Il risultato? Da un lato un'immagine fortissima soprattutto sui social e soprattutto a livello nazionale, ma non romano. Sì, perché sui social si sono magnificati progetti che i romani non hanno mai toccato con mano ogni giorno. Anzi. E qui l'altro risultato: la sfiducia dei romani che le hanno voltato le spalle in maniera massiccia, delusi dalle mancate promesse e dal vento di cambiamento che non ha mai soffiato. 
 

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