Elezioni comunali, a sinistra prove di lista unica. Liberare Roma: "Deve essere una cosa bella"
Appuntamento dei mondi della galassia radicale a Testaccio. Avvistato Luca Bergamo: “Sono qui per ascoltare”
Un centinaio fra militanti, quadri e dirigenti delle formazioni della sinistra si sono dati appuntamento alla Città dell’Altra Economia a Testaccio. Convocati dall’appello degli intellettuali “Roma, Città Aperta”, erano sotto il Monte dei Cocci Sinistra Italiana di Roma, Articolo 1 di Roma, ÈViva, Partito Socialista e una delegazione di Liberare Roma. Avvistati, fra il pubblico, Luca Bergamo, già vicesindaco di Virginia Raggi: “Sono qui per ascoltare”, dice Bergamo a RomaToday: “Andrò qui e altrove. Mi piace informarmi direttamente di quanto accade”.
Altro avvistato è Emiliano Monteverde, assessore alle politiche Sociali della giunta di Sabrina Alfonsi del I Municipio e già candidato alle primarie, prima che il PD del centro storico convergesse su Lorenza Bonaccorsi. Claudia Pratelli, attuale assessore della giunta di Giovanni Caudo a Montesacro, riflette su una sua candidatura al Comune. Il pezzo della CGIL rappresentato da Michele Azzola e dall’esponente della giunta del III Municipio arriva dai funerali di Guglielmo Epifani: per lui anche un ricordo dal microfono.
Obiettivo dell’appuntamento è la valutazione di un percorso sinergico e la costruzione di una lista unitaria delle sinistre al Partito Democratico. Microfono a rotazione, cinque minuti per esponente. L’intervento che aiuta a snodare i termini del problema è quello di Liberare Roma, che parla al microfono con Gianluca Peciola: “Il campo lo stiamo contendendo al Partito Democratico. Come due anni fa, in III e in VIII Municipio, abbiamo battuto il PD, la Lega e il Movimento Cinque Stelle e oggi promuoviamo esperienze diverse, di autogoverno e di mutualismo. Serve una generazione nuova, che prende il meglio dei movimenti di base, della lotta per la casa e del femminismo: la pandemia mette in ginocchio soprattutto i più poveri, chi muore è soprattutto più debole”.
“Noi ci siamo per una sinistra unita, plurale e partecipata”, scandisce Peciola, “ma non può somigliare a quel portato di sconfitta che spesso sembriamo portarci dietro. Non deve somigliare alla sommatoria dei ceti politici. Piuttosto, deve essere simile alla parte più bella di noi”. Il senso è presto svelato: Liberare Roma ha la forza per fare da sola la propria lista al Comune e nei municipi. Se i mondi della sinistra si mettono insieme, competono per un risultato forte, forse oltre il 10%. Tutto dipende dalla capacità di queste sigle di trovare una sinergia.
A valle dell’intervento di Peciola, RomaToday ha interrogato i livelli dirigenti dei partiti presenti. Adriano Labbucci, per Sinistra Italiana: “Noi non pensiamo certo a mettere insieme i ceti politici, qui c’è tanto civismo. E’ importante che questa iniziativa si sia fatta prima delle primarie e non dopo. La domanda è appunto se dopo il 20 giugno c’è il 21”. Sulla stessa linea Piero Latino, Articolo 1: “Qui ci sono gruppi sociali, intellettuali, mondi diversi. Oggi è il primo passo per dare una casa a chi non ce l’ha”. Andrea Silvestrini per il Partito Socialista si dice pronto a rinunciare al simbolo del Garofano: “Noi abbiamo riposizionato il PSI a sinistra e siamo pronti a fare una lista socialista, ecologista e femminista che riparte dal basso e mette al centro, consentitemi, la questione di classe. Facciamo una cosa che non può essere Liberi e Uguali”.
Intanto dal palco le parole d’ordine dei candidati della sinistra. Cristina Grancio: “Partiamo dal lavoro, dalla riforma dell’amministrazione e degli statuti comunali perché sia promossa e rispettata la parità di genere e la rappresentanza femminile a tutti i livelli”. Giovanni Caudo: “La destra fa politica creando paura a partire dalle vulnerabilità, la sinistra si distingue perché pensa che le vulnerabilità siano un valore, che siamo vulnerabili l’uno rispetto all’altro. Non possiamo pensare solo alle questioni economiche, serve anche dare speranza di futuro. La mia risposta alla Roma in competizione permanente è la Roma agricola: a Parigi faticano per trovare terreni come quelli da cui noi siamo circondati”. Stefano Fassina: “Vogliamo portare al governo della città i ceti sfruttati. Radicalità per noi è reinternalizzare le municipalizzate; le categorie che hanno votato Cinque Stelle non sono mica impazzite e i fallimenti della Raggi non rilegittimano noi a tornare quelli di prima. Non si torna indietro”.